La vicenda di Adoiou Abderrahim, il bracciante marocchino che ha salvato una famiglia che rischiava di annegare in un canale, è l'ultima di una serie di storie di coraggio e altruismo. Che hanno come protagonisti cittadini stranieri, arrivati in Italia in cerca di riscatto

Quanti immigrati e quanti clandestini, in particolare, hanno salvato bambini, donne e uomini italiani che rischiavano di annegare. Un filone di storie sorprendenti e poco raccontate, che è giusto ricordare. Iniziando dalla più recente, quella di Adoiou Abderrahim, marocchino di 48 anni, al quale la vita pochi giorni fa ha concesso l'occasione di riscattare l'onore perduto. L'appuntamento col destino è giunto nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, quando l'auto davanti a lui è finita dritta in un canale, tra Borgo Ottomila e San Benedetto dei Marsi, nella piana del Fucino.

Adoiou non ci pensa due volte: si spoglia e si tuffa in acqua, salvando una famiglia di tre persone, fra le quali un bambino di cinque anni. Giunto in Italia nel 1993, era finito nel giro della droga dopo aver perso il suo impiego regolare di saldatore a Lecco, con tanto di condanna a quattro anni e mezzo per spaccio. In più, dopo aver scontato la pena non aveva rispettato il decreto di espulsione, andandosene invece nella Marsica a lavorare in campagna. Ora il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, accogliendo la richiesta del suo avvocato, gli ha concesso un permesso di soggiorno di sei mesi "per motivi umanitari".

Questa sospirata carta venne concessa nel 2006 a un tunisino di 27 anni, Nasser Othman. Tunisino per modo di dire: nato in Italia, vi aveva vissuto ininterrottamente sino a 12 anni. Tempo insufficiente per ottenere la cittadinanza, secondo la legge 91 del 1992. Poi aveva dovuto seguire all'estero il padre, emigrato per lavoro. Ma ecco che torna maggiorenne nel nostro paese e trova un impiego irregolare da manovale a Vasto. Il 19 luglio del 2006 salva, tra gli applausi della gente, tre ragazzi che stavano annegando nelle acque di fronte a Casalbordino. Nonostante il gesto, però, viene perfezionato un decreto di espulsione emesso in precedenza. Esce la notizia su "La Stampa" e l'allora ministro dell'Interno, Giuliano Amato, gli concede in extremis un permesso di soggiorno.

Ci sono anche donne in questa piccola epopea degli invisibili. Come la baby-sitter honduregna Iris Palacios Cruz, anche lei ventisettenne, anche lei clandestina. Il 25 agosto del 2006 all'Argentario salva Letizia, la bambina di 11 anni che le era stata affidata, ma poi è travolta da un'onda gigantesca e il suo corpo viene trovato senza vita in serata dalla Guardia Costiera, a 150 metri dalla riva. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, premiò il gesto con una medaglia d'oro al valor civile, consegnata a sua madre.

Un'altra medaglia d'oro, anche qui alla memoria, fu assegnata dal presidente Carlo Azeglio Ciampi a Cheik Sarr, giovane muratore senegalese che, alla vigilia di Ferragosto del 2004, scorse al largo di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno, un uomo che si agitava chiedendo aiuto. Cheik si butta, lo porta a riva, ma non resiste allo sforzo e muore sulla spiaggia. L'uomo salvato intanto se l'è data a gambe.

A fuggire, ma per ben altre ragioni, sono due giovani immigrati probabilmente clandestini, dopo aver tratto fuori dalle acque del Lago d'Iseo due fratellini, nel settembre del 2006. La loro madre, Anna Carrara, li ringrazia e loro spariscono, per il timore di finire nei guai.

Ignorata dai giornali - perché ridurla a una notizia di una colonna vuol dire ingnorarla - l'impresa di Augustin Affi, un calciatore di 21 anni originario della Costa d'Avorio, capocannoniere del Vecchiazziano, che grazie ai suoi gol centra la promozione in seconda categoria. Il 30 giugno del 2011 è sulla spiaggia di Ravenna, quando si accorge che due bambini di 8 e 11 anni stanno per scomparire tra i flutti. Augustin li trae in salvo, ma poi rimane impantanato in una buca e muore sulla spiaggia, nonostante 45 minuti di respirazione artificiale. Il comune di Forlì paga i funerali e il rimpatrio della salma.

La storia più vecchia è quella di Mohamed Abid, 45 anni, saldatore di origine tunisina, sposato con un'italiana. Il 18 giugno del 2003 si tuffa nel tratto di mare davanti ad Agrigento per riportare a riva una mamma con il suo bimbo di cinque anni. Torna stremato e si sdraia sulla spiaggia. Ma c'è un altro bimbo di cinque anni che scivola dagli scogli e il padre, che non sa nuotare, urla disperato. Mohamed si rialza e si ributta in mare, ma stavolta l'impresa non riesce. Il suo corpo e quello del bambino vengono riportati a riva cadaveri. Con una legge ad hoc, emanata nell'aprile del 2004, i figli dell'eroe verranno assunti dall'amministrazione regionale siciliana. Posti di lavoro pagati con la vita. Riposa in pace, Mohamed.