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Attualità
marzo, 2012

Come va al Giglio due mesi dopo

Il serbatoio è quasi del tutto svuotato e l'acqua attorno alla Concordia è pulita. Ma ancora non si sa come raddrizzare e portare via la nave. Mentre sull'isola continua a a fiorire il 'turismo del disastro' e gli alberghi sono tutti aperti

Nero il mare, nero il cielo: il relitto della Costa Concordia, illuminato dai fari, biancheggia come un set di film catastrofista oltre le rocce del Lazzaretto dove il comandante Schettino si rifugiò nella vergogna. Ma qui, al ristorante Vecchia Pergola, il primo marzo sembra un sabato d'agosto. Colori tropicali: il nero e giallo dei Vigili del fuoco, il blu e arancio della Protezione civile, le mimetiche dell'Esercito. Lì quattro sardi che parlano di cannonau, là i formidabili tecnici subacquei olandesi. Arriva la cronista mora di Sky Tg 24, poi un ragazzo indiano con occhiali da studioso, chi sarà? La vita continua, e ritrovarsi a una tavola illuminata dopo una giornata dura è un modo onesto di sentirsi vivi.

Il Giglio non dimentica il naufragio assurdo del 13 gennaio, quella notte di bolgia dantesca. Su 32 vittime, sette sono ancora disperse, e qualcuna, chissà, in qualche anfratto dello scafo. La Concordia incombe come un monito, la vedi da tutti i punti del porto e di Castello. I gigliesi sperano che entro l'anno se ne andrà. E intanto sono tornati in molti, da Grosseto dove svernavano coi figli a scuola. Per fornire beni e servizi alla macchina dei soccorsi, quasi 500 persone, ancora oggi, due mesi dopo, stabili sull'isola. Bisogna farle mangiare, dormire, muovere, rifornire di energia, motori, medicine. La popolazione isolana, che d'inverno scende a 700, è ricresciuta. D'inverno un solo albergo era aperto, il Bahamas; ora hanno aperto in sei. E i ristoranti, i bar, gli alimentari, la farmacia, i benzinai, i tassisti. Nessuno lo dice, ma il paradosso è questo: il naufragio è, insieme, un dramma e un'opportunità. "Isola del Giglio", digitata su Google, dà 2,8 milioni di risultati. Ne parlano da Washington a Manila.

Nel tardo pomeriggio, al Bahamas, gli isolani hanno incontrato Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, e il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. Il governo li vuole tranquillizzare. I gigliesi una cosa chiedono, per voce di un commerciante barbuto: "Vogliamo che la nave sia portata via intera". Non fatta a pezzi in porto, e portata via a tronconi. L'auspicio è: riparare le tre falle (una emersa, due sommerse), svuotarla, raddrizzarla, rimorchiarla in costa. Gabrielli spiega le opzioni, ma non nasconde: "Il grosso problema è raddrizzarla". Cinque società, "il meglio delle competenze mondiali di settore, dall'Olanda, Italia, Danimarca, Giappone, Usa", hanno presentato l'offerta per la rimozione. Entro metà marzo, così il ministro Clini, le proposte saranno all'esame.

La buona notizia, ripete Gabrielli, è che l'85 per cento del carburante, su quasi 2 mila tonnellate stimate nei 17 serbatoi, è stato estratto senza danni: "La minaccia ambientale è scongiurata". Clini illustra il decreto rotte appena firmato: regole severe per la navigazione in sicurezza nelle zone vulnerabili. Come l'Arcipelago toscano, la Laguna di Venezia. I gigliesi sono preoccupati, ma nessuno sbraita. Ascoltano, pazienti, parlano in bell'italiano. Uno chiama Gabrielli "il buon comandante, e noi la ciurma". Ma un altro: "Siamo stati salvatori, ora vorremmo essere salvati". Che la Concordia sarà raddrizzata e rimorchiata non è ancora una certezza. Un anno di cantiere vorrebbe dire acque sporche, il porto poco agibile ai turisti, la stagione rovinata. Anche se la barcaiola Franca è ottimista: "A noi ci sporca più l'Ombrone" (è il fiume che sfocia sotto Grosseto). "Per fortuna noi c'abbiamo le correnti buone".

Per fortuna. L'Arpat, l'ente regionale di protezione ambientale che tutti i giorni analizza le acque, con risultati molto buoni, ha chiesto a un gigliese di pescare vicino al relitto, per esaminare anche il pesce. A occhio nudo, le acque sono trasparenti: nel porto potresti farci il bagno. Le barriere gialle galleggianti hanno impedito che i detriti arrivassero a terra. Una mattina, con la foschia che qui chiamano il caligo, i gabbiani galleggiano placidi accanto ai pontili. "Buon segno", spiega un marittimo: "Aspettano i gamberetti".

L'isola si è adattata. Col relitto si convive, e non poi così male. Certo, il porto, che d'estate offre 180 posti barca, mentre Campese, dall'altra parte, non ha moli, è militarizzato, in senso buono. Una tendopoli di subacquei e vigili del fuoco. Ai pontili, gommoni e motoscafi di tutti i corpi possibili. Come spiega Juri Pittaluga della Protezione civile, solo i subacquei appartengono a sei corpi diversi: Guardia costiera, Vigili del fuoco, Marina militare, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza. Il comando operativo è della Capitaneria di Grosseto, ammiraglio Ilarione Dell'Anna.

Il sabato mattina abbiamo visto sbarcare i turisti giornalieri. Non solo toscani. I gigliesi non li amano, ma non li sdegnano. Vanno lungo il molo a est, a fotografare il relitto; con compostezza. Ecco una coppia inglese elegante, lui è un ex alto ufficiale dell'Esercito britannico che ha fatto la Scuola di guerra di Civitavecchia, ora vivono tra Londra e Santa Marinella: "Siamo colpiti dall'attività dei soccorritori, e il relitto è una visione emozionante. Ora vorremmo salire al Castello". Altri si recano alle rocce oltre l'hotel Demos, dove la Rai regionale ha uno studio fisso; c'è una bella "photo opportunity", la Concordia coricata col suo fumaiolo giallo, circondata dalle navi cisterna, l'Elba, la Magic Duba, dall'andirivieni dei gommoni. I tecnici in equilibrio sullo scafo sembrano i lillipuziani su Gulliver. Siamo sinceri: la Concordia è un'immagine eccezionale. L'avesse inventata un artista, l'Anish Kapoor del gigantesco "Leviathan" di Parigi, saremmo qui col cuore in pace, e dopo aver pagato il biglietto.

L'isola si è organizzata, l'economia gira come mai d'inverno da cent'anni in qua. Il primo marzo, col ministro Clini in visita, le uniformi, le telecamere, era arduo trovare da dormire. Gli alberghi aperti tireranno dritto fino all'estate. I tassisti Adriano e Andrea lavorano come matti su e giù dal Castello, dove al ristorante La Porta si cena a suon di musica.

In porto, Claudio, dell'osteria La Paloma, ha due pescatori che lo riforniscono tutti i giorni. Nel bar vicino, un'insegna vanta la cattura di una ricciola di 54 chili. "Non ci è piaciuto il catastrofismo delle tv", si lamenta Claudio, che ricorda bene il bivacco l'indomani del naufragio, miriadi di persone scalze, infreddolite, spaventate, e i gigliesi che donavano chi vestiti, chi caffè caldi, chi parole buone. Sul retro della Paloma pranzano i familiari francesi di Michael e Mylène, due ragazzi dispersi. Sono stati adottati dagli abitanti come amici. Con loro ecco il ragazzo indiano di ieri sera: è Kevin Rebello, da quasi due mesi ha lasciato il suo lavoro a Milano, in un istituto di ricerche di mercato, per poter identificare il fratello Russel, di Mumbai, cameriere sulla Costa, mai ritrovato: "I gigliesi sono stati eccezionali", dice. È cattolico, prega tutti i giorni. Sorride spesso.

Nel suo ufficio, il sindaco Sergio Ortelli è preoccupato dell'allarmismo ambientale: "La situazione delle acque è molto buona, il disastro ecologico paventato nei primi giorni, con qualche leggerezza, è scongiurato". Cosa chiede per i gigliesi? "Una forma di rimborso per i danni subiti. Una campagna di comunicazione che ci sostenga anche a riflettori spenti. Una promozione per il rilancio economico dell'isola. E che la Costa, se è una compagnia seria, si porti via la nave intera".

Della Costa, sull'isola, non si parla male; diversamente da Schettino, il cui comportamento è bocciato con parole dure. La farmacista, dottoressa Celli, dalla notte del dramma distribuì medicine gratis per un importo rilevante, certifica: "La Costa mi ha rimborsato tutto con rapidità".

Ora, senza dichiararlo, si spera nella pubblicità che l'evento ha dato all'isola. Andiamo a trovare al Castello Elizabeth Nanni della Pro Loco. È figlia di un'americana, la notte del naufragio confortò tanti disperati parlando inglese: "D'estate ospitiamo 2 mila persone, sicché ci contiamo. Il nostro turismo è internazionale, a Campese abbiamo sub tedeschi e svizzeri anche fuori stagione, vengono gli amanti del trekking, anche francesi e inglesi".

Ci mostra la vecchia casa del violinista Uto Ughi, che il 19 maggio offrirà un concerto. Il 20 il Giglio ospiterà il Maremma Wine and Food Shire, gastronomia e vini, un'occasione per il vitigno autoctono, l'Ansonaco. L'Arcipelago toscano, se va bene, non ne avrà troppi danni.

A Talamone le aziende del Parco della Maremma già si preparano a lanciare un importante progetto di ripopolamento ittico, "Una casa per i pesci". A Orbetello, il sindaco Monica Paffetti si dice fiduciosa per l'estate turistica, "crisi a parte". Una mano, chissà, potrebbe darla il presidente della Camera Gianfranco Fini, che qui ha sempre fatto immersioni.

Al Giglio è esploso il mercato della birra. Grazie alla ventina di olandesi della Smit Salvage, i tecnici subacquei che hanno aspirato il carburante; gli mancano solo il diesel e i lubrificanti della sala macchine. Gli eroi di Rotterdam sono la fortuna del bar Ferraro: ogni sera, imperterriti, si calano dozzine di Tuborg da 66.

Il project controller è un bestione sudafricano con pizzetto biondo, Alistair Pepper: di poche parole, molto cool, un duro. Hanno lavorato su relitti complicati, dice, con mare veramente grosso, in Indonesia, Brasile, Nuova Zelanda. "Siamo abituati a molto peggio", assicura. Contento lui, contenti tutti.

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