Caro direttore,
onestà intellettuale, rispetto per le persone e deontologia professionale vorrebbero che se si scrive su una città e il suo Sindaco, se ne sentisse almeno l'opinione. L'Espresso non ha ritenuto di farlo, e allora dico qui la mia opinione per rispetto e tutela dei lettori dell'Espresso e dei cittadini di Torino andando al merito dei fatti.
Cominciamo dai conti in rosso. L'indebitamento della città di Torino - che non è di 4,5 ma di 3,4 miliardi - è dato da una spesa per investimenti e non da spesa corrente (che a Torino è inferiore alla media nazionale). Nell'arco di dieci anni la Città di Torino ha investito su metropolitana, sistema ferroviario metropolitano, termovalorizzatore, teleriscaldamento, impianti olimpici, valorizzazione delle residenze sabaude e del patrimonio architettonico e urbano.
Ma Torino paga la cecità dell'attuale Patto di stabilità che non distingue tra spesa corrente e spesa per investimenti, con l'esito paradossale di penalizzare chi investe. E' così vera questa stortura che per rimediarvi si è deciso che gli investimenti per Expo 2015 non saranno conteggiati nel Patto. Se lo si fosse fatto per i Giochi Olimpici 2006, Torino sarebbe oggi in una situazione certamente più tranquilla.
E' questa una delle ragioni per cui mi sono battuto – insieme agli altri Sindaci e all'Anci – perché il Patto di stabilità venisse rivisitato. Rivendicazione del tutto coerente con la proposta del Presidente Monti avanzata in sede europea perché il Patto di stabilità e i suoi vincoli vengano flessibilizzati. E registro con soddisfazione che nell'incontro Governo - Anci di qualche giorno fa il Presidente del Consiglio abbia annunciato la volontà di accogliere la richiesta dei Sindaci a partire dal 2013.
Veniamo al bilancio di esercizio 2012 che si chiude in pareggio. Nonostante la città di Torino abbia subito tagli da Stato e Regione per 150 milioni, nel 2012: a) ridurremo il debito di 80 milioni di euro; b) investiremo in nuove opere 204 milioni di euro; c) abbiamo posto in atto una spending review ben prima di quelle più volte annunciate a livello nazionale.
Non solo. Il pareggio di bilancio avviene senza intaccare l'offerta di servizi alla cittadinanza. Non viene tagliato un solo posto nei nidi e nelle scuole materne (Torino, tra le poche città italiane, garantisce un'offerta di servizi per l'infanzia ben oltre i parametri definiti dalla Conferenza di Lisbona); l'assistenza agli anziani e il sostegno alle persone in condizioni di fragilità sono garantiti; l'offerta culturale - di una città che in questi anni è riconosciuta da tutti come una capitale di cultura - non solo non si è ridotta, ma offre e offrirà un numero maggiore di eventi, che già hanno avuto ed avranno ricadute in termini turistici, occupazionali e nell'economia diffusa della città.
Ciò è possibile grazie a due scelte: sul lato della spesa incidendo sul costo del personale e sulla produttività dell'organizzazione interna; sul lato delle entrate ampliando il perimetro delle risorse con un incremento dell'impegno di capitali privati e della società (finanza di progetto per le infrastrutture, impresa sociale nel welfare, mecenatismo civico nella cultura). Tutto ciò in coerenza con l'obiettivo di non ridurre le nostre ambizioni e creare quante più occasioni e opportunità di investimenti in ogni campo, facendo di Torino una città accogliente e attrattiva, condizione essenziale per contrastare la crisi.
Partecipate. Come dovrebbe essere noto, la cessione di quote azionarie delle società partecipate comunali è un obbligo di legge che riguarda tutti i comuni italiani. La Città di Torino, prima e per ora unica fra tutte, ha messo in campo un piano che prevede la dismissione di quote delle sue società: azienda trasporti, raccolta rifiuti, termovalorizzatore, società aeroportuale. Si acquisiranno così 350 milioni di euro con cui ridurre ulteriormente l'indebitamento. Nessuna svendita dei beni di famiglia, ma l'apertura delle società pubbliche al capitale privato, mantenendo in ogni caso alla città quote societarie e ruoli di governance e prevedendo per ogni azienda un piano industriale che renda tali servizi più efficienti e redditivi a vantaggio della collettività.
Imu e Tarsu. Per quanto riguarda queste due imposte, l'articolo racconta davvero ciò che vuole. E non dice che: 1) le aliquote adottate da Torino per l'Imu - che per metà finisce nelle casse dello Stato - sono analoghe a quelle adottate dalle altre principali città italiane; 2) la Tarsu aumenta rispetto all'anno scorso, in virtù semplicemente dell'aumento Istat. E non spiega neppure che l'Imu torinese tutelerà le prime case, i redditi bassi, i contratti di locazione convenzionata, i nuclei familiari più fragili, mentre sulla Tarsu saranno applicate riduzioni dal 20 al 50% per i redditi bassi e per chi è in cassa integrazione, in disoccupazione, in mobilità, in regime di sospensione dal lavoro da almeno 90 giorni.
Quanto alla Fiat, infine, stiamo ai fatti. Nel marzo 2012 l'azienda ha confermato gli investimenti alla ex Bertone e quelli per Mirafiori; prosegue la produzione di Musa e Mito; è stata annunciata quella di due Suv, uno con marchio Fiat (2013), l'altro con marchio Jeep destinato al mercato americano (2014). Quali che siano i programmi di Marchionne, compito di un Sindaco non è fare processi alle intenzioni, ma operare con determinazione perché la Fiat ritenga utile e conveniente restare nella città in cui è stata fondata. E' quel che faccio ogni giorno, augurandomi che agiscano così anche altri.
Certo, realizzare questi obiettivi non è semplice in tempi di crisi economica, di minori risorse pubbliche, di inquietudine sociale. Ci vuole tanta fatica, fortissima determinazione, fiducia nella città. Proprio per questo chi ci mette la faccia ogni giorno spendendo ogni energia, meriterebbe rispetto.
Grazie per l'ospitalità,
Piero Fassino
P.S.
Per ciò che riguarda lo stadio Filadelfia – cosa che sta particolarmente a cuore ai tifosi granata di tutt'Italia – la città di Torino è l'unica che ha previsto a bilancio contributi finanziari. Siamo in attesa di conoscere quali contributi intendono apportare Regione, Figc e Torino Calcio.