Il ministro Balduzzi doveva nominare il nuovo direttore dell'Istituto superiore di sanità «sulla base dell'esperienza di ricerca». Infatti ha scelto un boiardo con zero (zero!) pubblicazioni
25 gennaio 2013
Bernard Kouchner, fondatore di Medici senza frontiere ed ex ministro degli Esteri in Francia, Elio Guzzanti, ex ministro della Sanità, Alberto Ascherio, professore alla Harvard School of Public Health, Bruno Dalla Piccola, direttore scientifico del Bambin Gesù di Roma e Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento Ambiente dell'Istituto superiore di sanità.
Cinque pezzi da novanta messi insieme dal ministro della Salute Renato Balduzzi per valutare 27 scienziati candidati al posto di presidente dell'Istituto superiore di sanità e fornire una rosa di cinque tra i quali scegliere. Lo prevede la legge che però indica anche che il presidente dell'Iss sia selezionato all'interno della comunità scientifica e sia «dotato di alta e riconosciuta professionalità in materia di ricerca e sperimentazione».
Per questo, a caccia di eccellenza e merito, il ministro ha indetto un bando internazionale e ha messo al lavoro la blasonatissima commissione. Ma poi ha scelto Fabrizio Oleari. Direttore generale del ministero della Salute, portato a Roma dall'allora ministro Rosy Bindi dal Friuli dove aveva fatto molto bene, Oleari è un esperto di sanità, un burocrate di quelli che danno dignità alla professione. Una brava persona. Ma certamente non uno scienziato. Perché la misura del valore scientifico è misurabile. Indubitabilmente con due parametri: il numero di pubblicazioni e l'H-index che stima l'impatto dei suoi lavori. Ecco la rosa: Paolo Vineis, 300 pubblicazioni e 60 di H-Index; Stefano Vella, 250 e 45; Giuseppe Ippolito, 138 e 35; Ruggero de Maria, 70 e 30; e Fabrizio Oleari, nessuna pubblicazione e 4 di Index.