Due donne italiane si sposano in Spagna e concepiscono un figlio con la fecondazione assistita. Ma ora, visto che la loro unione non è riconosciuta in Italia, il piccolo è senza documenti. Ecco come il nostro Paese ignora dei diritti già riconosciuti in altre nazioni europee
Due mamme e un bambino di pochi mesi: una famiglia in Spagna, un evento contro l'ordine pubblico in Italia. E' la storia di Manila e Carola, e del piccolo Noah nato a Valencia lo scorso marzo. Ma è anche la storia del nonno di Noah, gravemente malato, che ancora non ha potuto vedere il bambino. Perché il piccolo, nato a Valencia dalle due mamme, non ha i documenti e quindi non può viaggiare né tornare in Italia.
Noah è figlio di Manila di Ancona e Carola di Milano. Le due donne si sono incontrate nella capitale: Manila lavorava in un ufficio e Carola faceva l'assistente di sala in alcuni locali. Si sono innamorate e hanno deciso di andare in Spagna per sposarsi, fare un figlio, vivere la propria vita. “Abbiamo fatto questa scelta per vivere con più tranquillità la nostra condizione – racconta Manila - anche per il bambino, perché potesse godere di un ambiente più accogliente. Qui in Spagna una famiglia come la nostra è accolta non discriminata”.
“Ci eravamo informate prima di partire, ma siamo rimaste molto colpite – conferma Carola – da quanto sia più accogliente per le coppie gay una piccola città come Valencia rispetto ad una capitale internazionale come dovrebbe essere Roma”.
Italiano ma non può avere documentiIl progetto aveva però un imprevisto di cui le due mamme non erano a conoscenza. Per lo
ius sanguinis Noah, benché nato in Spagna, è italiano e deve avere documenti emessi dal nostro paese. Ma in Italia un bambino figlio di due donne non può essere riconosciuto. Noah è stato registrato all'anagrafe di Valencia, come italiano, e per ottenere i documenti di identità, passaporto e codice fiscale, deve essere iscritto all'anagrafe dell'ultimo comune di residenza dei genitori. Cioè Roma.
A luglio la neo-famiglia si è rivolta all'avvocato Mattia Archi. “In Italia la coppia sposata omosessuale non è riconosciuta a nessun livello – spiega il legale – quindi la trascrizione dell'atto di nascita di un bambino figlio di due donne sposate, viene rifiutata per motivi di ordine pubblico”. Il comune di Roma non ha mai risposto in via ufficiale, ma in via ufficiosa ha fatto sapere che la pratica sarà rifiutata. “Quello di Manila e Carola è un caso urgente – spiega l'avvocato Archi – perché devono tornare in Italia per problemi familiari. Senza i documenti che attestino l'identità del bambino non si possono muovere. Di casi simili in Spagna ce ne sono già altri e ce ne saranno sempre di più, come anche in Belgio o in altri paesi dove le coppie gay possono sposarsi e avere figli”.
“Abbiamo conosciuto altre coppie miste italo-spagnole – racconta Carola – che hanno dato al bambino la sola cittadinanza spagnola. Il che comunque comporta problemi in caso la mamma italiana si trovasse in Italia con il figlio. Oppure, quando la madre partoriente è italiana, si registra come madre single”.
Rischio di procedura di infrazione dell’Ue: l’Italia va contro gli interessi del minoreIl caso di Manila e Carola rischia di diventare un boomerang per l'Italia. La Commissione Europea si è interessata al caso. L'Italia potrebbe violare alcune norme fondamentali del diritto comunitario. L'avvocato Archi ha inviato la richiesta di trascrizione dell'atto di nascita al Comune di Roma. Allo stesso tempo ha chiesto un parere alla Procura della Repubblica romana in quanto garante del rispetto delle leggi e della tutela degli incapaci. La documentazione è stata mandata alla Commissaria Europea e al vicepresidente dell'Ue Viviane Reding, “nel suo ruolo di massimo garante e custode della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione e di Commissario Europeo per la Giustizia, i Diritti Fondamentali e la Cittadinanza”.
La richiesta di parere alla Procura di Roma potrebbe essere utilizzata dall'Ue come denuncia formale di infrazione del diritto comunitario.
Quali sono le norme europee che l'Italia infrangerebbe rifiutando la trascrizione dell'atto di nascita di Noah?
“In primo luogo – spiega l'avvocato – il diritto di libertà di movimento e di circolazione del bambino, che, privo di qualsiasi documento di identità, è di fatto confinato a Valencia assieme alle madri. Ciò è legato ai rischi che comporterebbe per due donne viaggiare con un minore senza possibilità di dimostrare di esserne le genitrici. I viaggi in aereo e traghetto sono fuori discussione, visto che all'imbarco dovrebbero mostrare i documenti di identità anche del bambino. Volendo ci sarebbe il treno, ma in caso di accertamenti delle autorità sarebbe difficile spiegare la relazione tra le donne e il piccolo”.
“In secondo luogo – continua l’avvocato Archi – viene negata la libertà di residenza in Italia per gli stessi problemi legati al fatto di non poter dimostrare di essere le genitrici. Le due madri non potrebbero dare o negare il consenso in caso di emergenza medica, non potrebbero iscrivere il bimbo a scuola o all'asilo. E ancora non sarebbe riconosciuto l’affidamento in caso di decesso del partner, così come qualsiasi diritto successorio o il diritto agli alimenti in caso di separazione e o divorzio. Ovviamente, e a maggior ragione, è impensabile viaggiare o risiedere in qualsiasi altro paese europeo”.
Inoltre, essendo il bambino di nazionalità italiana (per ius sanguinis) è cittadino europeo, anche senza il riconoscimento di Roma. In quanto cittadino europeo e minore, nei suoi confronti, le autorità del Belpaese sono obbligate ad applicare l'art. 24 n. 2, della carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea che prevede espressamente e senza eccezioni che: “In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente”.
“Difficilmente – conclude l'avvocato – il rifiuto di trascrizione può essere interpretato come un atto compiuto nell'interesse superiore del minore.”
L'Italia con il rifiuto del riconoscimento di Noah violerebbe anche numerose disposizioni e articoli della Convenzione di New York del 1989 sui diritti del Fanciullo, ratificata da tutti gli stati membri dell'Unione Europea. La cittadinanza e la nazionalità sono considerate diritti fondamentali ed elementi costitutivi dell’identità di un minore. Gli stati che aderiscono alla Convenzione sui diritti del Fanciullo si impegnano a dare protezione al bambino in caso esso sia illegalmente privato di cittadinanza.
“In effetti all'anagrafe spagnola ci hanno spiegato che in casi estremi, quando c'è il rischio di apolidia per un minore, potrebbe venire concessa la cittadinanza spagnola – racconta Manila – La formula però è pensata per paesi in guerra o dove potrebbe essere difficile ottenere un riconoscimento. Ma non se il bambino è di un paese dell'Unione Europea! Questo ci hanno detto che è impossibile”.