Dopo il 2015 che fare di quelle aree? Maroni punta su sport?e calcio. Pisapia su ricerca e ambiente. Per evitare speculazioni

Sarà lo strano duo Erick Thohir-Massimo Moratti la chiave del dopo Expo 2015? Il dopo Expo, sì. Perché i giornali ci aggiornano sul work in progress, i chilometri di cavi, i 900 operai, il 139° Stato partecipante, l’Irlanda, annunciato dal premier Letta. Ma un’Expo riuscita è quella che, mentre nasce, progetta anche il suo futuro: parliamo di 110 ettari, serviti da autostrade, Tav, metrò, di cui 45 destinati a parco tematico, valore 300 milioni.

«Non spetta a me decidere, ma il nuovo stadio mi sembra l’ipotesi più convincente per lanciare e garantire sostenibilità finanziaria alla cittadella dello sport su cui ragionano Comune, Regione e operatori economici», dichiara il commissario Expo Giuseppe Sala, interpellato dall’“Espresso”. La figura centrale della sfida 2015 sostiene che la vocazione sportiva (con altre infrastrutture come una piscina olimpica, un palasport da 10 mila posti) ha senso strategico, nello sviluppo di Milano a nord-ovest. E nuovo stadio, oggi, vuol dire Inter. Perché il Milan di Berlusconi-Galliani dovrebbe ristrutturare San Siro. Questo l’accordo, a meno di sorprese.

[[ge:rep-locali:espresso:285112084]]Erick Thohir versa 250 milioni per il 70 per cento dell’Inter, e s’ignora se sia disposto, con o senza Moratti, a garantirne altri (150? 200?) per un moderno impianto da 50 mila posti ricco di funzioni commerciali e ricreative. Magari ispirato all’Allianz Arena di Monaco, gioiello ammirato dal presidente uscente. La collocazione sarebbe, nell’area Expo, l’angolo verso la porta est, “la testa del pesce” (dalla forma del terreno, testa verso Milano, coda verso la Fiera di Rho). In via informale, Expo spa ha già fatto una “simulazione Inter”.

Lo sport, lo sport, lo sport. È Roberto Maroni, il presidente delle Lombardia, che batte il chiodo con più forza. La cittadella sarebbe la perfetta moneta di scambio con la candidatura di Roma ai Giochi olimpici 2024. Maroni vuole negoziare con il centralista presidente del Coni Malagò (per il quale, dicono i maligni, Viterbo è già estero) con più durezza di quanto non faccia Pisapia. In Regione sono convinti che Thohir presto contatterà il governatore. Il martello maroniano, a monte dei rapporti di forza (la sua Lega non è più egemone in Lombardia), finirà per prevalere?

La giunta Pisapia ha un approccio più flessibile. «Siamo d’accordo con Maroni nell’evitare la classica operazione immobiliare. Puntiamo a una gara internazionale», spiega Lucia De Cesaris, vicesindaco con delega all’Urbanistica: «La cittadella dello sport piace anche al Comune, ma non esclude un progetto integrato con altre vocazioni, intorno al Padiglione Italia e alla Cascina Triulza: ricerca e tecnologia, alimentazione e ambiente, in linea con il tema Expo. Bene gli interventi privati, ma con regia pubblica».

Insomma: tra Maroni e Pisapia la distanza è breve; più breve che tra Alfano e Letta. Se guardiamo agli operatori economici e al territorio, le idee che girano sono differenziate. Intanto ne sono già tramontate tre: il parco agroalimentare previsto dal primo masterplan degli urbanisti Boeri, Burdett e colleghi; il polo esterno Rai; il nuovo Palazzo di Giustizia. Ma la società Arexpo, partecipata da Comune, Regione e Fondazione Fiera, che ha in concessione i terreni fino al 2016, ha raccolto ben 15 proposte d’interesse per lo sviluppo dell’area da soggetti diversi: banche, Camera di Commercio, Assolombarda, Politecnico, economisti, developer. Saranno presentate a Palazzo Reale il 28 novembre. Ce le illustra il coordinatore del comitato di indirizzo, Paolo Galuzzi, urbanista del Politecnico. Quelle più in linea con le attese di Arexpo riguardano la cittadella dello sport, il polo delle smart cities, il quartiere delle ong, formazione e ricerca per la green economy. Dice Galuzzi: «Sì al parco tematico, ma non monotematico. Riteniamo che, nella prospettiva del masterplan e della gara che lanceremo nel 2014, rivolta anche ai grandi fondi internazionali, il mix di alcune funzioni sia più promettente».

Paradosso interessante. Mentre l’opinione pubblica segue con poca passione i progressi verso l’Expo (il luogo è, ad oggi, invisibile; e in città l’unica presenza simbolica è il percorso delle bandiere tra il Castello e San Babila) la gara delle idee è assai vivace. Il gruppo francese Bnp Paribas, con lo studio Metrogramma, esamina più alternative: un polo sportivo; un polo mondiale delle ong, in linea con il tema dell’evento; un polo delle smart cities, concentrazione di società innovative intorno alla sostenibilità ambientale. Assolombarda e KpnQwest Italia suggeriscono di localizzarvi data center per le tecnologie della smart city, e servizi It sul modello cloud computing. Gli economisti dello studio Vitale-Novello propongono un parco della conoscenza, ricerca, formazione, trasferimento tecnologico su ambiente e futuro urbano. Diverso l’approccio dell’Urban Land Institute, centro studi di origine Usa, che si offre di catalizzare l’interesse degli investitori internazionali in un confronto con le best practice di precedenti esperienze non solo europee. Arexpo l’ha già contattato per studiare futuri modelli di gestione.

I più vicini all’indirizzo monotematico di Maroni appaiono, al momento, quelli della fondazione Oltrexpo, due imprenditori lombardi, Corrado e Cesare Manfredini, con passato nell’automobilismo. Parlano testualmente di «cittadella dello sport» impiegando un motto ben noto, “Mens sana in corpore sano”, che suggerisce la vicinanza alle maggioranze politiche che da anni governano la Lombardia.

Ultima questione: le strutture Expo da salvare. Sicuramente Padiglione Italia e Cascina Triulza. Forse la piazza-anfiteatro. Ma, come ricorda Pisapia, la Germania investe 48 milioni, la Cina 50, l’Arabia Saudita 60. I padiglioni nazionali sono una sessantina. E i cosiddetti cluster tematici dell’“energia per la vita” (cacao, caffè, riso, biodiversità...) si annunciano spettacolari. Qualcosa, di cotante meraviglie, sarà pur riciclabile dopo l’evento per garantire un ulteriore richiamo, anche turistico.

Intanto Milano, a dispetto delle Cassandre, è diventata, con l’appoggio di Michael Bloomberg, sindaco uscente di New York, la sede europea del C 40, il network globale dei sindaci impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici. Ci avreste scommesso, solo pochi anni fa?

L'edicola

Voglia di nucleare - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 28 marzo, è disponibile in edicola e in app