Non ha cattedre, non insegna, non pubblica studi. Eppure è l'opinionista del Tg2. Interpellato ogni volta si parli di psiche, dal vizio al calcio, da Sanremo al terremoto, il medico romano considera la terapia farmacologica un pilastro fondamentale. Ma la comunità scientifica avrebbe qualcosa da dire

Chi è Sorrentino, neurologo da tv

Rosario Sorrentino. A molti questo nome non dirà niente, ma per milioni di telespettatori della Rai si tratta invece di un volto conosciuto. Quasi familiare. Lo vedono praticamente ogni settimana, al Tg2, in prima serata. "Neurologo" è indicato sotto il suo nome, quando viene intervistato come esperto per tutto ciò che riguarda la psiche umana, dal vizio della gola allo stress, dallo shock da terremoto alle cause "dell'entusiasmo collettivo per i campionati di calcio". Solo dall'inizio del 2013 il medico romano è intervenuto in prime time ben cinque volte.  Una alla settimana. Nel 2012 le sue apparizioni al telegiornale sono state più di trenta, con alcune sortite anche nell'ambita edizione delle 12:30, seguita da più di tre milioni di italiani.

Sorrentino, autore di due libri, "Panico" e "Rabbia", usciti entrambi per Mondadori, è più noto in Rai però che non sulle testate scientifiche. Non risultano infatti pubblicazioni accademiche a suo nome. Non solo sulle riviste più autorevoli, come Neurology, The Lancet o il New England Journal of Medicine, ma anche su uno strumento come Google Scholar, cha scandaglia anche le fonti più popolari: del neurologo romano non esistono menzioni, se non come firma dei due volumi editi dalla casa editrice di Segrate. Non ha cattedre, come invece hanno scritto diversi giornali nell'indicarne la biografia, né alla Sapienza né altrove: sull'anagrafe docenti del Ministero dell'istruzione non c'è traccia di suoi insegnamenti.

Sul suo sito web personale si definisce fondatore e direttore di Ircap (Istituto di ricerca e cura per gli attacchi di panico), un ente associato alla clinica privata Pio XI di Roma, dove però non sentono parlare di lui da più di due anni: «Sorrentino? Sì, riceveva qui i suoi pazienti, ma è andato via» rispondono dalla segreteria: «Faceva ambulatorio, appoggiandosi alla nostra struttura. Da tempo non sento parlare di lui». Sua, si legge nell'autobiografia, è anche la direzione scientifica dell' "Istituto di Neuroscienze globale", un'ente il cui sito è una pagina bianca coi contatti di Sorrentino, niente più. Il numero di telefono è sempre quello dello studio del medico, al Lido di Ostia.

Insomma, la comunità scientifica col sangue blu, di Sorrentino, non ne sa nulla. Ma non è tutto. Gli interventi del neurologo infatti hanno spesso diviso pazienti e dottori. Convinto sostenitore delle terapie farmacologiche, è diventato famoso per frasi shock contro la psicoterapia. In un'intervista a Il Giornale, ad esempio, per presentare il suo primo libro ("Panico. Una «bugia» del cervello che può rovinarci la vita"), rispondeva alla domanda "Si può guarire dal panico?" con queste parole: «Sì. Lo sottolineo con forza: sì. La terapia farmacologica è il pilastro fondamentale. I principi attivi più usati sono paroxetina, fluoxetina, citalopram e sertralina. Che non producono, al contrario della psicoanalisi, alcuna dipendenza». Poco oltre ribadisce il concetto (non sia mai che il messaggio non sia andato a segno), quando l'intervistatore chiede: "Senza medicine si guarisce?" «Assolutamente no. Davvero non capisco la diffidenza per gli psicofarmaci. Quando noi neurologi li usiamo per combattere il Parkinson e l’Alzheimer, la gente ci applaude. Ma non appena li adoperiamo a bassi dosaggi per altre malattie, scatta la censura».

Il presidente di AltraPsicologia, Felice Damiano Torricelli, aveva provato a spezzare il risalto che il Tg2 continuava a dare alle opinioni di Sorrentino. Nel 2008 indirizzò al direttore del telegiornale una lettera, per chiedere che l'informazione sugli attacchi di panico venisse gestita in modo più equilibrato, visto che un intero servizio di due minuti dedicato al problema aveva messo in luce solamente una possibile cura: le pillole.

«Gli attacchi di panico, secondo la Vostra informazione, si curano solo con i farmaci», scriveva Torricelli: «Informazione errata, fuorviante e secondo noi anche capziosa, in quanto non corrisponde a nessuna evidenza scientifica e clinica rispetto alla cura di questo genere di problematiche». Richiesta che non ha sortito alcun effetto, perché a febbraio dell'anno scorso, dopo aver intervistato una solare Noemi, la cantante, che raccontava di esser riuscita a superare la paura di salire sul palco di Sanremo, il Tg2 ha nuovamente dato voce solo a Sorrentino, ottenendo come risposta: «Il panico è una malattia che necessita di una terapia medica di tipo farmacologico evitiamo lunghe e inutili sedute di psicoterapia che non solo non curano il disagio ma rischiano di cronicizzare la malattia».

Per fortuna la medicina non è un'opinione. La ricerca scientifica serve proprio a dare delle basi oggettive su cui costruire terapie che ogni paziente ha il diritto di scegliere. Il "National Institute for Health and Clinical Excellence", uno dei più autorevoli punti di riferimento per la farmacologia mondiale, scrive, a proposito del disturbo da panico che: «Le opzioni raccomandate per il trattamento con un'evidenza scientifica alla base sono: la terapia psicologica, i farmaci e l'auto muto aiuto, trattamenti risultati tutti efficaci. La scelta fra queste possibilità è una conseguenza del processo di valutazione e di condivisione della decisione col paziente». Più chiaro di così, non si può. Vedremo se quest'anno, nel dopo Sanremo, il Tg2 sceglierà di affrontare le questioni mediche con più completezza, presentando ai suoi milioni di telespettatori anche altre cure alla paura e al panico, oltre a quelle proposte da Rosario Sorrentino.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Criptocrime - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 18 luglio, è disponibile in edicola e in app