Fiamme e ombre coprono il progetto di rilancio del sito di interesse nazionale Napoli, Bagnoli-Coroglio. L'incendio di Città della scienza ha segnato nel profondo un'intera città, ma ha avuto l'effetto di riaprire il grande tema del destino dell'area occidentale di Napoli. Da anni è in corso la riqualificazione ambientale, bocciata dall'ultima relazione della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti che parla di «un quadro desolante della bonifica del sito di Bagnoli-Coroglio». Quelle fiamme hanno incenerito una realtà, tra le poche, realizzate nel progetto faranoico di rispristino di Bagnoli. Un territorio che ha ospitato fabbriche di certezza occupazionale che, negli anni, hanno lasciato solo distese di veleni: dall'Italsider all'Eternit fino alla Cementir.
Sulla bonifica di Bagnoli-Coroglio, per cui sono già stati spesi 33 dei 75 milioni previsti, indaga la Procura di Napoli. Un'inchiesta che punta a disvelare presunte omissioni e illeciti nella riqualificazione ambientale in corso. I progetti di recupero riguardano sia la parte a terra, i suoli, ma anche la linea di costa, la colmata da rimuovere e la bonifica a mare. Su entrambi il parere della commissione parlamentare è negativo. Per la parte a terra, a gestire l'opera di riqualificazione c'è Bagnolifutura, partecipata da Comune, Provincia e Regione. La De Vizia transfer spa, cuore pulsante ad Avellino e sede legale a Torino, esegue la bonifica ed ha sempre sottolineato la correttezza delle procedure e la verifica delle aree consegnate da parte di enti terzi. «Una bonifica», scrive il sito della Bagnolifutura, «completa al 65 per cento».
L'indagine, che coinvolge anche gli enti di controllo, era partita da un'informativa dei carabinieri del Noe del 2009 che evidenziava presunte irregolarià nel trattamento e smaltimento dei rifiuti e l'inefficacia dell'impianto di soil washing che "lava" i terreni con l'asportazione degli inquinanti. Anche la commissione ecomafie, nell'ultima relazione sulla Campania, dello scorso febbraio, ha parlato di interventi di bonifica «in gran parte inattuati» e di insufficiente «terzietà degli organi di controllo». Gli accertamenti della procura puntano anche sulle ditte che hanno lavorato al trasporto dei rifiuti. Basti citare la Ve.ca sud che si è occupata, almeno fino al 2010, del trasporto di materiali pericolosi, anche amianto. Azienda che, nell'inchiesta dei Ros sulla Tav di Firenze viene indicata come «strettamente collegata ad ambienti della criminalità organizzata di tipo camorristico».