Sono giovani, ironici e taglienti. Preti di periferia o di campagna, che usano i social con la loro vera faccia o sotto pseudonimo. Per raccontare la quotidianità, stare vicini alla gente, parlare del Vangelo lontano dagli stereotipi. E per mostrare la Chiesa che non ti aspetti

"Se c'è pure il Papa, perché noi no?" Sono i nuovi preti, quelli che Vangelo in una mano e smartphone nell'altra parlano di Dio e della chiesa anche attraverso Twitter. Sacerdoti fra i 36 e i 40 anni, che con ironia e modernità fanno i preti social.

Don Dino Pirri, assistente ecclesiastico dell'Acr nazionale, cita versetti delle scritture in 140 caratteri raccogliendo i commenti sagaci e a volte sprezzanti degli utenti. Al punto da scrivere un libro insieme a loro. Don Tommaso Scicchitano cura i follower on line col piglio allegro e un po' burbero che usa con i suoi parrocchiani a Cosenza, per non parlare della clinica psichiatrica dove presta servizio come cappellano e l'associazione Libera cui aderisce. Don Cristiano Mauri in Monza e Brianza usa la dialettica con chi lo attacca in pubblico e in privato gli scrive per chiedere un'assoluzione o cos'è lo Spirito santo. Qualcuno si mette pure in viaggio per incontrarlo di persona, il parroco ex ingegnere. Don Din Dan è davvero un prete, nonostante i suoi numerosi follower continuino a scambiarlo per un umorista o uno che fa satira politica, mentre nella sua parrocchia nulla sanno della verve, e della celebrità, del posato parroco che officia lì, da qualche parte in Puglia.

Lontani eppure uniti in una comunità virtuale su Twitter dove umorismo e spiritualità danno vita a un nuovo modo di comunicare con la gente. Il prete diventa uno di loro, un "ministro di Dio" che non teme di mostrarsi per quello che è: un uomo.

Don Dino Pirri è seduto al tavolo in un giardino poco distante dal Vaticano. Come tutti gli assidui sui social network ha l'atteggiamento compulsivo di chi maneggia continuamente lo smartphone. E anche un po' di tensione al tunnel carpale, precisa lui. "Vedi, questa signora è un'attrice un po' ribelle, mi scrive che oggi ha bestemmiato e vuole sapere quante Ave Maria deve recitare. Ma io non posso dare assoluzioni virtuali, né confessare la gente on line. Così rispondo in maniera scherzosa oppure spiego che ci sono delle regole".

Don Tommaso Scicchitano annuisce alle parole di Don Dino con gli occhi verdi e intensi sotto le sopracciglia folte e la pelle abbronzata di chi cammina tanto. Telefonino poggiato sull'altro lato del tavolo, jeans e camicia col colletto bianco. Ogni tanto arriva un cinguettio, lo schermo si illumina e lo sguardo corre a leggere l'aggiornamento di Twitter. Può essere un commento a quella frase che ha scritto prima o una stellina di apprezzamento (@dontommaso: Sì, ho fame di Cristo quanto ho fame di pane, quindi non abbastanza. @mirisan66: esagerato… mettici pure un po' di companatico che non guasta).

Cosa fanno i preti su Twitter? "Scriviamo quel ci passa per la testa: la battuta, il commento al fatto del giorno, la politica, rispondiamo alle domande. E poi, tra un tweet e l'altro, infiliamo un cinguettio di riflessione, ispirato alla parola di Dio. Che non è quella ingessata delle scritture, chiusa in un librone impolverato. Su Twitter diventa viva. Viene letta e condivisa con grande serietà oppure riceve risposte anche irriverenti, ironiche, scettiche" spiega Don Dino.

Questa modalità di condivisione ha ispirato il libro di Don Dino, Cinguettatelo sui tetti, scritto a più mani con un manipolo di personaggi molto seguiti in rete (le chiamano tweet star) @LiaCeli, @MatteoGrandi, @ItsCetty, @LupuUlula, @OssiaLaura, @AleBinni una rilettura del Vangelo di Marco, alla quale ognuno ha contribuito con il suo stile (testo della scrittura: Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento. @LiaCeli: Gesù si spiegava attraverso parabole. Chi ha antenne per intendere, intenda).

Don Tommaso su  Twitter ha due appuntamenti fissi: al mattino un messaggio ispirato alla liturgia quotidiana. Alla sera una preghiera, "donami", che racchiude il senso della giornata. "Mi comporto esattamente come faccio con i miei parrocchiani. La mia normalità è la cosa che stupisce di più chi conosce o immagina preti ingessati. E attira chi da questi preti si era allontanato."

Di tutt'altro spirito la pagina on line di un prete che chiede l'anonimato ma ha un folto numero di seguaci su Twitter. "Non mi sono iscritto per fare proseliti. Anzi, ci ho provato, ma dopo i primi messaggi ho capito che non era quello il modo per incuriosire la gente. Così ho creato il mio alter ego: Don Din Dan".
Lo pseudonimo ricorda il suono delle campane di una chiesa, sullo sfondo una vignetta satirica: "in alto lo spread… è rivolto al Signore?", l'almanacco del mattino recita: "Oggi la Chiesa ricorda il beato Nabir Albar, patrono dei barman egiziani".

"Twitter è come un palcoscenico. Se nessuno ti guarda è come se non avessi detto niente. Il mio menù del giorno? Pensieri sparsi, Vangelo, satira politica, cazzeggio (ehm, si può dire?). Non cito mai direttamente versi del Vangelo come fanno altri. Riesco a trasformare i brani delle scritture in cinguettii che fanno ridere, sorridere e pensare allo stesso tempo. Il messaggio arriva a destinazione quando la gente reagisce. Chi mi segue, all'inizio rimane spiazzato, poi mi dice che non credeva i preti fossero anche dissacratori, come è nel mio stile. Qualcuno si ritiene offeso e non mi segue più, come quando ho scritto "I parroci anziani prima della messa vanno sempre in bagno e a volte non si lavano le mani. Buona comunione a tutti".

Don Cristiano Mauri su Twitter ogni giorno fa una "micromelia", legge più di quanto scrive, gli interessa capire cosa pensa la gente: "La Chiesa parla tanto e ascolta poco, purtroppo. Io mi apro al dialogo, con i credenti ma soprattutto con quelli che non la pensano come me. Anche i più scettici, gli agnostici, gli anticlericali ti rispettano se vedono che non sei bigotto e accetti il confronto".

I follower gli confidano problemi o chiedono una preghiera. A volte anche aiuto economico. Si comincia on line, poi si cerca un contatto telefonico e a volte ci si incontra. È una tendenza che confermano anche gli altri preti: si passa molto spesso dal virtuale al reale, dice don Cristiano: "In un mondo in cui tutti urlano, gli individui hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e non che attenda solo il suo turno per parlare. Il sacerdote non è quello che ti è capitato perché sta nella parrocchia più vicina, ma quello che hai scelto. Cosa importa che sia avvenuto grazie a Twitter? Le affinità umane non sono cose lontane da quanto è scritto nel Vangelo".

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