«È possibile che la crisi economica abbia provocato l'aumento dei reati predatori, come furti e rapine». Parla il sociologo Marzio Barbagli, autore di alcuni degli studi più importanti sulla criminalità in Italia, serviti in passato anche per orientare l'attività del ministero dell'Interno.
Quanto è forte il legame tra recessione e aumento dei reati?
«È difficile dirlo con certezza. Dalla fine degli anni Sessanta al 1992 l'aumento dei reati predatori è stato costante. Per poi diminuire fino
a due anni fa. A partire dal 2011 la curva è di nuovo ascendente,
in tutta Europa».
Quanti reati non vengono denunciati? E perché?
«Lo spirito civico non c'entra nulla. La poca fiducia nelle forze dell'ordine non è l'elemento cruciale. Non è vero che in Emilia Romagna si denunci di più che in Sicilia. Ci sono reati per i quali la mancata denuncia deriva da tutt'altro. La spinta a denunciare varia a seconda del calcolo costi-benefici che le persone derubate fanno. Se penso di non avere la minima speranza di riavere la merce rubata non perderò ore allo sportello denunce. A meno che non abbia subito il furto del portafoglio o dell'auto per cui sono obbligato a sporgere la denuncia».
Migliorare la sicurezza urbana in due mosse: è possibile?
«Uno dei problemi che nessuna forza politica ha mai affrontato è l'efficienza delle forze dell'ordine. C'è una cattiva distribuzione delle risorse, ci sono studi noti al Viminale su questo e sul difficile coordinamento delle forze. È un assoluto tabù di cui nessuno parla. L'altra grande questione ha a che fare con il contrasto all'immigrazione clandestina. Abbiamo un sistema di controlli degli irregolari che è inefficiente e frustrante per chi se ne occupa».