A dirlo, anzi a scriverlo, sono gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità in una relazione che approva di fatto il mega impianto militare di Niscemi. Ma sui rischi a lungo termine non c'è nessuna rassicurazione scientifica
di Giovanni Tizian
18 luglio 2013
Gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità scrivono che il Muos non fa male. La relazione inviata a Governo e Regione approva il sistema di comunicazione satellitare della Marina statunitense in costruzione a Niscemi, in Sicilia. Ne escludono la pericolosità. Nonostante non ci siano dati scientifici certi sugli effetti dell'esposizione ai campi elettromagnetici nel lungo periodo.
E scrivono che è più pericoloso il vicino Petrolchimico di Gela. Per Pentagono, Casa Bianca e Difesa italiana è una vittoria. Ora si aspetta la mossa di Crocetta, che nel marzo scorso aveva bloccato i lavori revocando le autorizzazioni concesse dal suo predecessore.
«Il Muos non fa male». Il mega impianto militare per le comunicazioni satellitari che sta prendendo forma nella riserva naturale di Niscemi, all'interno della base della Marina americana, non è nocivo per la salute dei cittadini né per l'ambiente circostante. E' la conclusione dell'indagine condotta dall'Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l'Ispra, su incarico della Regione siciliana e dal Governo. Uno studio effettuato sulle nuove parabole da istallare: tre antenne paraboliche Muos (Mobile User Objective System) e due trasmittenti elicoidali(UHF) ad alta frequenza. Nella relazione non si fa cenno alle oltre 40 antenne già esistenti all'interno della base radio, anche queste al centro di critiche e proteste dei comitati cittadini e dei sindaci del territorio. Anni di battaglie e manifestazioni che hanno portato alla blocco dei lavori e a un'inchiesta per abusi edilizi e irregolarità amministrative condotta dal procuratore di Caltagirone Francesco Paolo Giordano.
A marzo scorso la giunta regionale guidata da Rosario Crocetta aveva revocato le autorizzazioni per la costruzione del Muos concesse dal predecessore Raffaele Lombardo. Una mossa che ha innescato una battaglia legale approdata davanti ai giudici amministrativi. Il ministero della Difesa retto da Mario Mauro ha ricorso al Tar di Palermo, che si è espresso la settimana scorsa respingendo le richieste di sospendere il provvedimento regionale. La confusione regna sovrana. Da una parte il Governo nazionale si accorda con quello regionale per bloccare i lavori in attesa di riscontri scientifici sulla pericolosità delle antenne, dall'altra la Difesa italiana porta la decisione dell'Assessorato regionale all'Ambiente in Tribunale, perdendo il primo atto.. Le pressioni dell'Ambasciata Usa e della Dipartimento Difesa degli Stati Uniti si fanno sentire ogni giorni di più, in ballo ci sono investimenti miliardari al quale partecipano i colossi dell'industria bellica a stelle e strisce. Ora arriva il rapporto preliminare degli esperti della Sanità. Che escludono danni per persone e ambiente. E si attende lo studio dell'Enav sulle interferenze che il Muos potrebbe avere sulle strumentazioni degli aerei di passaggio in quella zona.
La relazione «I limiti di esposizione raccomandati per la popolazione generale sono ampiamente rispettati a tutte le distanze dalle antenne paraboliche Muos, anche all'interno del fascio principale di radiazione». E ancora: « Non ha quindi nessuno fondamento l'ipotesi che possibili errori di puntamento, incidenti o eventi naturali, nel caso di per sé molto improbabile che diano luogo ad esposizioni di individui della popolazione, o di appartenenti al personale della stazione trasmittente di Niscemi, possano causare danni alla salute». La base radio del paese nisseno dunque non è fonte di rischio per la popolazione. E, secondo gli studiosi, neppure di fronte a un superamento dei valori di emergenza «dovuti essenzialmente» alle oltre 40 antenne già esistenti i livelli di emissione sarebbero pericolosi per la salute umana. «E' possibile», si legge nel documento, «escludere che in punti situati a distanze superiori a 33,6 metri da entrambe le antenne UHF possano verificarsi effetti noti dei campi elettromagnetici», escludono cioè che quelle onde a distanze superiori di 30 metri possano provocare effetti a breve termine come il riscaldamento dei tessuti biologici del corpo.
Il dubbio del lungo periodo Altro discorso per gli effetti a lungo termine delle onde elettromagnetiche. Innanzitutto la distanza di sicurezza aumenta: «I livelli di campo elettromagnetico sono inferiori al valore di attenzione previsto dalla normativa nazionale a una distanza di 112 , 6 metri». Nella relazione si precisa che sul lungo periodo, riguardo la correlazione tra esposizione e tumori, la ricerca scientifica non ha certezze. Anzi, «i possibili meccanismi di interazione tra campi elettromagnetici e sistemi biologici sono ancora ignoti». In altre parole non esistono prove inconfutabili sui danni a lungo termine che onde elettromagnetiche potrebbero provocare sul corpo umano. Incertezze che impediscono «una vera e propria valutazione quantitativa del rischio di effetti a lungo termine». Insomma, sulle malattie gravi il dubbio rimane. Analogo ragionamento per la madre di tutte le antenne, il Muos. I valori di rischio «sono ampiamente rispettati al di fuori di uno spazio cilindrico della lunghezza di 21 chilometri». Difficile districarsi tra le formule, ma in sostanza secondo i calcoli dell'Istituto superiore « gli edifici e le aree a permanenza prolungata sono molto probabilmente al di fuori delle regioni di spazio a rischiole parabole Muos posizionate a 14, 7 °». Anche in questo caso però lo scrivono con il beneficio del dubbio.
Muos o Petrolchimico Tanto che le conclusioni sul Muos sono vaghe: «La natura puramente teorica delle valutazioni qui riportate impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla messa in funzione del sistema Muos». Come dire, provare per credere. La storia sembra ripetersi in questi luoghi. Il petrolchimico di Gela sbuffa i suoi fumi maleodoranti fin sulla collina dove è adagiato il paese di Niscemi. Una zona già a rischio dunque. Distante dalle raffinerie solo 14 chilometri. Nello studio sul Muos la parte finale è dedicata proprio alle ricadute dei veleni di Gela sulla popolazione niscemese. «Il territorio di Niscemi è interessato dai fumi industriali», si legge nelle conclusioni. Le polveri sottili sono al dì sopra della soglia di allarme. E dallo studio sulle cause di mortalità. «Il profilo di salute della popolazione presenta un quadro critico degno di attenzione che per molti aspetti risulta sovrapponibile a quello di Gela». Gli esperti sottolineano inoltre che «le cause in molti casi sono strettamente connesse a documentate fonti di esposizione ambientale. L'aver trovato alcune patologie in eccesso in entrambi i generi sembra indicare la presenza di esposizione di altra natura, anche ambientale, che andrebbero identificate al fine di ridurre l'esposizione della popolazione alle fonti di rischio». Un giudizio chiaro e netto sull'inquinamento prodotto dalla lavorazione del petrolio nella vicina Gela e sulle sue ricadute sanitarie. Sul Muos al contrario la relazione lascia diversi punti in sospeso, dall'incertezza sulle sull'impatto a lungo termine sulla salute delle onde emesse dalle parabole alla necessità di studiare gli effetti del Muos una volta che questo sarà attivo. Ma i cittadini, a cui sono richiesti enormi sacrifici economici in nome dell'Unione Europea, si chiedono che fine abbia fatto il principio di precauzione introdotto dal trattato di Maastricht che può essere invocato ogni qualvolta non esistono certezze scientifiche sulla nocività per la salute o per l'ambiente.
Governo contro Regione Il documento inviato Governo, ministero della Salute e Regione, dividerà e non poco. Per Letta, ma anche per i suoi predecessori, rimane un'opera strategica per l'Alleanza. In realtà saranno gli statunitensi a utilizzarlo per le loro guerre e per le strategie dei Pentagono e Casa Bianca. Quindi i dati contenuti nella relazione porteranno il Governo a chiedere che i cantieri Muos vengano riaperti e che la grande opera militare venga realizzata al più presto. La Regione che ha revocato le autorizzazioni ha sempre chiarito di attendere lo studio superpartes per valutare il da farsi. E nel caso di ci pareri discordanti tra Regione e Governo centrale, non è escluso che il ministro invochi il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale per dare così corso ai desideri dell'amministrazione Obama.