Attualità
gennaio, 2014

Gigi Buffon e la passione per le lenzuola: ora vuole rilanciare la Zucchi

La Juve. Il gossip familiare. Gli immobili. E ora Gigi Buffon lancia una nuova sfida sulla Zucchi, società tessile quotata.Ecco i suoi piani

Gira e rigira, sembra tutto un affare di lenzuola. Metaforiche e realissime, in pregiato e morbido cotone, avvolgono il presente del calciatore più famoso d’Italia, Gianluigi Buffon. «Hai buone notizie per me?», «Posso dormire sonni tranquilli?». Sono i testi di alcuni dei recenti sms spediti dal portierone e capitano della Juventus bicampione d’Italia e della Nazionale.

Ma non li ha inviati alla moglie, Alena Seredova, l’ex modella ceca. E neppure alla giornalista di Sky Ilaria D’Amico, per la quale, per dirla con il pettegolissimo Alfonso Signorini, direttore della rivista “Chi”, il grande Gigi avrebbe preso una sbandata già dal settembre scorso.

I due personaggi sono al centro della storia di gossip più frizzante del momento. Qualcuno ha collegato l’intempestiva uscita sul centravanti laziale Klose, sabato 25 gennaio, con tanto di rigore ed espulsione, e contestuale stop alla lunga fila di vittorie consecutive bianconere, come un segnale di nervosismo extracalcistico del portiere.

Nei giorni caldi del gossip, la Seredova si è esibita in un paio di tentativi di placcaggio via Twitter. Prima, rispondendo «non ho bisogno di alcun avvocato» a chi le consigliava di rivolgersi al celebre avvocato divorzista Annamaria Bernardini De Pace e poi, martedì 28 gennaio, facendo gli auguri di compleanno al marito con un cinguettio che pare scritto a nome del figlio maggiore della coppia, Louis Thomas: «Tanti auguri Papi... e tanta serenità».

Ma mentre infuriano le polemiche sui presunti flirt del Gigi (e pure della consorte), rintuzzate con formule non esattamente totali dai protagonisti, l’estremo difensore bianconero incalza, con una raffica di messaggini, Riccardo Carradori, l’amministratore delegato della “sua” Zucchi. Perché business is business, anche nei momenti difficili a livello personale.

Nei giorni scorsi, Buffon è diventato l’azionista di maggioranza assoluta della storica impresa italiana della biancheria per la casa, quotata in Borsa, e che naviga in acque agitate. Mettendo sul tavolo 18 milioni di euro per coprire l’aumento di capitale necessario a evitare il tracollo e gettare le basi per la rimonta del gruppo delle lenzuola più importante d’Europa, il giocatore ha provocato una bella sferzata alla quotazione del titolo.

Conclusa la ricapitalizzazione, infatti, l’azione è schizzata da 0,063 a 0,15 euro. Poi è ridiscesa un po’ e ora viaggia intorno a 0,12 euro. Un balzo di oltre il 60 per cento rispetto a inizio anno. Quando si è insediato alla guida del gruppo, nell’aprile 2012, Carradori aveva a che fare con un drammatico indebitamento finanziario di 123 milioni di euro. Con alle spalle un passato da ristrutturatore di aziende in crisi, è arrivato alla Zucchi grazie ad Alessandro Cortesi, professore di Economia all’Università di Castellanza, uno dei tre uomini che Buffon aveva piazzato nel consiglio d’amministrazione nel 2011. Non gli piace il calcio, non è mai stato allo stadio. «Lo ammetto, alla vigilia del primo incontro con Buffon, impegnato in trasferta con la Juve a Genova, mi sono dovuto documentare un po’», racconta sorridendo.

Ma che razza di padrone è, il portiere della Juve? «Attento ma non invadente. S’informa e quando c’è da staccare gli assegni non batte ciglio», sostiene Carradori. Ovviamente, i due si danno del “tu”: «Ma lui dà del “tu” a chiunque».

Ilaria D'Amico
Del progetto di rilancio, che prevede il ritorno al pareggio nel 2014 e all’utile nel 2015, a Buffon piace soprattutto la spinta all’export. Nei primi nove mesi 2013, su ricavi per 104 milioni (e perdite operative di oltre 20 milioni), le vendite oltre confine sono state vicine al 20 per cento. L’obiettivo è arrivare, nel 2017, al 50 per cento. Nel mirino Cina, Stati Uniti e Brasile, dove la Zucchi ha appena aperto tre lussuosi esercizi. Durante la spedizione azzurra ai Mondiali brasiliani, Buffon ci farà un salto. «Me lo ha detto più volte, Gigi, che il suo investimento nella società non sarà di breve termine. Si sente un patriota e sarebbe orgoglioso di consolidare all’estero un brand come il nostro, per portare nel mondo la cultura artigianale del made in Italy».

In realtà, l’italianità del gruppo Zucchi (che possiede anche la Bassetti), ultimamente si è un po’ stemperata. Dal 2005 molte fabbriche sono state chiuse e tagliati un migliaio di posti di lavoro; rimangono in funzione solo tre stabilimenti. Il fiore all’occhiello produttivo è la Mascioni di Cuggiono, in provincia di Milano, una stamperia di alta qualità che lavora anche per tutti i grandi nomi dell’home fashion, come Ralph Lauren.

Un inciso: ora il portierone va pazzo per la biancheria per la casa ma da sempre ha avuto una passione per la casa tout court. Insieme alla famiglia, possiede 32 appartamenti in Sardegna (Cannigione, Liscia di Vacca, Palau, Santa Teresa di Gallura), 9 villette a Limone Piemonte, 23 alloggi a Massa Carrara, dove ha pure un hotel 4 stelle, e altri 11 a Parma. Oltre alla sfarzosa villa in cui vive sulla collina torinese, e un cascinale in Toscana circondato da vigneti, canneti, pascoli e uliveti.

Un’altra ben nota passione di Buffon è quella per le scommesse, un vizio che gli sarebbe costato circa 2 milioni di euro. Una scommessa tira l’altra, verrebbe da dire, e Buffon si lancia nella Zucchi. Ufficialmente, nel 2010. «A Gigi la Borsa è sempre piaciuta. Ha messo insieme un sostanzioso pacchetto di azioni e ha telefonato a Matteo Zucchi, che allora era il capo azienda». Più o meno questo, il tenore della chiacchierata: «Sono Buffon, ho in mano il 12 per cento della vostra azienda, vogliamo provare insieme a rilanciarla?». A mettere insieme il pacchetto di titoli, però, inizia nel 2009, puntando una “fiche” pari al 2 per cento della società. Poi ci prende gusto - magari anche perché in campo le soddisfazioni latitano, con la Juve abbonata al settimo posto in campionato per un paio di stagioni - supera il 5 per cento e poi sale al 12 per cento, nell’aprile del 2010. Però non avvisa la Consob, la società di controllo sulla Borsa, entro i cinque giorni previsti e si becca 60 mila euro di multa.

Alcuni rami della famiglia Zucchi, provati dalle sanguinose perdite del periodo 2005-2009, si fanno da parte. Giordano, uno dei tre figli del fondatore Vincenzo e in passato amministratore delegato di un gruppo che ha avuto anche 2.500 dipendenti diretti e oltre 400 milioni di euro di ricavi, non partecipa all’aumento di capitale di inizio 2011. Lo si vede ancora, concentratissimo, giocare a scacchi alla Società del Giardino di Milano. Per arrivare intorno al 20 per cento della Zucchi, Buffon ha investito circa 6 milioni di euro. Adesso ne ha spesi altri 18 e si è issato al 56 per cento abbondante di una società che - grazie alla risalita sul listino scatenata dall’intervento del portiere che quasi da solo si accolla l’aumento di capitale – in Piazza degli Affari vale 46 milioni di euro. Non ci credeva, all’operazione, neppure Riccardo Grande Stevens, il figlio di Franzo, l’avvocato dell’Avvocato, che non ha sottoscritto la sua quota di competenza. «Che ci sia un unico proprietario con la manifesta volontà di credere nel rilancio, per la società è un fatto positivo», dice Giada Cabrino di Banca Akros, unica analista finanziaria a seguire il titolo. Pareva che fossero le lenzuola Zucchi a poter creare grattacapi al Gigi nazionale. Alla luce delle ultime sedute di Borsa e dei furiosi gossip sulla sua vita, forse le lenzuola problematiche sono altre.

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