Dossier del Pentagono: la spesa per il programma del supercaccia nel 2013 è cresciuta di altri 7,4 miliardi di dollari. E anche l'Italia dovrà farsi carico dell'aumento

Al Pentagono è scattato l'allarme rosso. E non per la tensione crescente con i russi sulla frontiera ucraina, ma per un ulteriore aumento dei costi per l'F-35. Nel corso del 2013 il prezzo per costruire i supercaccia della Lockheed è lievitato di altri 7,4 miliardi di dollari. Il dato è ufficiale, contenuto nel rapporto del ministero della Difesa di Washington sul programma più esoso della storia. Il preventivo globale aggiornato adesso è arrivato alla cifra stratosferica di 1400 miliardi di dollari. E anche l'Italia dovrà farsi carico dell'aumento, distribuito in proporzione sui 90 velivoli che il nostro Paese ha annunciato di volere comprare. Attualmente il governo Renzi ha sospeso ogni nuovo ordine, in attesa che venga definito il Libro Bianco sul modello militare per il nostro Paese: una decisione che, se confermata, permetterà di risparmiare fino a mezzo miliardo in due anni.
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Il Pentagono sta facendo di tutto per mettere un freno ai prezzi dell'F-35. Da due anni i generali cercano di tenere sotto pressione la Lockheed, responsabile per l'aereo e i sistemi radar, e la Pratt & Whitney, che costruisce il motore. Ma finora la corsa del supercaccia è stata inarrestabile. A provocare l'ultima impennata sono state soprattutto le spese per il motore, salite in un anno di oltre quattro miliardi di dollari. Uno sforamento che sta facendo infuriare il governo americano. «Avevamo stabilito una previsione di costi per il reattore. Credevamo di sapere quanto lo avremmo pagato. Invece il produttore non sta rispettando i patti», ha detto il generale Chris Bogdan, supervisore del programma. Nel mirino c'è la Pratt & Whitney che ha progettato il potentissimo reattore F-135. Negli ultimi tre anni le stime per questo propulsore sono continuate a ingrossarsi, fino ad accumulare un extra di nove miliardi di dollari. «L'azienda deve trovare un modo di razionalizzare l'attività e rispettare il piano di riduzione dei prezzi», ha intimato il generale Bogdan.
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Anche senza considerare la questione del motore, l'F-35 ha avuto un aumento di 3.100 milioni di dollari. A pesare sul futuro ci sono il calo degli ordini e la necessità di mettere a punto le linee di montaggio. Alle prese con i tagli al bilancio federale, gli Stati Uniti hanno rinviato i contratti per 33 F-35, che inizialmente dovevano essere acquistati tra il 2015 e il 2018. Molti alleati, dal Canada all'Olanda, hanno ridotto gli ordini o li diluiranno nel tempo. Ma il Pentagono ha messo sotto accusa anche il costo del lavoro alla Lockheed e nelle imprese che hanno ottenuto i subappalti. Oltre a sottolineare la decisione di «alcuni dei partner che hanno fatto uscire i loro acquisti dai tempi stabiliti», come ha detto il generale Bogdan. «Quando si agisce in questo modo, il costo dell'aereo non si riduce come previsto e bisogna fare fronte a  un aumento della spesa totale».
Ecco perché Palazzo Chigi dovrà affrontare una dura opposizione americana alla volontà di rinviare o tagliare i contratti per l'F-35: ogni passo indietro italiano si trasforma in una somma extra da pagare anche per il Pentagono. Che già adesso fatica nel trovare i fondi per finanziare un aeroplano da 1400 miliardi.

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