Patto segreto tra Roche e Novartis: il ministro Lorenzin chiede 1,2 miliardi di risarcimento
L'inchiesta dell'Espresso aveva rivelato come i due colossi mondiali del farmaco si fossero messi d'accordo per favorire un collirio da 1400 euro contro un prodotto analogo da 15 euro. Provocando un danno al servizio sanitario nazionale
di Lirio Abbate
28 maggio 2014
Il Governo vuole essere risarcito con 1,2 miliardi di euro dalle aziende farmaceutiche Novartis e Roche per i danni economici che hanno provocato alle casse della sanità pubblica facendo cartello con la vendita di un farmaco per la cura degli occhi. Il cartello è stato accertato dall'Antitrust ed è stato costituito tra i due colossi del farmaco, adesso sul banco degli imputati, con l'unico scopo economico. Avrebbero realizzato il cartello per incentivare l'utilizzo di un prodotto più costoso, il Lucentis, rispetto ad un altro di pari efficacia, Avastin, meno costoso ma utilizzato come farmaco off-label, ovvero fuori dalle indicazioni previste.
La richiesta dei danni è stata avanzata dal ministero della Salute, che ha puntato il dito anche su un'altra azienda chiedendo 14 milioni di euro alla Pfizer, colpevole, secondo il dicastero, «di abuso di posizione dominante in relazione alla commercializzazione del farmaco Xalatan». La richiesta danni a Novartis e Roche si aggiunge ai 180 milioni di euro di multa che erano stati comminati nei mesi scorsi dall'Antitrust alle aziende per la stessa vicenda. Su questo “cartello” sta indagando anche la procura di Roma. I reati ipotizzati sono aggiotaggio, associazione per delinquere, corruzione, disastro doloso e truffa aggravata al servizio sanitario nazionale.
L’applicazione dei principi di una corretta concorrenza tra le imprese può assicurare, anche nel campo della sanità, concreti benefici per il cittadino: questo sembra essere il principio di fondo che ha guidato l’azione dell’Autorità antitrust negli ultimi due anni, sotto la guida di Giovanni Pitruzzella, caratterizzata da una serie di interventi tesi ad accertare e reprimere intese ed abusi di posizione dominante che hanno coinvolto imprese, spesso colossi internazionali, operanti nel settore farmaceutico.
Il comparto farmaceutico costituisce un settore vitale per la salute dei cittadini ed è anche un settore strategico da un punto di vista economico, sia per il valore del mercato, sia in ragione del fatto che la spesa farmaceutica è una delle voci che pesano maggiormente nella composizione dei costi della sanità. È, quindi, di estrema importanza che questo mercato funzioni al meglio per tutelare la salute di tutti, per garantire la sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari e per fornire ai cittadini medicinali innovativi, sicuri e con prezzi accessibili.
L'Antitrust su questi aspetti ha puntato l'attenzione. Un primo fronte di azione è costituito dalla ricerca di un punto di incontro e di equilibrio tra la tutela prevista dalle privative brevettuali, concesse al fine di stimolare la ricerca e l’innovazione in un campo delicatissimo, quale è quello della salvaguardia della salute umana, e l’applicazione delle regole antitrust, per loro natura vocate a prevenire gli effetti negativi cagionati dall’esercizio del potere di mercato.
Si assiste sempre più di frequente ad articolate strategie, studiate e attuate dalle case farmaceutiche titolari di brevetti, finalizzate ad ‘allungare’ la durata dalle tutele e ad ostacolare così l’ingresso sul mercato dei farmaci generici, che, a parità di efficacia terapeutica, presentano prezzi sensibilmente inferiori e consentono quindi rilevanti risparmi di spesa sia per il Servizio sanitario nazionale che per i privati. Soltanto con l’entrata dei genericisti si assiste, di norma, al lancio di prodotti, identici alle corrispondenti specialità medicinali, che, tramite prezzi particolarmente competitivi, destabilizzano il precedente assetto di mercato.
In questo contesto è intervenuta l’Antitrust nei confronti di alcune società del gruppo Pfizer alle quali, con provvedimento dell’11 gennaio 2012, è stato contestato un abuso di posizione dominante con realtiva sanzione di dieci milioni 667 mila euro. A Pfizer è stato contestato per aver posto in essere una strategia consistente nell’artificiosa estensione della protezione brevettuale dello Xalatan, il farmaco per la cura del glaucoma più venduto nel mondo. L'azienda aveva avviato anche una litigation giudiziale per scoraggiare, impedire o rendere maggiormente onerosa la vendita di medicinali equivalenti e interdirne direttamente la commercializzazione, per il tramite di diffide e azioni di pressione sul regolatore al fine di impedire il rilascio delle autorizzazioni ai genericisti.
In tal modo, Pfizer aveva reso maggiore per i genericisti il costo effettivo di ingresso sul mercato ed era riuscita a mantenere l’esclusiva nella produzione del proprio farmaco per alcuni mesi successivamente alla scadenza dei diritti di proprietà intellettuale ad essa spettanti. Il caso Pfizer – e la valutazione effettuata dall’Antitrust degli effetti che le condotte abusive avevano avuto sul mercato – rende chiara l’idea dell’offensività delle condotte tese a limitare lo sviluppo di farmaci generici: il ritardo di sette mesi frapposto all’ingresso dei genericisti nella produzione e commercializzazione di farmaci equivalenti allo Xalatan ha comportato per il Servizio sanitario nazionale un ‘mancato risparmio’ di circa 14 milioni di euro. Gli stessi che adesso il ministero della Salute chiede indietro all'azienda.
Vi è anche un ulteriore delicato profilo della concertazione tra le imprese nel settore farmaceutico, sul quale l’Antitrust continua a mantenere alta l’attenzione, che è quello della collusione tra concorrenti in sede di partecipazione alle gare bandite dalle strutture sanitarie pubbliche (ASL o ospedali) per la fornitura di farmaci. L’Autorità ha recentemente avviato un procedimento istruttorio (I770 Arca/Novartis-Italfarmaco, avvio del 29 gennaio 2014) – effettuando attività ispettive nelle sedi delle società coinvolte – per verificare se Novartis e Italfarmaco, produttrici di farmaci contenenti un principio attivo antitumorale (Octreotide), avessero posto in essere un’intesa finalizzata ad alterare gli esiti delle gare bandite in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.