Il grande accusatore parla delle altre aziende coinvolte nello scandalo della grande opera veneziana e della «cupola di Expo». E spunta la lista dei personaggi che hanno incassato 26 milioni per i collaudi del sistema di paratie mobili contro l'acqua alta: dai vertici di Anas a Vincenzo Fortunato

«La Mantovani aveva un terzo del Consorzio Venezia Nuova che ha costruito il Mose, perché si parla solo della Mantovani come corruttrice?». In un'intervista a “l'Espresso”, l'ex numero uno di Mantovani Pierluigi Baita allarga lo scenario dell'inchiesta sulle tangenti veneziane: «Io avevo la sponda a San Marino. E gli altri? Per esempio la Technital del gruppo Mazzi, che ha preso anche la progettazione della Pedemontana lombarda, ha incassato dal Consorzio tra 150 e 200 milioni di euro solo per le opere alle bocche di porto. Mazzi era il tramite fra Mazzacurati e Gianni Letta, era quello che li faceva incontrare a cena a Roma, nella casa dove hanno trovato tre quadri del Canaletto e uno del Tintoretto. E non solo le parcelle Technital non si sono mai potute discutere ma nel 2004, quando siamo entrati nel Cvn comprando dall’Impregilo dei Romiti, Mazzacurati ci ha ordinato di girare una parte delle azioni a Mazzi, in modo da essere su un piano di parità. Se no, non ci faceva entrare».

Baita conosce la leggenda nera riguardante Italholding, la capogruppo dei Mazzi intestata a due fiduciarie (Spafid e Prudentia): la quota di minoranza sarebbe stata girata di volta in volta al politico di riferimento dell’opera. «Di sicuro a ogni spreco», dice a “l'Espresso”, «corrispondeva una fetta di consenso in un settore: politici, amministratori, quei tecnici che ti compri con quattro promesse di carriera. La settimana scorsa hanno messo agli arresti un ingegnere, Luigi Fasiol, per un incarico di collaudo su mia segnalazione. Con questo metro dovrebbero arrestare parecchi alti dirigenti ministeriali, manager pubblici e giudici contabili. Invece non ho visto nulla sui 26 milioni di euro in collaudi dati ai vertici dell’Anas, a Pietro Ciucci, a Vincenzo Pozzi, a Pietro Buoncristiano o a ex magistrati come Vincenzo Fortunato. Tutta gente che andava a chiedere l’incarico direttamente al Cvn, anziché al magistrato delle acque, rappresentante del governo».

Il totale del costo per i collaudi delle opere del Mose è di 26 milioni di euro complessivi distribuiti a 272 soggetti. Il record con 1,2 milioni di euro è dell’ex presidente Anas Vincenzo Pozzi, oggi sistemato alla presidenza della Cal (Concessionarie Autostradali Lombarde) con l’ex amministratore delegato Antonio Rognoni, arrestato a marzo per truffa alla Regione Lombardia.

Numero due per importo presunto è il successore di Pozzi, Pietro Ciucci: 747 mila euro di compenso di cui 480 mila fatturati. Piero Buoncristiano, direttore del personale Anas in pensione, ha parcelle per più di mezzo milione, oltre a un posto di amministratore delegato del Cav, la società mista per gestire le strade fra Anas e Veneto. Presenti anche l’ex direttore generale Francesco Sabato, Alfredo Bajo, braccio destro di Ciucci, Mauro Coletta e Massimo Averardi con somme che vanno dai 240 mila ai 400 mila euro. In zona infrastrutture e trasporti si trovano l’ex magistrato ordinario e del Tar Vincenzo Fortunato (535 mila euro), capo di gabinetto di vari ministeri prima di essere nominato liquidatore della Stretto di Messina. Anche Roberto Daniele ha partecipato ai collaudi del Mose con oltre 400 mila euro fatturati. Daniele ha ricevuto quasi tutto il compenso presunto (414 mila euro) e da un anno, su nomina del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, presiede il Magistrato alle acque di Venezia, ossia la struttura governativa che nomina i collaudatori.

Ma quello che è accaduto a Venezia è un modello che si ripete in altre opere. Spiega Baita a “l'Espresso”: «Dopo Tangentopoli, il Consorizio ha avuto il merito di sollevare i politici dal rapporto diretto con gli imprenditori. Questo sistema ha fatto scuola con la nascita di varie società di scopo (Ispa, le società regioni-Anas, la stessa Sogin). Sono pubbliche, non devono dare utili ma hanno un’impronta di gestione privatistica, assumono chi vogliono. Il successore di Mazzacurati, il suo ex ufficio stampa Mauro Fabris, ha detto che taglierà i 270 dipendenti. Li sta solo spostando sulla controllata Thetis, comprata da Mazzacurati per parcheggiare gente, fra cui l’ex segretaria di Galan Claudia Minutillo, e per studiare la proliferazione dell’alga nel Mar Caspio spendendo un milione all’anno». E aggiunge: «C’è stata una gara a trasferire competenze dai vari ministeri al Consorzio, che aveva le mani più libere. Poi bastava che il politico si presentasse da Mazzacurati, che dicesse: queste sono le mie aziende. E il gioco era fatto. La cupola dell’Expo, dove si è rivisto il rapporto diretto fra politici e imprenditori, io la chiamo cupoletta. Ha truccato un paio di gare. Il guaio vero dell’Expo è il tavolo chiuso delle imprese intorno a Ispa, cioè alla Regione, e a Expo 2015, cioè il Comune di Milano. La disavventura della Mantovani sulla piastra lo spiega bene».

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PrecisoChe
1 Collaudi secondo la legge
2 La precisazione del Magistrato delle acque
3 Incarichi legittimi
4 Collaudi nella tempesta

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