È rimasto uno dei pochissimi Paesi al mondo, se non l’unico, dove la passione per il calcio non è mai sbocciata. Ma ora, dopo il successo dei Mondiali brasiliani, qualcosa inizia a muoversi.
L’India, un miliardo e duecento milioni di abitanti, secondo Paese al mondo per popolazione, non ha mai amato il football, anzi l’ha sempre snobbato. Il cricket domina con incassi record. Basti pensare che il Board of Control of Cricket (BCCI), la federazione nazionale, risulta l’associazione più ricca al mondo in questo sport, con incassi per 1,5 miliardi di dollari l’anno. E il campionato, l’Indian Premier League (IPL), ha venduto i diritti di trasmissione globale fino al 2017 a 1.026 miliardi di dollari, incassandone 918 per i diritti televisivi e altri 108 per la promozione dell’evento. Insomma, cifre record.
Il calcio ha sempre arrancato, come del resto il cricket da noi. Ma in un Paese così vasto gli effetti della globalizzazione hanno acceso i primi focolai di passione anche per il football. A settembre partirà l’Indian Super League (ISL), il primo vero tentativo di far nascere il movimento nel Paese, sperando di copiare l’esempio vincente dell’MLS (il campionato americano) che incontra sempre maggior successo negli Stati Uniti.
L’India, al momento, si trova nei bassifondi della classifica FIFA, al 151° posto, ma la sua storia non è sempre stata così nera. In passato ha vissuto un seppur breve periodo d’oro, tra gli anni ’50 e ’60. Vincitrice di due edizioni dei Giochi asiatici (1951 e 1962), si è poi classificata al 4° posto alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 (miglior risultato di sempre per una squadra asiatica) e nel 1950 si è anche qualificata al Mondiale (prima e unica volta) in Brasile.
Quella del Mondiale brasiliano però è una storia a sé. Basti pensare che il giorno della partita inaugurale tra Brasile e Messico l’India annunciava il proprio ritiro dalla manifestazione. I motivi furono molteplici, ma va innanzitutto detto che la qualificazione avvenne senza disputare nemmeno un incontro (le altre squadre asiatiche, Birmania, Indonesia e Filippine si erano tutte ritirate).
La leggenda, perché di questo forse si tratta, racconta che la drastica decisione scaturì dalla scarsa considerazione verso i Mondiali di calcio (le Olimpiadi erano considerate molto più importanti). Oltre che dalla mancata concessione del permesso di poter disputare gli incontri senza scarpe. Due anni prima, alle Olimpiadi di Londra, i calciatori indiani avevano giocato scalzi perdendo onorevolmente 2-1 a Wembley contro la Francia. Le regole in seguito furono cambiate, introducendo l’obbligo delle scarpe, ma solo nel 1952, dopo le Olimpiadi di Helsinki.
Leggenda o no, qualcosa di vero però c’è. In un’intervista alla famosa rivista indiana “The Hindu Sportstar”, il centrocampista di quella Nazionale, T Shanmugham, ricorda: “Fu una delusione enorme. Eravamo tutti eccitati all’idea di andare in Brasile. Ci sentivamo pronti per fare la nostra dignitosa figura. Giocavamo con cinque attaccanti e avevamo un ottimo elemento in difesa. Però non conoscevamo le regole. E forse questo è sempre stato il più grosso problema del calcio in India”.
Il 19 settembre però potrebbe veramente essere l’inizio di una nuova era. Il campionato sarebbe già dovuto partire nel 2012, ma fu prima posticipato e poi cancellato. La ISL affiancherà la tradizionale I-League (che si gioca da gennaio a maggio, ma non ha mai riscosso successo) e a volerla fortemente è stato IMG-Reliance, azienda leader nel marketing e negli eventi sportivi (sponsorizza già il basket), principale partner della Federcalcio indiana.
Parteciperanno al campionato otto squadre (Bangalore, Delhi, Goa, Guwahati, Kochi, Kolkata, Mumbai e Pune), ognuna con un massimo di sette giocatori stranieri, con l’obbligo di schierarne almeno cinque locali e la possibilità di ingaggiarne solamente uno con il tetto salariale che superi quello massimo imposto dalla Lega.
Le squadre potranno poi essere sponsorizzate da un investitore straniero e così anche dall’Italia c’è chi ha fiutato l’affare.
Si tratta della Fiorentina, che dopo Atletico Madrid e Feyenoord, è diventata il terzo club europeo a sbarcare in India, acquistando il Pune. Verrà allenato da Franco Colomba, tecnico che in Italia ha girato parecchie squadre e che affronta la sua prima esperienza all’estero: “Non conosco molto il calcio indiano, ma c’è un buon potenziale. Voglio contribuire ad aumentare la passione per il football e vi sarà la possibilità per molti calciatori locali di essere conosciuti al di fuori del Paese. Sarà sicuramente un’esperienza interessante”.
Il Pune ha già preso tra le sue file ex protagonisti del calcio italiano, Bruno Cirillo e Emanuele Belardi, e sta ora cercando di convincere quella che sarebbe la vera e propria star della squadra, un certo Alessandro Del Piero.
Tra i nomi altisonanti che daranno vita al campionato ne vanno sicuramente menzionati tre. L’allenatore del Bombay, Ruud Gullit (ex pallone d’oro nel Milan), Robert Pires, ex gloria francese e Freddy Ljungberg, ex nazionale svedese, idolo dell’Arsenal, ritiratosi due anni fa e che farà parte del draft, la quota di otto vecchie glorie che verranno distribuite tramite aste alle squadre partecipanti. L’ex campione svedese si dichiara entusiasta della nuova esperienza: “Quando mi è stata presentata l’opportunità ho subito accettato. Il mio obiettivo sarà quello di far crescere il movimento”.
Le basi per un rapido sviluppo quindi non mancano, questo è innegabile. Ad esempio la Nazionale di calcio femminile si trova al 50° posto della classifica FIFA e l’anno scorso ha vinto la coppa della South Asian Football Federation. Ma per raggiungere i numeri del cricket ci vorranno decenni. L’IPL ha infatti una media spettatori di circa 23 mila persone, da quando è stata fondata nel 2008, ed un valore intorno ai tre miliardi di dollari. La I-League invece, ha una media sui cinque mila spettatori, con la metà delle squadre che, oltre ad avere seri problemi finanziari, non riesce a superare le tre mila presenze sugli spalti.
Una recente ricerca, basata sugli ascolti televisivi, ha però svelato come tra il 2005 e il 2009 gli amanti del calcio sono aumentati del 60%, raggiungendo gli ottantatré milioni, soprattutto grazie ai campionati stranieri, principalmente la Premier League (cosa che ha portato diversi top club stranieri ad aprire scuole di calcio in India). La cosa interessante riguardo queste statistiche è che l’irraggiungibile cricket si trova solamente a quaranta milioni di distanza (ai fatti 123 milioni di spettatori televisivi).
Anche il vice presidente dell’IMG-Reliance, Andy Knee, è ora molto fiducioso: “Abbiamo grossi progetti per l’India. Sono molto ottimista riguardo questo nuovo campionato e credo che in un futuro non molto lontano, magari nel 2022 in Qatar, l’India riuscirà a qualificarsi ai Mondiali. Ma bisogna ricordare una cosa: Roma non è stata costruita in un giorno”.
Attualità
30 luglio, 2014Nel secondo Stato più popoloso al mondo il cricket regna sovrano. Ma il calcio cerca spazio. A settembre partirà la Indian Super League, il primo vero campionato del Paese. Alcune vecchie glorie europee e otto squadre. Una di proprietà Viola
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