Campi nomadi, il flop della gestione Alemanno
"Segregazione che costa 24 milioni l'anno"
L'analisi dell'associazione 21 luglio sulla politica anti-rom dell'ex sindaco della Capitale. Tra costi di gestione record e affidamenti senza gara
3 luglio 2014
Costi di gestione elevati per mantenere strutture fatiscenti e senza servizi, finanziamenti a pioggia a cooperative sociali e associazioni, spesso con affidamenti diretti e senza gara. In un dossier intitolato “Campo nomadi SpA” l’Associazione 21 luglio fa i conti in tasca alla politica anti-rom che l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha lasciato in eredità al suo successore, Ignazio Marino.
L’organizzazione umanitaria passa in rassegna ogni singola spesa degli otto «villaggi attrezzati» fatti costruire all’esterno del Grande raccordo anulare e dei tre «centri di raccolta» dove vengono provvisoriamente alloggiati gli sfrattati. Il costo complessivo è di 24 milioni all’anno, che vuol dire più o meno 17 mila euro a famiglia.
Oltre l’80 per cento se ne va per le spese di gestione e per garantire la sicurezza e solo lo 0,2 per progetti di inclusione sociale. «Segregare costa molto più che accogliere», è il commento dell’associazione. Che avanza una proposta per abbattere le spese: destinare caserme, scuole e ospedali dismessi a cooperative costituite da rom, i quali dovrebbero accollarsi i lavori di ristrutturazione interna, ottenendo in cambio di poter pagare un canone di affitto agevolato.