Matteo Renzi è un fan di “House of Cards”, sulla sua scrivania è stato fotografato il libro dell’inglese Micheal Dobbs da cui ?è tratta la serie Usa. «Anch’io sono un appassionato della fiction. E dunque ?non parlerò con i giornalisti finché ci sarà questo governo...», ha interiorizzato la lezione il numero due di Palazzo Chigi, ?il sottosegretario Luca Lotti, considerato ?il Doug Stamper di Renzi, il fedelissimo capo di gabinetto.
Il più patito tra i renziani, però, è il portavoce Filippo Sensi (nome su Twitter Nomfup, tratto da un’altra fiction britannica) che nel 2013 scrisse ?su “Europa” un racconto degno di “House ?of Cards” sui rapporti tra Enrico Letta e Renzi: «Mentre si studiavano, come se si vedessero per la prima volta, uno dei due fece cadere un foglio, come per una distrazione. L’altro si chinò per raccoglierlo, veloce, senza pensarci su. ?Ma il pacchetto sotto il tavolo era difficile da raggiungere, costringendo il commensale ?a cercarlo lì sotto, a restarci qualche secondo, in quella posizione scomoda, sottomessa. Fu in quel momento preciso che tutto divenne chiaro...».
Sei mesi dopo Renzi cacciò Letta da Palazzo Chigi. Seguendo le dieci regole di Underwood, per conquistare il potere e mantenerlo.
Enrico Letta lo aveva dimenticato. ?Si fidava. Credeva in quanto aveva ?letto una volta di Matteo Renzi:
Nella prima serie di “House of Cards” Underwood candida a governatore della Pennsylvania il deputato Peter Russo, tossicodipendente e alcolizzato, da lui ricattato: sarà immolato, e non è una metafora, per liberare il posto per ?il vicepresidente alla cui carica aspira Underwood.
Condanna senza appello per i capaci, ?i competenti, i tecnici.
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Il romanzo “House of Cards”, scritto da Micheal Dobbs, consigliere e capo dello staff di Margaret Thatcher, è ambientato nella culla della democrazia parlamentare, nel Parlamento inglese, a Westminster: «un tempo era una palude sulla riva del fiume, poi la trasformarono in un immenso miscuglio di nobile architettura e ambizione insaziabile. Nel profondo, però, è rimasta una palude». Il premier in carica viene indebolito dagli attacchi interni: ?le correnti, gli aspiranti alla successione, ?una campagna di retroscena sulla stampa. «È un cancro. Il governo gettato nel caos, tutti che cominciano a guardarsi le spalle, confusione, disarmonia, ministri che si autopromuovono, finché la leadership non va in crisi». Da noi si traduce: il governo ?si sfarina (il ministro socialista Rino Formica). Oppure: il premier è bollito. ?O, più recentemente: #enricostaisereno.
5. Informazione è potere.Un tempo il potere si conquistava con ?i segreti: contava chi silenziosamente ?ne accumulava di più su avversari e amici. L’armadio dei dossier di Giulio Andreotti, leggenda nera della Prima Repubblica. Nella società della comunicazione ?è il contrario. In “House of Cards” ?per distruggere i nemici Underwood usa una giovane giornalista ambiziosa con cui scambia sesso e informazioni riservate, da pubblicare sul web: le notizie più imbarazzanti vanno fatte circolare su canali periferici. Nella realtà le nuove leadership coltivano la visibilità, aspirano a condizionare le domande nelle conferenze stampa, i titoli dei giornali, le scalette ?dei programmi. Oscurano gli avversari, innalzano e abbattono gli amici di partito. ?E attaccano i commentatori non allineati.
6. Che talento sprecato: ha scelto i soldi invece che il potere.La disponibilità di denaro serviva ad accumulare incarichi, garantirsi un gruppo di sostenitori, una corrente parlamentare. Il berlusconismo ha intrecciato gli interessi economici (l’odore dei soldi) e il potere politico. Le giovani leve, al contrario, non appaiono tentate per ora dall’accumulo di beni materiali. Il renzismo pratica uno stile informale, perfino spartano, e nessuna concessione alla mondanità. È allegro, ma non smodato. L’unico piacere, il solo lusso consentito sono le nomine.
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Nella fiction il presidente Garret Walker promette di fare la riforma dell’istruzione ?in cento giorni. Modeste ambizioni: da noi negli ultimi anni abbiamo visto Berlusconi firmare un patto con gli italiani e Renzi scommettere sulla restituzione dei debiti della Pubblica amministrazione. Dopo pochi mesi i mille giorni hanno sostituito ?il cronoprogramma (una riforma al mese). Più che le promesse resistono le minacce: elezioni anticipate in caso di difficoltà.
8. Ci sono due tipi di dolore. Il dolore che ti rende più forte e il dolore inutile. E io le cose inutili non riesco a sopportarle.C’è la caduta fragorosa, senza possibilità di riscossa: quella del Pd di Pier Luigi Bersani alle elezioni del 2013, per esempio.
Calcolare i rapporti di forza quando si entra in campo per vincere la partita. Un tempo, neanche tante stagioni fa, il maestro era Massimo D’Alema. Cultore dell’arte della guerra, vincere sfruttando i movimenti dell’avversario. Non conosceva ancora la velocità di esecuzione del giovane Renzi.
1 0. La democrazia è così sopravvalutata.Il manifesto di Francis Underwood, che si vanta di essere alla soglia della presidenza Usa senza che qualcuno lo abbia votato. Campione della politica post-ideologica, post-democratica. Machiavellismo senza virtù. Pragmatismo senza progetto. Politica no-hope, senza speranza, schiacciata sull’istante, la durata di un tweet. ?Eppure attrae i leader che predicano ?il cambiamento come Barack Obama, Hillary Clinton, Renzi. E infine: cosa abbiamo da imparare da “House of Cards”, noi che abbiamo Verdini?