Si apre a Roma la prima tranche processuale dell'inchiesta. Tra gli imputati Giovanni Fiscon, ex direttore generale dell'Ama, l'azienda romana per la raccolta rifiuti. Accusato di corruzione aggravata per aver favorito Massimo Carminati e i suoi. Uno spaccato che racconta l'infiltrazione del malaffare nelle istituzioni della città

Mafia Capitale, al via il primo atto in tribunale

Saranno difficili da digerire le storie mafiose e quelle di mala-politica che i rivoli dei processi a “mafia Capitale” cominceranno a riversare dalle aule giudiziarie, da oggi ai prossimi mesi. Storie che Roma Capitale non è abituata ad apprendere ma con le quali ha convissuto.

Nella prima tranche processuale dell'inchiesta, iniziata oggi, il gup ha respinto la richiesta di rito abbreviato per Giovanni, detto Nanni, Fiscon, ex direttore generale dell'Ama, l'azienda per la raccolta dei rifiuti della Capitale. È accusato di corruzione aggravata per aver agevolato l'associazione mafiosa diretta da Massimo Carminati. Fiscon andrà quindi a processo il 5 novembre prossimo quando comincerà il procedimento ordinario che vede imputati fra gli altri Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.
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La corruzione è l'arma utilizzata dal clan del “cecato” per piegare politici e funzionari pubblici.
L'inchiesta “mondo di mezzo” intreccia politica e malaffare. Imprenditori e faccendieri, in cui il rosso e il nero si mischiano davanti al colore dei soldi. Un'indagine chiusa dai pm in tempi record, a quasi dieci mesi dai primi arresti eseguiti dai carabinieri del Ros, con la procura di Giuseppe Pignatone e del suo aggiunto Michele Prestipino che ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per 59 imputati e fra questi Carminati, ritenuto il capo di mafia Capitale. Un dato importante se si tiene conto delle tradizioni della giustizia romana, abituata a fare della lentezza la cifra principale. Alcuni degli imputati adesso hanno deciso di essere processati con il rito alternativo.
Il caso
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Le intercettazioni che accusano Fiscon documentano come la sua nomina a direttore generale dell'Ama, nel 2013, fosse stata caldeggiata all'allora sindaco Gianni Alemanno da Luca Gramazio, ex consigliere regionale di Forza Italia, coinvolto nell'inchiesta su Carminati. Una nomina, quella di Fiscon, che dalle intercettazioni risultava «oltremodo» gradita a Massimo Carminati e a Salvatore Buzzi, il leader delle cooperative sociali, socio di fatto del capo di “mafia Capitale”.

Per il clan mafioso aver messo in un posto chiave come quello dell'Ama un uomo di cui “il cecato” si poteva fidare significava fare affari milionari. Significava incassare somme di denaro pubblico senza alcun spargimento di sangue e a spese dei contribuenti romani.
Inchiesta
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Gli inquirenti spiegano che: «Le modalità di gestione e di assegnazione degli appalti gestiti dalla municipalizzata Ama, in favore di società controllate dal sodalizio di Carminati, dimostravano l’esistenza di tale rapporto privilegiato».  In buona sostanza gli investigatori hanno documentato, attraverso le intercettazioni, che durante le fasi che precedevano la pubblicazione di bandi e l'assegnazione delle gare da parte di Ama Spa «si intensificavano i contatti tra Buzzi e Fiscon», con il quale i clan «sulla base di accordi per la spartizione degli appalti, pianificava l'istruzione della documentazione necessaria alla presentazione dell'offerta vincente».
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E di appalti ne hanno ottenuti diversi, per complessive decine di milioni di euro, a cominciare da quello per “la raccolta delle foglie dai marciapiedi”, per poi passare a «rafforzare i servizi ordinari di pulizia e fronteggiare l'emergenza rifiuti» che era stata “caldeggiata” dalla pubblicazione di alcuni articoli di giornale, a partire dal 27 dicembre 2013 «riguardanti le difficoltà, da parte di Ama spa, di assicurare un efficiente servizio di raccolta dei rifiuti durante il periodo natalizio». Dall'ascolto delle intercettazioni, si evince che Nanni non deludeva mai i suoi amici Buzzi e Carminati.

Il primo processo a mafia Capitale è partito proprio con Fiscon imputato che chiedeva il rito alternativo, ma il giudice lo ha rigettato spedendolo insieme agli altri imputati, fra cui Carminati.
Nell'udienza di oggi aveva annunciato la sua partecipazione il sindaco dimissionario, Ignazio Marino, ma la sua presenza è saltata e al suo posto si è presentato l'assessore alla Legalità, Alfonso Sabella, che ha rinnovato ufficialmente la richiesta di costituzione di parte civile dell'amministrazione comunale.

Il 5 novembre è fissata nell'aula bunker di Rebibbia l'apertura del dibattimento sul clan di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, in cui compariranno 45 imputati.

Nella trance di Fiscon, oltre all'ex direttore generale ci sono pure Emanuela Salvatori (ex responsabile del coordinamento per i nomadi), Emilio Gammuto (collaboratore di Salvatore Buzzi), Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, uomini vicini a Carminati.

Il sindaco Ignazio Marino ha sempre rivendicato di "non ritenere adatto" Fiscon per il ruolo a cui fu riconfermato in Ama nel luglio 2014. E agli atti dell'inchiesta resta l'esplicito sms di Salvatore Buzzi: «Marino 0 Fiscon 2». Il Ras delle coop si era mosso, secondo l'accusa, per "respingere l'offensiva del sindaco". E allora ci riuscì.

L'apertura dell'altro rivolo processuale è fissato per il 26 ottobre davanti al giudice Alessandra Boffi per l'esame della proposta di patteggiamento concordato per quattro ex dirigenti della cooperativa La Cascina coinvolti nell'inchiesta. Tutti accusati di corruzione.

E sempre il 26 ottobre processo con rito abbreviato anche per l'ex assessore comunale di Roma, Daniele Ozzimo del Pd. «Ha messo a disposizione di Buzzi la sua funzione verso il corrispettivo di denaro», scrivono di Ozzimo i carabinieri del Ros, sia nella carica di semplice consigliere comunale di opposizione ai tempi della giunta Alemanno, sia come assessore alla Casa nella giunta Marino. Ozzimo viene accusato di aver contribuito a far rinnovare gli appalti per l'emergenza alloggiativa in favore della Eriches di Buzzi, sostenendo in più occasioni i soggetti legati al vertice di Mafia capitale.

Con lui davanti al giudice sfileranno anche il consigliere comunale di Centro Democratico, Massimo Caprari, Gerardo e Tommaso Addeo, collaboratori di Luca Odevaine, Paolo Solvi collaboratore dell'ex presidente del X Municipio, Andrea Tassone. Sono accusati anche loro di corruzione.

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