VatiLeaks, il cardinale Bertone restituisce 150 mila euro al "Bambin Gesù"

La "donazione" del porporato è una buona notizia anche per il giornalismo: l'inchiesta, raccontata nel libro "Avarizia", alla fine ha dato i suoi frutti, costringendo il cardinale a fare un passo indietro

Che il cardinale Bertone abbia risarcito il Bambin Gesù di parte dei denari che l'ex presidente (e amico personale del porporato) Giuseppe Profiti aveva investito per la ristrutturazione dell'attico è una buona notizia. I soldi dilapidati per impianti stereo e rifacitura dei 300 metri quadri dell'allora braccio destro di Benedetto XVI tornano nelle casse del nosocomio sul Gianicolo, che ora potrà investirli nella ricerca delle malattie infantili.

La "donazione" di Bertone è una buona notizia anche per il giornalismo: la vicenda l'ho raccontata nel libro "Avarizia", grazie a un'inchiesta condotta sul campo (non esistono documenti della Cosea sull'appartamento di Bertone) che alla fine ha dato i suoi frutti, costringendo il cardinale a fare un passo indietro.

Non è una buona notizia, invece, il modo con cui il Vaticano ha annunciato l'obolo cardinalizio. «Bertone, riconoscendo che quello che è successo ha costituito un danno per il Bambin Gesù, ha voluto venirci incontro, devolvendo una somma di 150 mila euro” ha spiegato il nuovo presidente dell'ospedale pediatrico Mariella Enoc. Bertone, ha aggiunto la Enoc, si considera "estraneo e non responsabile. E' un atto che gli abbiamo chiesto di fare, ma che lui ha fatto volentieri. Il mio incontro con lui è stato molto sereno. Credo che sia un bel gesto, anche un po' di riconciliazione col passato». Anche il segretario di Stato Pietro Parolin ha detto che finalmente "la vicenda del Bambino Gesù si è risolta positivamente e ringrazio il Signore che da questo momento di difficoltà si sia usciti in maniera costruttiva».

Le dichiarazioni sono, in effetti, sorprendenti. Bertone sottolinea che i 200 mila euro sarebbero stati spesi per la sua casa "a sua totale insaputa". Una ricostruzione dei fatti difficile da immaginare: quando ho chiesto a Profiti se il porporato sapesse o meno che era stata la fondazione Bambin Gesù a pagargli parte della ristrutturazione, il manager mi disse, letteralmente, «di non ricordare se fosse stato comunicato o meno. Credo di aver chiesto al cardinale se c'era questa disponibilità a fare incontri istituzionali, anche culturali diciamo, nel suo appartamento. E se c'era questa sua disponibilità, si poteva anche contribuire... Credo lui abbia detto di sì». Inoltre la ditta che ha fatto i lavori, la Castelli Re, è di proprietà di Gianantonio Bandera. Amico personale di Bertone e pure ex membro del Magistrato di Misericordia, un'opera pia ligure che amministra lasciti immobiliari e presieduta per statuto dall'arcivescovo di Genova, incarico occupato dallo stesso Bertone dal 2002 al 2006. Che i due abbiano deciso di regalare a Bertone 200 mila euro senza dirglielo mi sembra poco credibile, così come l'ipotesi che insieme abbiano ordito un complotto per indebolire mediaticamente il cardinale.

Ma anche le parole di Parolin risultano stonate. Per due motivi: sarebbe un grave errore usare la restituzione del maltolto come colpo di spugna sull'accertamento - anche penale - delle singole responsabilità. Se prevarrà la filosofia del "taralluci e vino" in una vicenda come questa, difficilmente papa Francesco e i suoi uomini riusciranno a debellare la piaga della corruzione in Vaticano. Infine, la questione del Bambin Gesù è molto lontana dall'essere "risolta": come dimostrano alcune relazioni segrete della PwC, esistono conti segreti dell'ospedale che arrivano a quasi mezzo miliardo di euro divisi tra Ior e Apsa, denari investiti sui mercati internazionali e su azioni di aziende (come Esso e Dow Chemical) molto lontane dall'etica ambientalista di papa Francesco, e spese e sprechi di ogni tipo.

Per ora a processo per il cosiddetto VatiLeaks ci sono due presunte fonti e due giornalisti. Si spera che non restino gli unici imputati di questa vicenda.

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