Cinque regioni. Sessanta monumenti. Dalla Reggia di Carditello al Museo della Ceramica di Caltagirone. La Commissione europea ha siglato l'accordo sui fondi da spendere da qui al 2020. Con l'impegno dell'Italia a non ritardare. Anche perché i soldi andranno in gran parte a progetti già avviati

Sono in arrivo 368 milioni di euro di fondi europei. Per monumenti e musei di cinque regioni del Sud: Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. Evviva? Fino a un certo punto. Si tratta, ovviamente, di finanziamenti preziosi per il patrimonio artistico italiano. Ma bisogna ricordare che per la scorsa programmazione dei fondi cosiddetti “strutturali” da parte della Ue, ovvero per il piano di aiuti al Mezzogiorno previsti dal 2007 al 2013, Bruxelles ci aveva affidato un forziere grande cinque volte tanto. Ovvero aveva garantito all'Italia, alla voce “Attrazione culturale, naturale e turistica”, un miliardo e 791 milioni di euro.

La notizia è comunque positiva però perché l'ok dell'Europa all'elenco di interventi per le bellezze mediterranee proposti dal ministero dei Beni Culturali non era scontato. Nel corso degli ultimi anni, più volte abbiamo dovuto restituire fondi alla Ue per lavori di restauro o di sviluppo turistico mai avviati o sprecati. Tanto che gli aiuti che riceveremo per la cultura da oggi al 2020 non rientreranno più sotto una voce apposita, come in passato, ma hanno dovuto ritagliarsi spazio all'interno del settore “Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione”. Sono stati bravi i tecnici italiani a far rientrare i restauri in questo campo: nel piano i lavori a favore di aree archeologiche e monumenti sono giustificati infatti con un «effetto previsto del 9 per cento di visitatori in più entro il 2023», che avrebbe ricadute positive sul commercio e le attività locali, quindi su sviluppo e occupazione.
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Fondi europei per la Cultura Ecco tutti gli interventi previsti
25/3/2015

Inoltre non proprio tutti i 368 milioni andranno direttamente a chiese e monumenti. Per restauri, allestimenti e promozione andranno più precisamente 270 milioni di euro di fondi europei, a cui si sommerà un cofinanziamento nazionale, pubblico, di 90 milioni. Gli altri fondi sono divisi in due piani. Il primo riguarda i contributi alle imprese del turismo per migliorare «il know how tecnologico» e attivare «filiere, percorsi, servizi». A questo capitolo saranno destinati 85,5 milioni di Bruxelles e 28,5 nazionali. L'obiettivo, scrivono i tecnici che hanno lavorato al dossier per convincere i commissari europei, è far piovere aiuti su 1.700 imprese, nella speranza che questi aiuti portino a 2.500 occupati in più. E restano fuori altri 16 milioni dedicati al "rafforzamento" delle strutture amministrative dei beni culturali.

I finanziamenti ruotano tutti però intorno a 60 luoghi, individuati come prioritari e strategici dal ministero dei Beni culturali e dalla regione Sicilia. L'errore che il governo non vuole ripetere è quello del piano nazionale “attrattori culturali” avviato nel 2007, che aveva lasciato i preziosi contributi europei scomparire fra mini-interventi spesso dalla dubbia urgenza, come aveva raccontato l'Espresso. Il modello è quello del Grande Progetto Pompei (per completare il quale sono previsti aiuti anche nei prossimi anni), anche se non arrivando a quelle dimensioni (105 milioni).

Ecco dunque la lista. Che oltre alla scansione regionale ne ha un'altra, più “furba” dal punto di vista delle probabilità di successo: i tecnici dello Sviluppo hanno infatti diviso gli interventi a seconda del grado di “avanzamento” che già sottostà ai lavori. Ovvero: i fondi pioveranno soprattutto sul bagnato, andando ad aiutare, rafforzare, completare, restauri già previsti da tempo.
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Per la prima voce, quella degli interventi “a progettazione avanzata” sono previsti 55 milioni di euro. E i beneficiari saranno: il museo archeologico di Napoli (che già negli scorsi anni ha ricevuto 788mila euro dalla Ue), la Certosa di Padula di Salerno, Pompei ed Ercolano, gli scavi di Manduria, Santa Maria della Giustizia a Taranto, il museo Nazionale di Reggio Calabria (quello dei Bronzi), e l'area di Sibari, che per restauri e valorizzazione ha avuto a disposizione 6 milioni e mezzo di euro dall'Europa.

Poi c'è il blocco delle bellezze per le quali pure qualche “progetto preliminare” era già stato preparato: 54 milioni di euro andranno così a Kaulon, a Scolascium, al Castello Svevo di Bari (1,3 milioni negli ultimi 7 anni) e a quello di Trani, a Egnazia (in provincia di Fasano), il museo di Melfi e quello di Matera, l'area archeologica di Grumento e quella di Metaponto, la reggia di Capodimonte, Velia, e le due regge di Caserta e Carditello.
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Infine, il malloppo più sostanzioso andrà ai “ripetenti”: ovvero ai restauri e agli interventi già avviati o almeno previsti e finanziati con la scorsa programmazione (2007-2013), che in otto anni non sono però riusciti ad arrivare a una conclusione. Pur di non lasciare i cantieri aperti, ma in rovina, l'Europa ci dà insomma una seconda chance. Ed ecco quindi 77 milioni di euro per il palazzo reale di Napoli, la reggia di Caserta, il castello di Carlo V a Lecce, il museo di Manfredonia e di Bari, l'ex Convento di Sant'Antonio a Taranto, il Complesso di Santa Chiara di Bari, Il castello di Crotone, il museo Archeologico di Locri, in Calabria, e il convento di Santa Maria del Gesù a Ragusa.

Resta quasi del tutto fuori il capitolo Sicilia, che autonomamente ha individuato le sue priorità culturali su cui investire i fondi della Ue. L'elenco è molto lungo, forse troppo, e va dalla Valle dei Templi al Museo della Ceramica, dall'Arsenale per la Navigazione di Palermo al museo Etno-antropologico Antonio Uccello, passando per Favignana e per l'area archeologica di Megara Hyblea. Riuscirà il nostro paese a rispettare gli impegni?