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Federcalcio, shopping immobiliare a Roma

Carlo Tavecchio
Carlo Tavecchio

Tavecchio vara il nuovo centro federale sul Tevere con campi, foresteria e centro congressi. Mentre avanza il progetto dello stadio giallorosso. Per la gioia dei palazzinari

Carlo Tavecchio
In una capitale sconvolta dagli scandali e dalle tristezze tangentare, ci pensa la Federazione gioco calcio a dare un tocco di brillantezza. La Figc guidata da Carlo Tavecchio sta raccogliendo offerte per il suo nuovo megacentro federale di Roma. Le caratteristiche della Coverciano sul Tevere prevedono uno spazio di 25-30 ettari dove saranno realizzati otto campi, una sede per gli uffici della Figc, una foresteria e un auditorium-centro congressi. Solo per l’acquisto del terreno si parla di un investimento da 5 milioni di euro.

«Ci sono sei o sette siti al vaglio», conferma Michele Uva, direttore generale della federazione dallo scorso settembre, dopo un passaggio al vertice di Coni servizi su chiamata del presidente del Coni Giovanni Malagò. «Nel centro fiorentino di Coverciano non ci sono margini di espansione e noi abbiamo diciassette nazionali, fra calcio a undici, calcio a cinque e beach soccer, senza contare gli arbitri».
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10/9/2014

Sull’elenco delle candidature i dirigenti del calcio italiano mantengono il riserbo. Nella lista dovrebbero esserci, secondo fonti accreditate, un paio di grandi spazi nella zona di Roma Nord, uno a Roma est, non lontano dalla zona commerciale di Ponte di Nona-Lunghezza e un terreno ad uso agricolo nel comune di Fiumicino fra l’aeroporto internazionale e la zona commerciale-residenziale del Parco Leonardo.

Il sindaco Esterino Montino si è già dichiarato entusiasta di ospitare un progetto con destinazione sportiva un mese fa quando il presidente della Federtennis Angelo Binaghi, al termine degli ultimi Internazionali d’Italia, ha annunciato di volere spostare il torneo dal Foro Italico proprio a Fiumicino.

La concorrenza sarà aspra. Con il mercato immobiliare stagnante, sono molti i grandi immobiliaristi interessati al progetto Coverciano bis. Fra questi ci sarebbero Vincenzo Bonifati, che ha realizzato il mall di Tor di Nona-Lunghezza a Roma est, e i fratelli Toti della Lamaro, costruttori con il pallino dello sport e alle prese con le difficoltà della Virtus Roma pallacanestro.

Sia Bonifati, sia i Toti hanno lavorato nell’area della capitale con la Vianini di Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore e finanziere, al momento, non ha formulato offerte per uno degli affari più promettenti nello sviluppo immobiliare della capitale, ma potrebbe rientrare nella fase realizzativa.

A gestire i preliminari della Coverciano sul Tevere ci sono Mario Gallavotti, consulente giuridico della Figc, dell’Uefa e membro della commissione affari legali della Fifa, e Giampiero Tasco, commercialista di fiducia di Caltagirone, socio del circolo Canottieri Aniene presieduto da Malagò e fondatore della fiduciaria Meliotrust.
«Per ora abbiamo ricevuto soltanto proposte spontanee», dice Gallavotti. «Poi faremo un bando di gara. Il piano finanziario è affidato a Federcalcio srl. Con i tassi ai minimi le banche sono disposte a concedere mutui ma cercano soggetti solvibili come la Figc, che può e deve investire in una sede moderna. In Europa lo hanno appena fatto le federazioni tedesca, spagnola e turca».

Il ruolo centrale assegnato a Federcalcio srl sta creando molte polemiche fra i mandarini del pallone.
Federcalcio srl è una società di capitali interamente controllata dalla Figc. Ha bilanci sani e un patrimonio immobiliare valutato prudenzialmente 32 milioni di euro e composto dai palazzi di via Allegri, via Po e via Campania, distanti poche centinaia di metri l’uno dall’altro nella zona di villa Borghese. Una volta completato il nuovo centro, la Figc potrebbe mettere sul mercato questi beni con plusvalenze stellari.

Alla fine di maggio lo statuto di Federcalcio è stato adattato in modo da procedere all’acquisto della nuova area. Nello stesso tempo sono stati rinnovati gli organi sociali. Il passaggio non è stato indolore. Andrea Abodi, numero uno della Lega di serie B al quale era stata promessa la guida di Federcalcio srl in cambio del suo sostegno alla candidatura di Tavecchio in Figc, si è escluso dal consiglio quando ha saputo che la presidenza di Federcalcio srl sarebbe andata allo stesso Tavecchio che, con la doppia carica, si trova ad essere controllore di se stesso.

Damiano Tommasi, rappresentante dei calciatori, ha accettato la nomina dopo qualche titubanza ma potrebbe rimettere il mandato.

Gli altri consiglieri sono lo squalificato Mario Macalli, presidente della Lega Pro devastata dal calcioscommesse, Felice Belloli, numero uno dei dilettanti dimissionario dopo la gaffe sui finanziamenti a “queste quattro lesbiche” (le calciatrici, ndr) e, last but not least, Claudio Lotito, da qualche giorno indagato dalla procura di Napoli per tentata estorsione. Il proprietario della Lazio e della Salernitana, plenipotenziario della Lega di serie A, ha occupato il collegio sindacale di Federcalcio srl con la nomina di un suo professionista di fiducia, il commercialista Sergio Scibetta, mentre la presidenza del collegio è stata affidata a Luca Galea, in passato socio dello studio Gallavotti, inserito anche nella governance di Lnd immobili, l’immobiliare della Lega dilettanti tuttora amministrata da Tavecchio insieme a Belloli.

Lotito, che ha appena ricevuto il premio Amalfi per «l’oculata, corretta, virtuosa e innovativa gestione economica» del club biancoceleste (15 milioni di perdite previste nell’esercizio che chiude il 30 giugno), potrebbe essere uno sponsor ideale per l’area della Tiberina, di proprietà della moglie Cristina Mezzaroma e del cognato Marco Mezzaroma. Era lì che doveva sorgere il nuovo stadio delle Aquile.

Saltata l’ipotesi per questioni ambientali, che potrebbero venir meno in caso di una struttura più leggera come quella prevista per il nuovo centro Figc, il presidente laziale potrebbe realizzare il suo nuovo stadio in un’altra area nella zona di Settebagni, a nord di Roma, oppure potrebbe tenersi in solitudine l’Olimpico abbandonato dalla Roma.

Lunedì 15 giugno il club giallorosso presenterà in Campidoglio il progetto definitivo per il nuovo impianto di Tor di Valle. Sarà una corsa contro il tempo, contro le difficoltà finanziarie del promoter Luca Parnasi e contro i vincoli della stessa area, a rischio di revocatoria per il fallimento del precedente proprietario Gaetano Papalia. Il sindaco Ignazio Marino spinge verso il buon fine, che gli darebbe un po’ di respiro politico in uno dei periodi più bui della sua amministrazione. Ma l’investimento complessivo per Tor di Valle è da infrastruttura di livello nazionale: 1,3 miliardi di euro di cui appena 300-350 per lo stadio vero e proprio, mentre il resto sarà speso per strade, ponti, svincoli e collegamenti ferroviari. La posa della prima pietra è prevista a giugno 2016 con inaugurazione due anni dopo.

La scommessa sugli impianti sportivi riguarda anche il Flaminio. Lo stadio firmato da Pier Luigi e Antonio Nervi per i giochi olimpici di Roma 1960 ha bisogno urgente di restauri. Il suo recupero è una carta importante da giocare in vista della candidatura low-cost di Roma per le Olimpiadi del 2024. Il Comune lo aveva affidato a Coni servizi e poi alla Federcalcio a febbraio del 2014 per un anno. Il termine è scaduto senza che si combinasse nulla e Marino ha annunciato che entro la fine di maggio avrebbe messo a gara la gestione. L’assessorato ai lavori pubblici di Roma capitale non ha ancora pubblicato il bando ma il Flaminio avrebbe già un aspirante di peso. È Infront Italia, la società guidata da Marco Bogarelli che assiste la Lega calcio nella vendita dei diritti televisivi e che è passata di recente al tycoon cinese dell’immobiliare Wang Jianlin.

Roma sarà salvata dagli stadi? L’idea può mettere d’accordo politica e impresa, purché sia un accordo lecito e trasparente. Negli ultimi tempi, è accaduto di rado.  

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