A guardarla, questa immagine, pensi al buon padre di famiglia, allo zio, che con affetto si prendono cura di figli e nipotini al mare. Scoprendo che si tratta di Riina e Bagarella ti chiedi come è possibile che un mafioso possa avere una doppia natura. Sono sicuro che magari se avessero visto un bambino che faceva fatica a stare a galla, lo avrebbero aiutato, e noi che stavamo accanto a loro avremmo detto: «Ma quanto sono carini quei due signori...».
È inspiegabile come i mafiosi possano avere questa doppia vita. Per il mio film (“La mafia uccide solo d’estate”) avevamo ipotizzato di fare una locandina dove si vedevano bagnanti tranquilli che dopo un omicidio sembrano non essere toccati da ciò che è avvenuto e prendevano il sole sereni, in riva al mare. Poi abbiamo cambiato.
Questa foto di Riina e Bagarella mi riporta alla nostra prima idea. È un’immagine che ci riporta indietro nel tempo, a momenti vissuti della mia generazione a Palermo. È come quando senti il collaboratore di giustizia, un ex sicario che ha ucciso decine di persone, raccontare che passeggiava per piazza Politeama e ti chiedi: come è possibile che nella stessa piazza in cui andavo io ci sono i mafiosi e io non riesco a vederli? Ed è quello che sta succedendo adesso a Roma ?o in altre città del Nord.
