«La proposta del governo greco per la ristrutturazione del debito non è disegnata per mettere del peso extra sui contribuenti europei». Nel discorso tenuto dal premier greco Alexis Tsipras al Parlamento europeo di Strasburgo questa è stata l'unica indicazione di quanto Atene vuole chiedere ai suoi creditori, rappresentati dai Paesi della zona euro e dal Fondo monetario internazionale.
LA GRECIA CHIEDE NUOVI AIUTI
Tsipras, di fronte ai parlamentari dell'Unione europea, ha poi detto che oggi stesso invierà la sua proposta all'Esm, il cosiddetto Fondo salva stati. La proposta in questione è quella di nuovi finanziamenti per Atene che deve ripagare diverse tranche in scadenza del suo debito pubblico (quella che scadeva il 30 giugno nei confronti del Fmi non è stata saldata). Contemporaneamente alla nuova richiesta di aiuti, il governo dovrà inviare ai Paesi dell'eurozona un piano dettagliato delle riforme attraverso cui pensa di poter ripagare i prestiti. Ed è proprio quest'ultimo documento quello che i creditori aspettano di vedere per capire se concedere nuovo credito alla Grecia oppure dire no, lasciando di fatto che Atene finisca fuori dall'euro.
LA RISPOSTA ENTRO DOMENICA
«Il governo greco», ha detto Tsipras, «fornirà proposte concrete nei prossimi 2-3 giorni». Proposte dirette all'Eurogruppo, il consiglio che riunisce gli altri 18 paesi dell'area euro, che ha detto di voler arrivare a una soluzione entro domenica. D'altra parte di tempo ne è rimasto pochissimo. Le banche elleniche continuano a rimanere chiuse, con i prelievi al bancomat limitati e i forzieri ormai quasi vuoti. Alcune aziende private hanno iniziato a versare gli stipendi in contanti, i prezzi degli immobili continuano a calare. E tra poco lo Stato dovrà pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, tra cui medici e poliziotti.
IL FUTURO DELL'EUROPA
[[ge:rep-locali:espresso:285585594]]Il discorso di oggi di Tsipras non aveva però l'obiettivo di spiegare nel dettaglio quanti soldi chiede Atene e come s'impegna a restituirli. Lo scopo era quello di delineare le intenzioni generali del governo ellenico ed evidenziare gli errori commessi finora dai creditori. E su questo il leader di Syriza è stato chiaro. «Non lasciamo che l'Europa si divida», è stato l'invito iniziale di Tsipras. Che è poi passato a delineare le priorità del suo governo: «I nostri primi bersagli devono essere disoccupazione e precarietà. Occorre lavorare sulla ristrutturazione del debito».
GRECIA CAVIA DELL'AUSTERITA'
[[ge:rep-locali:espresso:285585595]]L'esecutivo ellenico punta dunque alla cancellazione del debito pubblico, almeno di una parte di esso. Un debito ormai da anni insostenibile per le finanze greche, che non sono riuscite a risollevarsi con le politiche di austerità volute dai creditori in cambio dei prestiti. Anche di questo ha parlato Tsipras davanti ai parlamentari europei: «Negli ultimi cinque anni», ha detto, «la mia patria è stata un laboratorio di austerità. La Grecia è diventata una cavia ma questo esperimento, dobbiamo ammettere tutti, non ha funzionato».
GLI AIUTI FINITI ALLE BANCHE
Il premier ellenico è tornato anche su un punto molto discusso in questi anni. «I soldi dati alla Grecia non hanno mai raggiunto il popolo, i soldi sono stati dati per salvare le banche europee e greche». Il riferimento va al fatto che i piani di salvataggio della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), equivalenti in totale a 240 miliardi di euro finora, sono stati varati per permettere alla Grecia di ripagare il proprio debito pubblico, esploso dopo che nel 2009 il Paese dichiarò di aver truccato i conti del bilancio. Debito pubblico che era, fino a tre anni fa, detenuto in buona parte dalle banche, tedesche e francesi in particolare.
Oggi invece gran parte dei 322 miliardi di euro di debito pubblico greco sono in mano alle nazioni della zona euro, che di fatto se lo sono accollato comprandolo dalle banche private con l'obiettivo ufficiale di renderlo più sostenibile per la Grecia perché gravato da tassi d'interesse più bassi rispetto a quelli applicati dalle banche. Ristrutturare il debito oggi, come chiede Tsipras, vuol dire perciò che i creditori dovranno rinunciare a quei soldi, almeno ad una parte. Un'ipotesi su cui il Parlamento europeo è ancora diviso.
MA IL CENTRO-DESTRA DICE NO
Il discorso di Tsipras ha suscitato gli applausi dell'estrema sinistra e dell'estrema destra nell'aula di Strasburgo, compresi gli euroscettici del neonato gruppo che include la Lega Nord. Positivo anche il commento del centro sinistra: «Dobbiamo fare tutto per salvare la Grecia», ha dichiarato il presidente dei socialisti europei, l'italiano Gianni Pittella. Contrario alla ristrutturazione del debito, invece, il gruppo dei popolari, che ha la maggioranza in Parlamento. Così facendo, ha detto il capogruppo tedesco Manfred Weber, considerato vicino alle posizioni di Angela Merkel, «non si colpirebbero i banchieri ma le infermiere slovacche e gli impiegati finlandesi. Invece di fare i referenda, gli altri Paesi membri sono andati avanti con le riforme e il consolidamenti fiscale». Insomma, la maggioranza dell'Unione europea – o almeno i suoi rappresentanti – sembrano ancora convinti di non volere pagare per il salvataggio di Atene.