Professore di meccanica dei fluidi a Tor Vergata, Roberto Verzicco ha siglato idee che sono poi diventate il cuore di aziende che funzionano. Ma senza di lui. Perché, dice, insegnare e occuparsi di business sono due cose diverse. E mette in guardia dalla moda

Roberto Verzicco corrisponderebbe perfettamente all’identikit del professore-imprenditore: uomo, adulto, ingegnere, cattedra di meccanica dei fluidi a Tor Vergata. Invece no.

Una start-up sarda (Karalit) ha sviluppato una sua idea con successo. Ma lei non è entrato in società. Perché?
«Perché penso che insegnare e occuparsi di azienda siano due cose diverse»

Molti suoi colleghi fanno entrambe.
«Lo so. Ma temo che sia a detrimento del tempo dedicato all’università»

Tutti ribadiscono che non è così.
«Nessuno è mai completamente onesto, come quando si parla di tasse. Se ho una scadenza con lo spin-off, darò il massimo a lezione o no?»

Ma l’imprenditorialità non rende più attivi, oltre che ricchi gli atenei?
«Se è per questo esistono le licenze sui brevetti e il conto terzi: io l’ho fatto spesso, e l’università si è arricchita. Mentre’impresa-mania è un rischio»

Un rischio?
«Se diventa una moda tutti ci si buttano. Anche chi non è portato. E aprono spin-off vuoti in partenza»

Non pensa siano almeno un’opportunità per i giovani migliori?
«Ben venga ogni occupazione. Ma non spacciamola per “ricerca”. Un dottorando in un’azienda, per quanto innovativa, fa ricerca o un’altra cosa?».