Un parco naturale a cavallo tra Italia e Francia. Con un'area marina unica. Che da anni attende una legge che la difenda dalle scorrerie di yacht e cacciatori subacquei 

Dove finisce l'Italia? Dipende. In Liguria finisce a Capo Mortola. Lì, sei chilometri dopo Ventimiglia, subito prima della frontiera francese, finisce l’Italia della disperazione, con i profughi dell’Africa nera ancora accampati sotto i loro striscioni irreali («One world, no borders») e gli sguardi degli agenti della Gendarmerie. L’altra è l’Italia della bellezza.

Perché Capo Mortola, l’estremo promontorio che separa le due Riviere, è una meraviglia vera. E la meraviglia crescerebbe ancora se arrivasse finalmente ciò che si attende da oltre cinque anni: l’Area di tutela marina. Sul modello di Portovenere, dove già esiste. Invece, per varie ragioni, non si riesce a proteggere come merita il tratto di mare, benedetto da un’elevata diversità biologica, davanti ai Giardini botanici Hanbury, l’altro gioiello di Capo Mortola, classificati tra i più bei giardini d’Italia.

Ma andiamo con ordine. Seguiteci in mare. Dal porto di Garavan, subito dopo il confine, il gommone di Pianeta Blu, il centro sub più esperto della zona, ci porta a Capo Mortola in dieci minuti. Mare calmo, brezza minima. Guardando la costa il tratto da proteggere è di circa due miglia, dai Balzi Rossi a ovest, intorno a Mortola e fino alla foce del torrente Latte a est; al largo si estende fino alla linea batimetrica dei 50 metri di fondale. Alle 9 è tutto tranquillo; ma dalle 11 in poi, tra i Balzi e Latte, arrivano a decine motoscafi, gommoni, yacht salpati da Montecarlo. E non tutti rispettano le distanze, che sarebbero a 200 metri dalle spiagge e a 100 dalle scogliere. In più, ai Balzi Rossi parecchi natanti si mettono bellamente all’ancora sul fondo di posidonia a una trentina di metri dalle celebri rocce.

«E accade anche di peggio», racconta il nostro skipper, Luca Coltri di Pianeta Blu: «Ci sono gli italiani che fanno pesca subacquea con le bombole o bracconaggio notturno; quelli che usano palamiti o reti vietate, le impigliano, non riescono a recuperarle e le abbandonano a mezz’acqua, facendo morire il pesce; o i francesi che vengono a caccia di cernie, perché in Francia c’è il divieto».

E i controlli della Capitaneria? «Difficili, è dura beccarli in flagrante». Al telefono ci risponde il comandante Pierpaolo Danieli della Capitaneria di Sanremo: «Le segnalazioni arrivano, facciamo quel che possiamo. Sanremo non è vicina, abbiamo solo due motovedette e un gommone, il carburante costa. E l’Area di tutela ancora non c’è. Una volta varata, bisognerà potenziare anche i mezzi di controllo».

Il piano dell’Atm (che è parte dell’Area protetta regionale Giardini Hambury, istituita nel 2000) ha due obiettivi: proteggere le acque antistanti sotto il profilo biologico, geologico e degli ecosistemi; e favorire un accesso regolato da alcuni vincoli, tra cui: divieto di navigazione entro 500 metri dalla costa per i natanti sopra i 24 metri; ancoraggio solo a boe di ormeggio stabilite dall’ente gestore; niente ancoraggio su fondale di posidonia ai natanti sopra i 5 metri; velocità sotto i 6 nodi; immersioni solo con autorizzazione; piccola pesca professionale solo a residenti e autorizzati; divieto di pesca subacquea.

Troppo severo? Troppo poco? Entrambi, a seconda di chi giudica. Un punto è chiaro: i fondali di Capo Mortola hanno caratteristiche speciali. Secche non affioranti, montagne sottomarine dal vertice piatto ricche di tane; fauna ittica di grandi dimensioni che comprende dentici, cernie brune, saraghi, orate, ricciole, oltre a pesci di roccia e barracuda; granchi e molluschi; e gorgonie rosse, falsi coralli neri, margherite di mare. A 36 metri sgorga anche una sorgente. Insomma, un paradiso dei sub e un ecosistema di pregio.

Mauro Mariotti, botanico dell’Università di Genova e direttore dei Giardini Hanbury (che all’ateneo furono affidati dallo Stato), descrive un tipico iter macchinoso all’italiana: «Tutto cominciò nel novembre 2009, quando, consultati i diversi soggetti, compresi i pescatori e i diportisti, fu trasmesso all’Autorità marittima il piano di perimetrazione e regolamento dell’Atm». Poi, tutto al rallentatore. L’assessore Zunino (giunta Burlando) ha inviato un parere non vincolante al Comune di Ventimiglia e alla Provincia di Imperia.

Il Comune ha chiesto modifiche per permettere la pesca subacquea agli apneisti della Federazione pesca sportiva, peraltro appoggiati da professionisti della Genova-bene. L’Autorità marittima ha risposto solo nel 2012, poi nel 2013, insistendo su due punti: divieto di ancoraggio per qualsiasi unità navale; e stretta limitazione al numero delle boe di ormeggio. «Manca l’accordo finale tra la Regione e l’Autorità marittima, che insiste su vincoli molto stretti. Non potrebbe ancorarsi neanche un barchino di tre metri», riassume Mariotti. Quanto alla neo eletta giunta ligure di centro-destra, presidente Giovanni Toti, non si è ancora espressa.

Mariotti ricorda: «Capo Mortola è classificato sito di importanza comunitaria secondo la direttiva europea Habitat 92/43. E abbiamo studiato, insieme a vari enti liguri e francesi, una doppia proposta di candidatura a sito del patrimonio Unesco, che verrà valutata a Parigi».

Gli Amici dei Giardini sono presieduti dallo scrittore Alain Elkann, presidente onorario è Marella Agnelli Caracciolo. Dei 19 ettari dei Giardini Hanbury che digradano verso il mare, e confinano con una proprietà di Alberto principe di Monaco, 9 sono visitabili. Meritano il viaggio, tutto l’anno. È il tripudio delle specie botaniche. Quelle esotiche, asiatiche, africane, americane, oceaniche volute dal mercante di spezie sir Thomas Hanbury poco dopo l’Unità d’Italia, assistito dal botanico Ludwig Winter; e quelle mediterranee inserite nel corso del tempo, dal 1925 ad opera della figlia Dorothy Hanbury.

Sarebbe vano descrivere tutto in poche righe. C’è chi preferirà agavi e aloe; chi i cipressi monumentali; chi le specie giapponesi; chi la foresta australiana; chi il giardino dei profumi; chi gli alberi del Sudafrica o del Messico; chi gli agrumeti esotici. Tra i papiri e le testuggini ecco la Fontana del Drago, adornata da un antico bronzo acquistato a Kyoto e da un nudino neoclassico. Più sotto, un ponticello traversa l’antica strada romana Julia Augusta, che fu percorsa da papa Inocenzo IV nel 1251, da Machiavelli nel 1511, da Napoleone nel 1796... E non è che un frammento di quel che c’è da raccontare.

L’Università gestisce tutto con un budget di un milione, e dieci giardinieri. Hanbury sfiora i 50 mila visitatori l’anno. Davvero, è un altro tesoro nascosto d’Italia, tesoro di stupori e di emozioni, ma manca sempre un soldo a far la lira: un poco di volontà politica, o anche solo di buon senso.