Yehia Rashed era atteso alla fiera di Rimini per parlare di sicurezza e ospitalità. Facendo finta che l'omicidio di Giulio Regeni, ancora avvolto dal mistero, non fosse mai avvenuto. Ma alla fine il suo discorso è stato annullato

Il ministro del turismo egiziano viene in Italia a fare promozione. A pubblicizzare le bellezze della terra delle piramidi e, soprattutto, la sicurezza dei suoi ambienti. E' tutto vero. L'appuntamento è al Ttg incontri, la fiera del turismo di Rimini.

Proprio nella giornata inaugurale l'esponente del governo di al-Sisi, Mohamed Yehia Rashed, accompagnato da Emad Abdalla, direttore dell'Ente del turismo egiziano, doveva partecipare a a una conferenza intitolata "Egitto: la strada della ripresa". La presentazione nella brochure dell'evento non lasciava dubbi: "Il ministro del turismo egiziano affronta il tema della sicurezza, specialmente aeroportuale, per la quale il governo egiziano ha speso milioni di dollari negli ultimi mesi e che ha permesso agli operatori turistici europei di poter guardare con rinnovata fiducia al turismo verso l´Egitto. Da qualche settimana, ad esempio, alcune compagnie aeree tedesche hanno deciso di tornare a volare in Egitto e, di conseguenza, il numero di turisti tedeschi è tornato a salire".

In seguito alle polemiche però, la partecipazione del ministro alla conferenza è stata annullata. L'esponente governativo egiziano è comunque arrivato a Rimini. "Siamo qui - ha spiegato il ministro all'Ansa - per una visita tecnica riguardo il nostro turismo, non e' una visita politica, è puramente una visita professionale in cui incontriamo esclusivamente addetti ai lavori per promuovere le relazioni tra i nostri Paesi che risalgono a centinaia di anni fa e continueranno per altre centinaia. Ribadisco le nostre condoglianze e siamo veramente addolorati, le nostre e le vostre autorità stanno collaborando per risolvere il caso".

L'obiettivo per il suo paese resta quindi guardare avanti, facendo finta che non sia successo nulla. Richiamare turisti italiani alle meraviglie del mondo egiziano senza aver fornito alcuna risposta sul caso Regeni.

I rapporti diplomatici sono infatti ancora molto tesi. L'ultimo incontro tra i pm dei due Paesi aveva sostanzialmente portato a una prima ammissione da parte delle autorità egiziane: la polizia indagò sul ricercatore italiano qualche settimana prima della sua uccisione. Null'altro è stato fornito. Niente dati dei tabulati telefonici e nemmeno le riprese delle telecamere che sorvegliavano le zone dove il 25 gennaio fu rapito Giulio.

La strada della ripresa dell'Egitto sembra quindi disposta a passare anche sopra il cadavere del giovane ricercatore. Questo mese sono ripresi i voli per Sharm el Sheikh, undici da diversi aeroporti italiani.

L'ambasciata, in collaborazione con l'Ente del turismo, ha avviato una campagna di comunicazione indirizzata ai turisti italiani. D'altronde, il 2016 è stato un anno nero per il settore egiziano. Secondo l'Organizzazione mondiale del turismo dell'Onu, il calo di ingressi è stato di oltre il 46 per cento rispetto al 2015. Un tracollo iniziato a ottobre dell'anno scorso con l'esplosione dell'aereo Metrojet dopo il decollo dallo scalo di Sharm.

Molte compagnie aree straniere hanno sospeso i voli verso la località balneare sul Mar Rosso. Il caso Regeni ha avuto ulteriori ripercussioni, in particolare dopo il richiamo dell'ambasciatore italiano che ha dovuto lasciare il Cairo. Tra le proposte avanzate dalle associazioni c'era anche quella di inserire l'Egitto nella blacklist dei territori non sicuri. Domani però il ministro spiegherà a tutti quanto sia sicuro il Paese dove spariscono mediamente tre persone al giorno.