I dati dell'istituto europeo di statistica fotografano la situazione del nostro Paese e degli altri dell'area Ue. Significative differenze tra le regioni del Nord e quelle del Sud

Poniamo di voler scattare uno foto dello stato di salute degli italiani: quale sarebbe il risultato? Cosa ci fa ammalare, e quanto spesso? Per quanto riguarda i tumori maligni la situazione in Italia è relativamente buona, almeno rispetto a diversi altri paesi del continente. Nel 2013, ultimo anno per cui l'ente europeo di statistica rende disponibili i dati, i decessi per questa causa sono stati appena più che in Francia e poco meno che in Germania. In Svizzera e Finlandia la mortalità raggiunge il livello minore mentre andando verso est – in particolare nei Balcani – emergono al contrario valori assai elevati.

Oltre ai tumori ci sono però anche le malattie del sistema circolatorio, per le quali l'Italia tende a fare meno bene. Qui la mortalità supera quella francese, spagnola o inglese, e di nuovo bisogna andare verso oriente – questa volta però in Romania, Bulgaria o nei paesi Baltici – per trovare le situazioni più critiche.

“È noto da tempo che i paesi mediterranei sono avvantaggiati, in particolare per le malattie cardiovascolari, soprattutto grazie alla dieta” spiega il dottor Carlo Goldoni, direttore del servizio epidemiologia dell'AUSL di Modena. Si tratta di differenze spesso anche molto ampie: da cosa dipendono? “Sono legate a diversi fattori che possono essere genetici – continua Goldoni – oppure dipendere dal livello economico e dall'istruzione, dall'alimentazione, dallo svolgere o meno attività fisica. O, ancora, da abitudini personali come il fumo, dal lavoro svolto, magari dall'esposizione a inquinanti ambientali”.



Un altro modo per capire come stanno le cose è fare un confronto fra le diverse cause. Scopriamo così che la maggior parte dei problemi arriva innanzi tutto dalle malattie del sistema circolatorio e poi dai tumori maligni. Questo, con differenze anche relativamente ampie fra paesi, vale comunque un po' in tutta Europa. Al terzo posto, ma abbastanza più indietro, ci sono invece i disturbi del sistema respiratorio – malattie che fra le nazioni principali troviamo con maggiore frequenza nel Regno Unito e in Spagna, ma che in Italia non risultano particolarmente diffuse.

Tutte le altre cause risultano invece essere assai più rare, anche se a scavare nei dati in alcuni campi emergono comunque differenze assai marcate: per esempio i decessi per patologie mentali e del comportamento avvengono con frequenza maggiore nel Regno Unito che rispetto a diversi altri paesi – risultano circa il triplo di quelli italiani.

Secondo Goldoni “i nostri dati e quelli di altri studi mostrano che tali persone hanno un rischio di morte maggiore della popolazione generale, e in generale l'aumento è di circa due volte. Uno dei rischi particolarmente elevati è quello dei suicidi, mentre la variabilità fra paesi può essere dovuta sia a una diverse frequenza delle malattie mentali sia a una diversa compilazione dei certificati di morte che che può farle emergere più spesso”.



Differenze importanti non esistono neppure soltanto fra nazioni, ma anche al loro interno – e l'Italia non fa eccezione. Per esempio dalla Calabria alla Lombardia la frequenza dei decessi per tumori maligni aumenta passando da 216 a 290 vittime ogni 100mila abitanti, mentre per i disturbi del sistema circolatorio la situazione appare più favorevole nell'area lombarda. Anche malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche – fra cui per esempio il diabete – provocano un maggior numero di vittime nella regione meridionale.

Così, navigando fra i dati, si può scoprire per quali aspetti il luogo in cui viviamo fa meglio e in quali fa peggio rispetto alle altre zone del nostro paese.



Lo stesso vale per il resto del continente: tanto che le specificità regionali fanno sì che, per citare un caso, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia abbiano un numero di decessi per tumori maligni che le avvicina alla parte centrale di Londra o all'area di Amburgo, in Germania. Viceversa, l'Italia ha anche un gruppetto di tre regioni – Calabria, Abruzzo e Basilicata – che per questo fattore si trovano invece ai livelli più bassi che possiamo trovare in Europa.

Nel caso delle malattie cardiovascolari la differenza sembra meno evidente, ma bisogna tenere a mente che Romania e – soprattutto – Bulgaria presentano valori di mortalità anche tripli e quadrupli rispetto alle altre principali nazioni. Questo non può che “appiattire” il distacco fra aree: così che in Sardegna i decessi per questa causa sono stati circa 300 ogni 100mila abitanti – meno che in qualsiasi altra regione della Germania, per esempio. Ma spostandoci in Campania, all'altro lato dello spettro, il valore sale a 440: più che rispetto all'area di Berlino.



Un grande divario esiste anche fra donne e uomini. Prendiamo il caso del Piemonte: per le malattie cardiovascolari i decessi maschili superano quelli femminili del 39%, e nel caso dei tumori maligni lo svantaggio per i primi aumenta ancora, arrivando all'84% in più – una regolarità che, con qualche oscillazione, troviamo in tutta Italia. Questo vale praticamente per tutte le cause, ma in fin dei conti non deve sorprenderci troppo se ricordiamo che le donne tendono a vivere diversi anni in più.



Se poi allarghiamo lo sguardo all'indietro possiamo capire come sono cambiate le cose dal 1996 al 2010 – l'intero arco temporale incluso in queste statistiche. Per quanto ogni vittima sia sempre troppa la tendenza generale, con qualche eccezione, è al miglioramento. Per tumori e malattie del sistema circolatorio, le due principali cause di decesso, la mortalità diminuisce in maniera significativa in tutte le regioni italiane.

Allo stesso tempo quelle del sud conservano il loro vantaggio mediterraneo, tanto che proprio nel meridione risulta la situazione migliore nel caso del cancro. Per i disturbi del sistema circolatorio la situazione s'inverte, ed è invece il sud a essere colpito con maggiore intensità – anche se, come sottolinea lo stesso Goldoni, in generale “il divario si va riducendo”.

Neppure è tutto rose e fiori. Nel tempo emergono anche malattie per cui la mortalità è in crescita, e fra queste risultano i disturbi del sistema muscolo-scheletrico, del tessuto connettivo, del sistema nervoso e degli organi di senso. “Per le prime si tratta di casi comunque rari – spiega ancora Goldoni – mentre l'aumento generale va attribuito in una certa misura ai casi di malattia di Alzheimer, in forte ascesa nell'ultimo periodo. In parte è un fenomeno reale, in parte però va ricondotto al fatto che tale patologia non era citata dai medici fino a quindici o vent'anni fa. Lo dimostra il fatto che l'arteriosclerosi, una volta frequente causa di morte, è praticamente scomparsa e nei certificati ora viene spesso citata come decadimento psichico senile su base arteriosclerotica, che finisce appunto fra le malattie del sistema nervoso”.

Al di là delle malattie vere e proprie, fra le cause di decesso possono esserci anche eventi esterni come omicidi, incidenti stradali, avvelenamenti accidentali e così via. Di nuovo, su molti di questi fronti le notizie sono tendono a essere buone. C'è intanto il caso delle morti per aggressioni violente che diminuiscono parecchio, anche se va citata la Calabria che presentava e presenta valori fuori scala rispetto al resto d'Italia. Certo nel nostro paese gli omicidi tendono a essere pochi rispetto alle altre nazioni, ma comunque l'anomalia rimane. Per gli incidenti automobilistici emerge invece un dato che contraddice gli stereotipi: nonostante quel che si sente dire in giro, la Campania risulta la regione con il minor numero di vittime della strada.



Per quanto ampi e dettagliati fino a livello regionale, ci sono anche alcune cose che i dati riescono a dirci con minore precisione. Goldoni ricorda infatti che “esiste una certa variabilità, nel tempo e nello spazio” nel modo le cause di morte vengono stabilite: dunque c'è un margine di errore più o meno ampio a seconda dei casi.

“La bontà dei dati varia a seconda della patologia – continua l'epidemiologo – sono molto affidabili i dati sui traumi e di buona qualità anche quelli sui tumori. Lo stesso, anche se in misura minore, vale per le patologie ben definite e ad elevata letalità, fra cui l'infarto acuto e gli eventi cerebrovascolari. Il contrario succede per quelle poco definite e di lunga durata. Esiste un punto di domanda relativo ai suicidi, che il medico può essere reticente a segnalare a meno che non ne sia assolutamente certo. Per alcool e droghe, invece, i dati si riferiscono ai decessi che hanno queste sostanze per causa diretta come l'overdose o l'intossicazione acuta da alcool, ma in effetti il loro abuso porta a morte prematura con vari meccanismi: come le infezioni da epatite o AIDS per le droghe usate in via endovenosa o epatiti e cirrosi del fegato per l'alcool”.

L'autore ringrazia Maria Luisa Clementi, della rivista Epidemiologia & Prevenzione, e Giovanna Barbieri, del servizio epidemiologia dell'AUSL di Modena, per il loro aiuto durante il lavoro di ricerca per questo articolo. I dati relativi all'Emilia Romagna non sono inclusi nel database Eurostat.