Mozzarella, frutta e milioni: il clan Moccia alla conquista di Roma

Lo storico gruppo camorristico era scomparso dai radar per molti anni. Ora un'inchiesta svela enormi interessi nella Capitale. Con una sorpresa: decine di ristoranti del centro storico e undici supermercati si rifornivano dal clan. Il capo per i suoi fedelissimi era "Il colletto bianco". E sognava il grande salto imprenditoriale: il mercato di Barcellona

Dalla prestigiosa piazza di Roma sognavano il mercato ortofrutticolo di Barcellona. Il clan Moccia, marchio storico della camorra napoletana, figlio degli anni cruenti della guerra tra cutoliani e anticutoliani, ha conquistato la Capitale a suon di quattrini. «Il Clan è lui ad Afragola( provincia di Napoli) a Roma semo noi!!!» si vanta uno degli indagati e prestanome del capo Luigi Moccia. E ancora: «A Napoli è Moccia la Camorra a Roma è Moccia Fruit», sostiene un altro intercettato. Sono frasi che spiegano alla perfezione il potere di questa dinastia criminale.

Perché Luigi Moccia nella capitale d'Italia non è venuto con il vestito pacchiano della camorra, quando si presenta nei salotti della città lo fa porgendo il biglietto da visita da imprenditore, della Moccia Fruit, appunto, una sua creatura, il cui grande magazzino alla Magliana è ben visibile da chi ogni giorno percorre la tangenziale direzione aeroporto di Fiumicino.
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Alberghi, bar, frutta e mozzarelle. Questi gli interessi dell'organizzazione con a capo Luigi Moccia, smantellata con una retata di polizia e Gico della guardia di Finanza e che ha portato in carcere sette persone. Il boss Moccia stava anche progettando di espandersi nel settore alberghiero con l'acquisto di strutture peraltro già sequestrate preventivamente nel giugno 2013 e successivamente confiscate nel dicembre 2014. Un investimento non proprio irrisorio: circa 15 milioni di euro per un hotel in piazza di Spagna.

L'inchiesta, condotta dai pm Barbara Sargenti, Maria Cristina Palaia e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, ha preso le mosse dall'omicidio di Modestino Pellino, ucciso a Nettuno il 23 luglio 2012, ritenuto un luogotenente di Luigi Moccia.

Il successo del clan di Afragola si fonda una strategia: l'inabissamento. Ha cioè "mimetizzato" le proprie attività nell'economia, grazie a numerosi prestanome che si sono intestati società e attività. L'importanza di avere colletti bianchi fidatissimi è un'ossessione del capo clan. Tanto che lui stesso, in un'intercettazione ambientale, descrive il profilo del prestanome ideale: «Una persona di fiducia, un amico fidato, o, meglio ancora, una persona di famiglia, con disponibilità economiche adeguate a giustificare il versamento di un corrispettivo in contanti ovvero il pagamento di una rata di mutuo significativa, spiegandogli che quest'ultima modalità sarebbe stata addirittura più vantaggiosa, consentendogli di ripulire il denaro sporco». Insomma, una lezione da manuale. Non a caso i suoi fedelissimi lo definiscono così: «Gigino è il più grosso, comanda tutto comanda... a Gigino lo chiamano il colletto bianco».

Con questa conoscenza del mercato, per Moccia inserirsi nell'economia romana è stato fin troppo semplice. Così in pochi anni è riuscito a ottenere risultati eccezionali con le sue società. I numeri parlano chiaro e dicono anche quanta poca attenzione ci sia da parte dei ristoratori e commercianti, che non si pongono molte domande sull'identità dei fornitori. La frutta distribuita dal clan arrivava, fino al giorno degli arresti, in ben 11 supermercati Conad di Roma. Da Ostia e Palocco a Fusano e Cassia.

Per non parlare della mozzarella di bufala. Oltre ad avere un negozio nella zona chic dei Parioli, avevano agganciato una ventina di ristoranti e pizzerie che senza troppi problemi, o minacce, hanno accettato di comprare dal signore della Bufala. Numeri stimati per difetto, perché nel conteggio rientrano solo quelli emersi dalle telefonate. Tra questi anche il noto Pizza Ciro, sequestrato al clan Contini. Nonostante gli amministratori giudiziari, gli uomini dei Moccia erano riusciti a stringere accordi commerciali con i reali proprietari. Camorra che rifornisce la camorra. Succede anche questo nella Roma criminale.

Per chi non rispetta i patti, però, c'è la lezione mafiosa che serve a ristabilire i ruoli. Così nell'indagine è finito un episodio di estorsione ai danni di un imprenditore, che non ha comunque denunciato. La vicende è legata alla fornitura di frutta e verdura ai Conad. La società concorrente dei Moccia doveva mettersi da parte. Per convincerlo i Moccia non hanno esitato a utilizzare le maniere forti. «In questo modo - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - le regole del mercato sono state deviate», a favore, ovviamente, della camorra imprenditoriale dei Moccia, che avevano già avviato un ulteriore progetto espansionistico.

Sognavano di invadere Barcellona con le loro mozzarelle e le loro cassette di ortaggi. Alcuni emissari avevano già firmato i primi contratti e portato i primi campioni per ristoratori e commercianti spagnoli. Da Roma a Barcellona, nel segno della camorra e della bufala.

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