Il cosiddetto "decreto trasparenza", approvato in Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2015, è nocivo per la libertà giornalistica. L'Espresso chiede di cambiare direzione e intende condurre una battaglia pubblica per un vero Freedom of Information Act
Il testo del cosiddetto "decreto trasparenza" approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 20 gennaio di fatto ostacola le inchieste giornalistiche e disincentiva la libertà di stampa.
Lo rileva l'Espresso nel numero in edicola venerdì 18 marzo.
[[ge:rep-locali:espresso:285177940]]Infatti, nonostante la relazione illustrativa del governo parli di equivalenza ai sistemi anglosassoni previsti dai Freedom of information act (Foia), nella pratica questo decreto impone una tale quantità di ostacoli, eccezioni, procedure e costi da renderlo lontanissimo da un vero Foia e da ostacolare le inchieste giornalistiche.
L'Espresso ricorda come il giornalismo investigativo - scavare per svelare fatti di rilevanza pubblica - permetta a un giornale di esercitare la funzione di “cane da guardia” di ogni potere e sia una colonna della libertà di stampa.
Nel nostro Paese», scrive Abbate, «sono in pochi a farlo e non tutti gli editori investono su questa informazione, che "l'Espresso" invece prova a svolgere ogni settimana. Abbiamo tutti ammirato il film premio Oscar sul gruppo Spotlight del “Boston Globe”.
Ma noi l'abbiamo anche invidiato, perché rispetto ai colleghi americani abbiamo un problema in più: lì c’è da mezzo secolo una legge, il Freedom of information act, che costringe ogni pubblica amministrazione a rendere accessibili i suoi atti.
Che siano i criteri di un appalto, il reddito di un eletto, un dato ambientale o altro. Noi una legge così non l'abbiamo. Il premier Matteo Renzi ha più volte promesso l’introduzione anche in Italia di un Foia, ma il testo approvato finora è invece lontanissimo da un vero Foia e anzi costituisce un muro di gomma al giornalismo investigativo».
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L'Espresso chiede quindi a Renzi di cambiare direzione e anticipa che per un vero Freedom of Information Act intende da oggi condurre una battaglia pubblica, come quelle che già in passato hanno caratterizzato il giornale su altri temi civili, dal divorzio all'aborto, dalla fecondazione assistita alla libertà del Web.