La strage di civili è solo uno degli obiettivi dei terroristi. Che puntano a colpire anche una delle conquiste della contemporaneità: la mobilità. Per questo gli attentati sui trasporti nella capitale del Belgio avranno danni collaterali economici e sociali profondi

Un aeroporto. Una metropolitana. I luoghi scelti dai terroristi dello Stato Islamico per far precipitare Bruxelles nel sangue rispondono a una scelta chiara: uccidere nella folla più civili possibili. Ma non solo. Perché colpire le infrastrutture e ammazzare decine di inermi in luoghi di transito o su mezzi di trasporto ha un significato più profondo e preciso: significa colpire la libertà di movimento.

Significa cioè proiettare un'ombra – spessa e violenta - sui comportamenti quotidiani di milioni di persone. Significa instillare, come fece il gas Sarin della setta di Aum Shinrikyo nei treni sotterranei di Tokyo nel 1995, la paura di muoversi. Significa avanzare la partita del terrore su un terreno irrinunciabile della contemporaneità.

Analizzando le conseguenze economiche degli attentati di Parigi, Andrea Goldstein, direttore del centro di ricerche Nomisma, mostrava come nelle settimane successive alle stragi di novembre i transiti sulla metropolitana si fossero ridotti del 10 per cento, e di conseguenza fossero aumentate le code sulle auto private: «il 17 novembre c'erano 530 chilometri di rallentamenti intorno a Parigi rispetto ai 240 di un normale martedì». Risultati che confermavano quanto il premio nobel Gary Becker aveva segnalato, ovvero che «un'esplosione su una linea di bus in Israele provoca una flessione del 30 per cento del numero di viaggiatori nei giorni successivi».

Se la ricaduta economica globale del terrorismo è stata stimata dall'Institute for Economics and Peace in 52 miliardi di dollari nel 2014, fra questi, 104 milioni sarebbero diretta conseguenza degli attacchi alle infrastrutture. Valuteranno presto il peso dei treni e dei voli sospesi a Bruxelles. Più che economica, però, la gravità delle conseguenze è soprattutto umana e sociale.
Scheda
Bruxelles, quante volte i terroristi hanno colpito i trasporti
22/3/2016

«Fra i due più grandi risultati della cultura del 21esimo secolo si trovano di certo i paradigmi della sostenibilità e della mobilità», nota Victor Marquez dell'università Iberoamericana di Mexico City in uno studio sulle conseguenze del terrorismo sullo sviluppo delle infrastrutture: «Sono infatti i modi con cui la nostra qualità della vita si è alzata e abbiamo raggiunto un benessere personale e collettivo maggiore. I trasporti hanno permesso a milioni di persone di viaggiare – quindi conoscere - di lavorare più velocemente, di essere più liberi». Per questo, sono diventati un target: secondo l'ultimo dossier della compagnia assicurativa Aon Golbal Risk Consulting, il 26 per cento degli attentati del 2014 ha avuto come obiettivo un mezzo o un luogo di trasporto. È la fascia più grande, subito dopo quella del “Retail” (negozi, centri commerciali, fiere), su cui pesano le stragi nei mercati di Boko Haram.

«I luoghi di transito sono architettati apposta per essere facilmente accessibili, e per questo sono più difficili da proteggere», nota Gabriel Nowacki dell'università militare di Tecnologia di Varsavia in un report sul rischio di attentati alle infrastrutture della mobilità in Europa: «I trasporti rappresentano una base per il funzionamento dell'economia e sono collegati a tutti gli altri settori. Un attacco terroristico che li colpisca  può quindi causare danni collaterali enormi. Sia finanziari che sociali: per tutti coloro che contano su quei mezzi per vivere».

Oltre alle vite falcidiate di decine di persone e delle loro famiglie, oltre alle ferite di centinaia di altri civili, gli attentati all'aeroporto e alla metropolitana compiuti dai miliziani del Califfato a Bruxelles riporteranno i cittadini europei, tutti, nella paura che fu quella di Londra 2005 o di Madrid 2004.

«L'obiettivo più evidente di ogni attentato è seminare il terrore nella società, dimostrare di avere il potere di farlo», conclude Marquez: «In una certa misura, ogni utente di ogni mezzo di trasporto della società contemporanea è stato contagiato da questa malattia; c'è sempre, sospesa nell'aria, questa sensazione di disagio per il rischio potenziale» inciso nel muoversi.

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