Secondo i media belgi l'attentatore Khalid El Bakraoui aveva un complice. Gli inquirenti hanno individuato gli altri quattro  grazie a un fermo immagine preso dalle telecamere interne dell'aeroporto e alle analisi del Dna. Uno, con occhiali e cappello calato sulla testa, è ancora ricercato. Fra le vittime ci sarebbe anche un'italiana, Patricia Rizzo,  funzionaria di un'agenzia della Commissione europea

Le indagini sulla strage di Bruxelles sono più che mai aperte: ai quattro terroristi coinvolti negli attentati di Bruxelles si aggiunge oggi un’altra figura dall’identità sconosciuta. Stando a quanto riferisce la radio belga Ttbf   un secondo uomo  si trovava con Khalid El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere nella metropolitana di Bruxelles, causando la morte di 20 persone. E' stato intercettato dalle telecamere di sorveglianza: nelle immagini trasporta una grossa borsa.  Ancora non è dato sapere se sia morto nell'attentato o se sia anche lui in fuga. E questa persona si aggiungerebbe all'altro uomo che è riuscito a scappare, quello con il cappello che appare nella foto della telecamera di sorveglianza all'aeroporto di Zavantem.
[[ge:espressosite:espresso:1.255615:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.255615.1458823158!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]]
Altri tre terroristi sono morti da kamikaze,a. Il procuratore federale belga Frederic Van Leuw, che coordina le indagini, ha spiegato ai giornalisti che dei tre kamikaze sono stati identificati i fratelli Bakraoui: Ibrahim, che si è fatto esplodere all'aeroporto Zaventem, e Khalid, che invece si è ucciso nella metropolitana a Maelbeek. E poi Najim Laachraoui, il secondo kamikaze che si è fatto esplodere a Zaventem. Laachraoui è quindi il primo uomo da sinistra ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell'aeroporto. In precedenza era stato identificato l'altro kamikaze di Zaventem, Ibrahim El Bakraoui. L'uomo era oggetto di un mandato d'arresto internazionale dal 18 marzo 2014. Laachraoui, sospettato come artificiere degli attentati del 13 novembre a Parigi, è stato identificato tramite il suo dna. Khalid, nato a Bruxelles e di nazionalità belga, si è fatto esplodere nel secondo vagone di un treno che proveniva dalla stazione di Schuman (che serve le sedi della Commissione e del Consiglio europeo, nonché di altre grandi istituzioni e media) in direzione della stazione di Arts-Loi.

UN'ITALIANA FRA LE VITTIME

I morti e i feriti negli attentati, come ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, sono di «40 diverse nazionalità». Fra le vittime ci sarebbe anche un'italiana, Patricia Rizzo, funzionaria di un'agenzia della Commissione europea. Della donna non si hanno più notizie da martedì, dall'esplosione alla metropolitana di Maelbeek, dove almeno una ventina di persone hanno perso la vita. I familiari la cercano senza sosta. Per l'ambasciatore italiano a Bruxelles, Vincenzo Grassi, ci vorrà ancora del tempo per avere una conferma ufficiale della presenza di un'italiana tra le vittime degli attacchi. C'è stata una prima «fase di tentativo di identificazione tramite requisiti e questionari alla famiglia. Poi ce ne sarà una seconda, anche più lunga, in base al diritto belga che prevede l'autorizzazione del magistrato», senza la quale «nulla può essere ufficializzato».

«Siamo stati per tutta giornata con la famiglia che ha vissuto un giorno molto difficile» ed «ora è rientrata a casa», ha aggiunto l'ambasciatore, spiegando che né il ministero degli Esteri, né l'unità di crisi della Farnesina hanno ancora fornito il nome. I tempi per l'identificazione possono variare, anche a causa di un «numero di salme elevato, così come elevato è il numero di persone che pensano di avere congiunti dispersi». C'è Il «problema di far coincidere i dati e un elemento di ulteriore atrocità» determinato «dalle condizioni di alcune salme che sono in stato drammatico».

LE IMMAGINI DELL'AEROPORTO

Le prime indagini condotte dagli inquirenti hanno portato all'individuazione di quattro sospetti grazie a un fermo immagine preso dalle telecamere interne della struttura aeroportuale che li riprende mentre spingono carrelli con sopra grossi borsoni: uno di loro ha occhiali e cappello calato sulla testa. Nella foto si vedono i kamikaze che indossano un solo guanto sulla mano sinistra, che potrebbe essere servito a nascondere i detonatori degli ordigni. La circostanza è molto simile alla dinamica dell'attentato compiuto proprio dal fratello di Abdeslam, Ibrahim, al Café Voltaire. La polizia spiegò che il suo giubbotto esplosivo era collegato con dei fili a un detonatore, alimentato da una batteria a 9 volts: lo stesso utilizzato anche da uno dei kamikaze del Bataclan.


TERRORISTI IN TAXI

I responsabili dell'attentato all'aeroporto hanno raggiunto lo scalo a bordo di un taxi. A fornire informazioni agli inquirenti è stato il tassista che ha portato allo scalo almeno una parte del commando di terroristi. L'uomo ha detto agli investigatori che il numero di bagagli trasportato dai clienti non corrispondeva agli ordigni esplosi. Questo particolare ha fatto scattare le ricerche nello scalo con il ritrovamento successivo di un ordigno non esploso poi neutralizzato dagli artificieri. Il testimone ha pure fornito l'indirizzo di Scharbeek dove aveva prelevato i suoi passeggeri consentendo così le perquisizioni che hanno portato al ritrovamento di sostanze chimiche e di un ordigno esplosivo contenente chiodi. 

L'ESPLOSIVO TROVATO NEL COVO

Durante alcune perquisizioni che sono state effettuate a Schaerbeek sono stati trovati un ordigno esplosivo con chiodi, prodotti chimici e una bandiera dell'Isis. Chiodi e bulloni, gli stessi oggetti metallici usati all'aeroporto di Zaventem e negli attentati di Parigi per “massimizzare” gli effetti delle esplosioni. Mentre i prodotti chimici potrebbero essere riconducibili al TATP, l'esplosivo artigianale composto in gran parte da perossido di acetone, utilizzato a Parigi. È considerato la firma dell'Isis negli attacchi in Europa, e secondo fonti di intelligence Usa è dal 2013 che i jihadisti si addestrano, in Siria e Iraq, alla preparazione e all'uso di questo esplosivo. Il procuratore ha smentito che nelle perquisizioni nell'aeroporto di Zaventem siano state trovate armi da guerra, notizia che era circolata ieri.

IL TESTAMENTO 

Il fratello di Ibrahim, Khalid el Bakraoui, nel suo "testamento", trovato dagli investigatori in un computer che era stato abbandonato nei pressi del covo di rue Max Roos a Schaerbeek in un cestino dei rifiuti, ha scritto di doversi «muovere in fretta, non saper che fare, non sentirsi più sicuro» e di non voler rischiare di «ritrovarsi in una cella vicina» a Salah Abdeslam, uno dei responsabili degli attentati di Parigi, catturato venerdì in Belgio. I fratelli Bakraoui avevano precedenti penali, non legati però al terrorismo. Secondo il quotidiano belga Dernière Heure, Khalid aveva affittato sotto falso nome l'appartamento di rue de Dries a Forest, teatro della sparatoria con la polizia della settimana scorsa. In mattinata, lo stesso quotidiano aveva diffuso la notizia in esclusiva dell'arresto di Najin Laachroui, l'artificiere degli attentati di Parigi, identificandolo con il terzo uomo in fuga. Salvo poi smentire che fosse lui la persona arrestata. Il procuratore ha confermato l'arresto di una persona ancora sotto interrogatorio. Il pc trovato conteneva anche un testamento audio con cui i due fratelli kamikaze Khalid e Ibrahim annunciano di voler agire «per vendicare l'arresto di Salah Abdeslam, il 18 marzo, e la morte di Mohammed Belkaid» qualche giorno prima nell'operazione a Forest. Il testamento era indirizzato alla madre e a un cugino.

ATTENTATI PIANIFICATI A RAQQA
 

Si fa strada l'ipotesi che l'arresto di venerdì scorso di Salah Abdeslam, membro del commando di Parigi che poi non ha avuto il coraggio di farsi saltare in aria ed è tornato a nascondersi a Bruxelles per quattro mesi, abbia potuto imprimere un'accelerazione all'esecuzione di attentati che sicuramente sono frutto di un'accurata pianificazione. Per il procuratore federale Frederic Van Leuw «è ancora presto per dire con certezza se gli attacchi di Bruxelles siano legati a quelli di Parigi».

Il gruppo terroristico in una delle sue rivendicazioni, iniziate a fioccare in rete subito dopo gli attentati, parla di una «cellula segreta» dell'Isis responsabile degli attacchi di Bruxelles.

L'intelligence irachena afferma che gli attacchi contro aeroporti e stazioni ferroviarie in Europa sono stati pianificati due mesi fa a Raqqa, la “capitale” dello Stato islamico in Siria. Bruxelles «non rientrava tra gli obiettivi», ma l'Isis «ha cambiato idea dopo l'arresto di Abdeslam». Una tesi, quella del cambiamento di obiettivi, che potrebbe trovare conferma nelle cose «andate male» dal punto di vista dei terroristi: il mancato uso degli Ak47, gli ordigni inesplosi, segni di attentati portati a termine forse con eccessiva fretta.

Non è la prima volta che Baghdad punta l'indice su Raqqa: è nella città siriana che, hanno rivelato a novembre gli 007 iracheni, sono stati preparati su ordine diretto di Abu Bakr al Baghdadi i piani di attacco a Parigi. Ed è sempre a Raqqa che si è addestrato il commando di Parigi. Si parlò di 24 jihadisti coinvolti, 19 per gli attacchi e cinque con compiti logistici.

LEGGI ANCHE

L'edicola

Ustica: la verità sulla strage - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 11 aprile, è disponibile in edicola e in app