Questa su Rai Uno va in onda la Riina Family. La saga familiare dei Corleonesi raccontata in prima persona dal giovane capo famiglia, Salvuccio, 39 anni, ospite del salotto di Porta a Porta. Salvuccio ha scontato una pena di 8 anni per associazione mafiosa. Non si è mai pentito, il ragazzo, come del resto suo padre, lo stragista Totò “u Curtu”. Né ha mai collaborato. Dal 2012 vive a Padova in regime di sorveglianza.
Nel ricco Nordest ha trovato la sua seconda e comoda casa. E qui non sarebbe stato esattamente quel che si intende un ex detenuto modello. La guardia su di lui resta comunque alta: condannato per mafia, mai pentito, omertoso sulle stragi e sulle vittime di Cosa nostra. E sorvegliato speciale. A intervistarlo sarà il navigato Bruno Vespa. Dall'arte del make up ai plastici delle scene del crimine, Vespa nel suo studio accetta chiunque. Tutti uguali davanti a una telecamera e al suo microfono.
Così dopo l'ospitata di Vittorio e Vera Casamonica, è la volta del figlio di Totò Riina, che nel frattempo è diventato anche scrittore. «Le polemiche preventive nate sulla puntata di Porta a Porta in onda questa sera intorno amezzanotte su Rai Uno si sono sviluppate intorno a una trasmissione che nessun italiano ha ancora visto»,si legge in una nota della Rai.
Che aggiunge: «Si tratta in particolare di un’intervista nella quale Bruno Vespa incalza il figlio di Totò Riina, già condannato per mafia, senza fare sconti al suo rapporto di rispetto verso il padre nonostante gli atroci delitti commessi. Quello del figlio di Riina è un punto di vista sconcertante ma che si è ritenuto di portare a conoscenza dell’opinione pubblica perchè sintomatico di una mentalità da «famiglia mafiosa» che è compito della cronaca registrare. Per commentare in maniera adeguata le parole del figlio di Riina l’intervista sarà seguita da un dibattito a cui parteciperanno il figlio di Rosario Schifani, agente di scorta di Giovanni Falcone morto nell’attentato di Capaci del maggio del ’92, il giornalista del Corriere della sera Felice Cavallaro, esperto di vicende di mafia, l’avvocato Luigi Li Gotti, storico avvocato di celebri pentiti, e Dario Riccobono, presidente dell’associazione Addiopizzo. Per offrire un ulteriore punto di vista contrapposto a quello offerto dal figlio di Riina Porta a Porta ospiterà inoltre domani sera una puntata dedicata alla lotta contro la criminalità e a chi alle battaglie contro le mafie ha dedicato la propria esistenza anche a costo della vita. Tra gli altri saranno ospiti il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone».
Dopo l'intervista, quindi, gli ospiti, tra cui il familiare di una delle vittime della strage di Capaci, avranno la possibilità di commentare le parole di Riina. Basta questo per placare la polemica. Per niente. Anche perché per molti il punto è un altro. Il rampollo di del boss è l'immagine di una mafia sbiadita. Facile da raccontare e semplice da spiegare. A quando uno di quei colletti bianchi che molto possono dire sulle commistioni tra mafia e politica? Attendiamo fiduciosi, perché forse sarebbero pezzi televisivi più consoni al servizio pubblico. Che permetterebbero di raccontare per una volta al vasto pubblico di Porta a Porta il vero volto delle organizzazioni mafiose moderne. E uscire così dal folklore che spesso crea solo confusione.
Il libro del giovane Riina, dicevamo. Un libro di ricordi. Ricordì a metà. Nel senso che ricorda solo ciò che è conveniente ricordare. Su tante cose, persino sul motivo della sua condanna a 8 anni, non si sofferma molto. Quasi niente. Racconta delle carezze che lui, sua sorella, sua madre, non hanno più potuto avere dal padre e dal marito. Racconta del 23 maggio e del 19 luglio. Davanti alla televisione, con il papà latitante e le immagini di Palermo trasformata in Beirut dal tritolo della cosca. Il silenzio del boss, il silenzio della famiglia.
L'invito a Porta a Porta, come per Casamonica, ha scatenato la polemica. Una durissima nota viene da Rosy Bindi: «Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se questa sera andrà in onda avremo la conferma che Porta a porta si presta a essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all'Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai».
Le parole di Maria Falcone sono ancora più forti: «Apprendo costernata, considero incredibile la notizia: da 24 anni mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l'estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico».
È legittimo portare Riina junior in televisione? La risposta è complessa. Ma su un fatto è necessario riflettere: quando Enzo Biagi intervistava in esclusiva storici capi clan, come Luciano Liggio, lo faceva perché c'era un rilevante interesse pubblico nel sentire quei sovrani del crimine. Salvuccio Riina, con tutto il rispetto, non pare avere uguale statura. La presenza a Porta a Porta, perciò, sembra destinata alla solita presentazione del libro. Che, come detto, per le gravi omissioni, non aggiunge niente a quanto già sappiamo della Riina Family.