Un giovane su sette abbandona la scuola con un basso titolo di studio. La Fondazione Con il Sud promuove una riflessione ispirata a Don Lorenzo Milani. Per un modello educativo basato sull'inclusione sociale
«Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali tra disuguali». Lo diceva Don Lorenzo Milani, il prete fiorentino che dedicò la sua vita agli studenti più poveri, in aperta contestazione con il sistema scolastico dell'epoca. Dall'esperienza della scuola della Barbiana, sperduta nelle campagne del Mugello, era nato “Lettera a una professoressa”, il libro in cui Don Milani chiedeva agli insegnanti della scuola dell'obbligo di fare scelte precise per servire i figli del popolo, anziché levarseli di torno con le bocciature.
Mezzo secolo più tardi, la scuola italiana è cambiata, ma il pensiero di Don Milani resta per molti un punto di riferimento. Alla sua figura è dedicata la quarta tappa della manifestazione nazionale “Un futuro mai visto”, promossa dalla
Fondazione Con il Sud. «Partendo dal suo insegnamento – dice il presidente della Fondazione, Carlo Borgomeo –, affrontiamo il tema della scuola che “serve”, non solo ai ragazzi ma in generale al presente e al futuro della nostra società». Oggi, giovedì 29 settembre, a Firenze, si parla di dispersione scolastica, attraverso le testimonianze di chi, dalla Toscana alla Sicilia, è impegnato nel contrasto al fenomeno.
Secondo l'Eurostat, in Italia la dispersione scolastica è passata dal 20,8% del 2006 al 14,7% del 2015. Quasi quattro punti percentuali in più rispetto alla media dell'Unione (11%), vicina in ogni caso all'obiettivo del 10% da raggiungere entro il 2020. I dati europei fanno riferimento agli
early leaving from education and training (ELET): i giovani tra i 18 e i 24 anni con al più il titolo di scuola secondaria di I grado o una qualifica di durata non superiore ai due anni e non più in formazione. In altre parole, nel nostro Paese quasi un ragazzo su sette lascia la scuola con, al massimo, un titolo di terza media. Tra gli stati membri,
fanno peggio solo Spagna (20%), Malta (19,8%) e Romania (19,1%).In Toscana si lotta contro la dispersione scolastica con progetti come “No Out” dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze: un insieme di interventi sperimentali che coinvolge cinque istituti scolastici, 18 classi, 500 alunni e 100 docenti e raggiunge anche i giovani che hanno già abbandonato (i cosiddetti dropout) grazie alla collaborazione di quattro agenzie formative. Gli insegnanti, in particolare, sono affiancati nell'orario scolastico in modo da diffondere una didattica più inclusiva e capace di valorizzare le competenze e le conoscenze degli studenti.
A Palermo, invece, dove secondo l'Osservatorio provinciale sul fenomeno un giovane su quattro si trova in situazione di dispersione scolastica, è la stessa Fondazione Con il Sud a portare avanti otto progetti in 17 quartieri, per un totale di 6500 studenti coinvolti. Le attività vanno dall'orientamento allo studio al supporto psicologico per alunni e famiglie, passando per laboratori creativi ed espressivi.
È stato lanciata da qualche settimana, infine, l'iniziativa “La scuola al centro” del Ministero dell'Istruzione. Un progetto da 240 milioni di euro (del Fondo Sociale Europeo) che prolungherà l'orario d'apertura di
6 mila scuole su tutto il territorio nazionale per fare di ogni istituto un presidio di contrasto alla dispersione educativa.