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Attualità
gennaio, 2017

Da 'Stato' a 'muro', vocabolario dell'era Trump

Come avviene a ogni cambio d’epoca, il significato dei termini muta. A volte ?si trasforma nel suo contrario. Ciò che era negativo diventa positivo. E viceversa

Madame Chauchat? L’amore disperato di Castorp per la bella russa? Le discussioni tra Settembrini e Naphta? Davos, negli ultimi anni ?non era più sinonimo di “La montagna magica” di Thomas Mann. La cittadina svizzera era diventata invece teatro massimo dei ricchi ?e potenti della Terra. E lì che, tra cronache ammirate dei giornali e delle tv, veniva officiato il più solenne tra i riti della globalizzazione. Oggi su Davos c’è qualche articolo, ma con toni diversi e spazi minori. E del resto Donald Trump il nuovo presidente Usa, della globalizzazione si dichiara nemico; mentre Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, ha parole ?di pentimento per le troppe disuguaglianze create dalla teoria ?e prassi del liberalismo. E con la crisi radicale della globalizzazione, ?anche alcune parole chiave ?hanno cambiato segno.

Socialismo

Negli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta andava di moda essere socialisti. Lo erano intellettuali engagés, così come i capi di Stato dei Paesi liberatisi dal colonialismo. Poi, il socialismo, ossia l’ipotesi che gli esseri umani siano in grado di costruire qualcosa di buono collettivamente e che la giustizia sociale sia un valore, è diventato ?una brutta parola. Ebbene, ora il socialismo sta tornando. E perfino, pochi ?mesi fa, un candidato, non marginale, alla presidenza degli States si ?dichiarava socialista.

Liberalismo

A metà anni Ottanta tutti si erano convinti che avesse ragione la signora Thatcher. Era evidente che la società non esisteva; non era possibile mettere in dubbio l’ipotesi (spacciata per ?un fatto) che il privato fosse meglio ?del pubblico e che il pubblico fosse sinonimo di inefficienza e fonte ?di corruzione. Il liberalismo era un’ideologia che, come a suo tempo ?il comunismo, assomigliava a una religione: un dogma laico caduto ?dal cielo. Oggi, culturalmente, ?è cane morto (come lo era diventato ?il comunismo negli anni Settanta).

Stato

Morto il liberalismo, viene rivalutato lo Stato. Forse non ancora abbastanza. Se mancano le turbine e gli spazzaneve (per fare un esempio), è perché si è pensato che lo Stato non servisse più.

Frontiera

Rivalutato lo Stato, si cerca di ristabilire il confine, detto anche il limite. In due versioni. La prima: come Muro, barriera, protezione (illusoria) contro l’invasione dei barbari. La seconda: come consapevolezza che la condizione indispensabile della democrazia è il controllo del territorio. Dimenticato ?il sogno di un mondo senza confini.

Muro

Vedi Frontiera.

Identità

Da un discorso sull’autodeterminazione degli individui (corollario emancipatorio della modernità e della globalizzazione, la modernità fin ?da quando esiste porta alla globalizzazione) è diventata una parola che riporta alle utopie retrograde. La primavera araba, dalla rivendicazione della libertà è finita in una retorica identitaria (me era già successo in Europa, dopo il 1848). L’utopia retrograda ha portato anche all’uso ?di parole antiche come zar, ?sultano, califfo.
Il pupazzo di Donald Trump in preparazione per il Carnevale di Marsiglia

Sicurezza

Corollario del bisogno del limite. Una volta, dalla sinistra, era considerata sinonimo di repressione. La globalizzazione, con il turismo di massa nei luoghi ad alta criminalità, ma anche con immigrazione a casa nostra, ha finito per rivalutare il bisogno di sicurezza. Amiamo vivere in quartieri presidiati da poliziotti e soldati.

Forestiero

Era l’angelo mandato da Dio. Poi, con la globalizzazione, una presenza quotidiana. Oggi, un nemico. A meno che le sinistre non tornino a capire la differenza tra internazionalismo ?e globalizzazione.

Post- modernità

In declino. Si torna a ragionare sulla modernità e perfino si comincia a rileggere i testi degli esistenzialisti; filosofi e filosofe che il nulla della nostra esistenza trasformavano in un progetto politico ed esistenziale, appunto, in cui era importante schierarsi ed essere partigiani, nel senso del “di parte”.

Virtuale

Con le Borse aperte 24 ore su 24 su scala globale (templi del liberalismo) era diventata parola chiave. Oggi invece torna il corpo: al teatro, dove è ormai l’oggetto vero della narrazione, ma anche in moda. Vanno forte le modelle “curvy”, in carne, in declino quelle magrissime con il corpo che rimandava al virtuale, appunto.

Comunicazione

Si cerca di tornare alla Informazione.

Karl Marx

“Ben scavato vecchia talpa” (Da ?“Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte”, testo scritto nel 1852, e più attuale che mai).

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