La denuncia della Fiom-Cgil di Chieti su un episodio accaduto alla Sevel di Atessa. "Il caporeparto non ha fatto sospendere l'attività e ha chiesto agli altri di far finta di non vedere il corpo a terra". L'azienda replica: "No, soccorsi scattati subito e linea bloccata". Prosegue la nostra inchiesta sul lavoro degli italiani: inviateci la vostra segnalazione a espressonline@espressoedit.it

Un operaio batte la testa, cade a terra e sviene mentre è alla catena di montaggio, ma il caporeparto non fa sospendere la produzione. Anzi, chiede agli altri lavoratori presenti di “far finta di non vedere il corpo a terra e di riprendere il lavoro”. È accaduto mercoledì mattina alla Sevel di Atessa, di proprietà della Fiat Chrysler, il più grande stabilimento europeo per la produzione di veicoli commerciali leggeri. Un nuovo episodio in odore di prima rivoluzione industriale per la fabbrica abruzzese, dopo quello avvenuto due mesi fa, quando una tuta blu si vide negare il diritto di andare in bagno nonostante lo avesse chiesto più volte e a quel punto, non facendocela più, non gli restò che farsi la pipì addosso.

La denuncia arriva stavolta dal segretario generale della Fiom-Cgil di Chieti, Davide Labbrozzi: “Un addetto allo svolgimento delle attività di montaggio, ieri mattina presto, ha urtato violentemente la testa su un parter prelievo sedili (braccio meccanico per il sollevamento dei sedili). Questo incidente ha provocato la sua perdita di conoscenza e caduta a terra. I suoi colleghi hanno lanciato immediatamente l’allarme. Ma ancora prima dell’arrivo dei soccorsi, il responsabile del reparto Ute ha chiesto ai lavoratori presenti di ignorare l’accaduto, di far finta di non vedere il corpo a terra e di riprendere il lavoro” spiega Labbrozzi all’Espresso. E poi chiosa: “Far ripartire la linea con un lavoratore sdraiato a terra è un atto inaccettabile che la Fiom contesta duramente. Questo atteggiamento è sintomo di un’azienda che surclassa l’uomo a vantaggio della produzione”.

Subito dopo il misfatto, gli operai hanno incrociato per protesta le braccia per un’ora e allo sciopero hanno partecipato pressoché tutti i venti addetti all’Ute (Unità tecnologica elementare). Secondo la Fiat Chrysler, da noi interpellata, “i soccorsi sono scattati immediatamente seguendo le procedure d’intervento interne. La linea è stata immediatamente bloccata per consentire di prestare la prima assistenza alla persona e, una volta attuate le manovre di primo soccorso e attivati i soccorsi attraverso l’infermeria dello stabilimento, è stata riavviata. La persona già in infermeria di stabilimento si era ripresa, ma in via precauzionale è stata inviata per accertamenti all’ospedale. Le è stato riscontrato un trauma cranico non commotivo, prescritto un periodo di dieci giorni di riposo e mandato a casa”. Ma il sindacato conferma.

Nei giorni scorsi un’altra polemica aveva attraversato la Sevel, fiore all’occhiello del gruppo mondiale guidato da Sergio Marchionne.

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Sulle ali del successo del nuovo Ducato, lanciato verso quota 290 mila furgoni nell’anno solare 2017, quest’estate lo stabilimento di Atessa chiuderà solo per una settimana. Il resto delle ferie bisognerà scaglionarlo tra maggio e dicembre. Perché gli affari vanno a gonfie vele e sono troppe le commesse da rispettare. Non c’è più tempo da perdere, e pazienza se ciò comporta il diniego di un calendario tradizionale vecchio di un secolo.

La produzione sempre più über alles, sostiene la Fiom Cgil per bocca di Labbrozzi: “La filosofia Sevel continua a non rispettare coloro che quotidianamente permettono all’azionista di intascare una ricchezza smisurata, quella che lo stabilimento atessano produce quotidianamente. La Fiom, ancora una volta, torna a chiedere l’avvio di un confronto che mai come oggi è necessario per ristabilire il giusto valore della qualità della vita in Sevel”.

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