STIAMO TUTTI BENE
Ma il vero motivo per cui il romanzo autobiografico “Stiamo tutti bene” (La nave di Teseo) di Giulia Gianni

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Ivan Cotroneo, brillante scrittore e sceneggiatore, si è imbattuto nel racconto di Giulia quando lei pubblicava su internet i capitoli della sua avventura di donna e di madre. Si è appassionato, ha voluto conoscere Giulia per farle i complimenti, convinto che potesse diventare un film o una serie televisiva. Cosa che è avvenuta e prenderà forma nei prossimi mesi.
LA MAPPA EUROPEA DEI DIRITTI
E così, mentre in Italia si celebra il primo anniversario della legge sulle unioni civili e si calcolano i suoi risultati del tutto provvisori - 2.802 celebrazioni in otto mesi - il pubblico può conoscere da vicino, attraverso il grimaldello del sorriso, una famiglia arcobaleno. Il tono è scherzoso, ma il tema è serio: come rivela la mappa dei diritti pubblicata da L’Espresso, infatti, l’Unione europea resta frastagliata, con due blocchi agli antipodi: da un lato i Paesi nordici - Danimarca, Svezia, Finlandia - i primi a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali in forza di leggi approvate dai rispettivi Parlamenti, senza bisogno di ricorrere alle sentenze dei tribunali o delle Corti costituzionali.
Sul fronte opposto i Paesi dell’Est, tra gli ultimi a entrare nell’Europa a 28: Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, che non riconoscono le unioni civili tra persone dello stesso sesso e non prevedono alcuna disciplina né tutela dei rapporti di filiazione omoparentale. In mezzo le nazioni - Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Belgio - che hanno scelto la via della piena uguaglianza in tempi più o meno recenti. In Italia, nel solco di esperienze come quella austriaca o quella tedesca, l’estensione dei diritti - e in particolare delle adozioni - è stata resa possibile anche per l’intervento dei tribunali, in assenza di una legge sulle adozioni congiunte e sulla cosiddetta “stepchild adoption” (adozione del figlio del partner).
A partire dal 2014, il Tribunale per i minorenni di Roma ha inaugurato un orientamento, che si è concretizzato in alcune sentenze alcune delle quali passate in giudicato, in forza del quale è stata riconosciuta l’adozione del figlio del partner in coppia omosessuale. Tale propensione è stata confermata nel maggio 2016 dalla Corte di Cassazione. A febbraio 2017, per la prima volta in Italia, un tribunale (la Corte d’Appello di Trento) ha riconosciuto con un’ordinanza il legame non biologico tra due padri (italiani) in coppia omosessuale e i due figli gemelli nati in Canada grazie alla maternità surrogata, riconoscendo la validità del certificato di nascita di uno Stato estero che afferma la doppia paternità.
Nel marzo di quest’anno, inoltre, il Tribunale dei minori di Firenze per la prima volta nel nostro Paese ha riconosciuto due adozioni congiunte ad altrettante coppie di padri. E ancora a metà aprile, la Corte d’appello di Palermo, per la prima volta nel nostro Paese ha stabilito che i bambini gemelli nati con la fecondazione eterologa da due mamme gay vedranno la mamma “sociale” un pomeriggio alla settimana e passeranno con lei due fine settimana al mese.
FECONDAZIONE ASSISTITA
Negli ultimi anni, infine, i tribunali e la Corte Costituzionale con le loro sentenze hanno allargato le maglie e pian piano smantellato gran parte della legge 40 sulla fecondazione assistita, voluta nel 2004 dai partiti conservatori. Tuttora questa legge disciplina la procreazione assistita, consentita solo alle coppie sposate o stabili, uno dei pochi principi rimasti saldi della legge. In pratica, possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. Resta espressamente vietata per le coppie omosessuali.
Due anni fa, infine, una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale e di fatto cancellato il divieto di fecondazione eterologa (con un gamete, un ovulo o uno spermatozoo di un donatore), che tuttavia nella pratica rimane un diritto per pochi. Tale procedura, in ogni caso, resta lecita solo per le coppie di sesso diverso, sposate o conviventi con diagnosi di infertilità. Non possono quindi ricorrere alla donazione né donne single, né coppie dello stesso sesso.