Oltre mille (per la precisione 1071) punti vendita, tra express, market e iper. Circa 20 mila collaboratori. Carrefour è il leader europeo nella grande distribuzione, e il mercato italiano ne è la locomotiva del sud Europa. C’è però un aspetto non ancora illuminato a sufficienza. Da due anni, il colosso francese ha inaugurato anche nella nostra penisola l’apertura continuata sulle ventiquattr'ore dei suoi supermercati.
Le prime aperture nelle metropoli e nei grandi centri urbani, seguiti poi da diverse città di provincia. Riempire il carrello dalla mezzanotte alle sei del mattino è diventata un’esperienza possibile. “È nata come una semplice sperimentazione ma poi, visto il successo, è diventata parte del nostro modello operativo di business. Anche perché abbiamo riscontrato ripercussioni positive sulla fidelizzazione della nostra stessa clientela diurna – spiega all’Espresso Carrefour Italia -. La logica dell’h24 è di offrire un servizio soprattutto a quelle persone costrette a fare la spesa di notte: infermieri, poliziotti e carabinieri, operai a fine turno, chi esce tardi dall’ufficio… C’è poi il discorso stagionale: prendiamo i nostri market nelle località turistiche, che si accendono fino all’alba soltanto d’estate”.
Ma chi sono questi lavoratori notturni? Quali le loro condizioni contrattuali? Sappiamo che sono per lo più giovani, qualche centinaio in tutto, due o tre per punto vendita più la guarda giurata; e che dovrebbero essere precettati su base volontaria, tra gli assunti a tempo indeterminato nel gruppo (ci dicono sempre da Carrefour), ma mancando candidature spontanee si ricorre massicciamente alle agenzie di somministrazione, ai contratti atipici, ai voucher finché durano. Alla flessibilità. Agli esterni.
Francesco Iacovone della Usb Commercio nazionale è tra i pochi sindacalisti a potersi fregiare di una conoscenza diretta del lavoro by night nei supermarket della multinazionale francese. Qualche mese fa ha organizzato dei “blitz” pacifici all’interno di alcuni Carrefour notturni: “Abbiamo incontrato i nuovi schiavi contemporanei, col loro spezzatino contrattuale, e di notte il numero degli stranieri al lavoro alla cassa o in corsia si innalza sensibilmente – racconta all’Espresso -. Abbiamo visto supermercati con corsie immense ma sguarnite di clienti. La luce era forte, innaturale e fredda; la musica in radiodiffusione suonava per tenere svegli gli addetti alle casse. L’eco dei ronzii dei frigoriferi veniva amplificata dal vuoto. Fuori i negozi solo la vigilanza e la Polizia, allertata dal nostro tour di solidarietà. Abbiamo incontrato pochi addetti alle vendite, a contratto quasi sempre interinale e molti di questi sono stati timorosi e reticenti, hanno abbassato la testa. Avevano paura”.
Il turno 24/6, che nessun italiano vuole fare, viene svolto per esempio, da filippini e “le cooperative, che coprono per larga parte il lavoro notturno, pagano poco e male. Al nostro sindacato sono venute a bussare delle interinali che hanno ricevuto il benservito dopo aver sgobbato per dieci anni in Carrefour” aggiunge Iacovone. A fine anno verranno meno i voucher: “Avverrà nella forma, ma non nella sostanza, e tutte le altre forme contrattuali atipiche esistenti trarranno sempre più forza a danno dell’occupazione diretta e a tempo indeterminato” preconizza il sindacalista.
Difficile instaurare una qualsiasi forma di dialogo con questi lavoratori che si guadagnano il pane quando noi ci rigiriamo sotto le coperte: “Sono preoccupati, parlano poco. Si muovono con circospezione, non si organizzano, a volte non conoscono nemmeno la nostra lingua”. Esistono pericoli per la loro salute? “Lavorare di notte fa male a prescindere. Lavorare in quelle condizioni fa male ancora di più”.
C’è chi sostiene che il lavoro di notte in un supermercato costituisca una ghiotta opportunità di nuova occupazione per i lavoratori, piuttosto che l’ultima spirale perversa imboccata dal proletariato 2.0. “Chi afferma questo mente. Di notte lavorano uomini e donne senza diritti e con scarso salario, che svolgono le stesse mansioni dei loro colleghi diurni, ma con meno garanzie e uno stipendio più basso”. Il commercio a mo’ di specchio del mondo del lavoro contemporaneo: “Per sua natura, il commercio è alimentato da una forza lavoro molto frammentata e difficilmente organizzabile. Per questo molte delle destrutturazioni contrattuali vengono testate proprio su questi lavoratori, per poi essere estese a tutte le altre categorie. Un laboratorio di precarietà e cattiva occupazione” conclude Francesco Iacovone.
“Le cooperative ci forniscono gli scaffalisti, notturni o diurni che siano. Non servono a far funzionare l’apertura 24 ore: per quella, ci rivolgiamo alle agenzie di somministrazione del lavoro - replicano da Carrefour -. L’identikit del nostro lavoratore notturno? Studenti che arrotondano, disoccupati, chi cerca un’occupazione saltuaria”. E i paventati problemi di sicurezza sul posto di lavoro? “No, perché c’è la security e dopo le 22 o 23 non somministriamo più alcolici”.
Nel libro “24/7. Il capitalismo all’assalto del sonno”, Jonathan Crary ha scritto che ormai pure il sonno, l'unica condizione naturale superstite sopravvissuta al capitalismo, è in via di estinzione. Secondo Carrefour, “di certo la nostra società sta cambiando, i turni, i ritmi, le dinamiche familiari si stanno trasformando. E l’e-commerce avanza. Alla fine, la nostra non è altro che una risposta fisica alla possibilità che il commercio elettronico ti dà di fare shopping 24 ore al giorno”.