Abbiamo riaperto i rapporti diplomatici con l'Egitto, nonostante abbiano provato a rifilarci una fandonia irricevibile sulla morte di Giulio. E per questo viene da chiedersi: quanto sarà mai credibile ogni altra verità che ci verrà proposta?

Siamo l’Italia, il Paese che negli ultimi cinquant’anni non ha chiarito nessuno dei propri misteri di Stato. Abbiamo seminato dubbi e congetture, riempito ?libri di depistaggi, da Moro a Pasolini, insomma siamo i campioni del bluff.

?Ora abbiamo ristabilito piene relazioni diplomatiche con l’Egitto, che cercò di fregarci - noi che siamo gli originali - raccontandoci una fandonia sulla morte ?di Giulio Regeni così strampalata da essere irricevibile perfino per il Paese ?degli omissis nei processi di Stato. Chi si stupisce è un idealista o è un fesso, perché la Farnesina sempre ha voluto che l’ambasciatore tornasse al Cairo.

?E, pur senza poterlo dire, nel mondo di mezzo fra democrazia e regime, ?la scelta di chiudere la sede diplomatica non era mai andata giù. Facciamo ?una scommessa: dietro questa operazione c’è qualche garanzia egiziana sul caso Regeni. Ma la domanda è questa: noi, con il nostro passato, e loro con il comportamento tenuto fin qui, possiamo credere d’ora in avanti che qualsiasi cosa emerga, come ne emergono ogni giorno, sia la verità? In teoria, ci dicono da palazzo Chigi, sì.

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E siamo sicuri che tutti sperano di chiudere la vicenda. ?Ma non basta più nemmeno un nome, non basta una chiusura ufficiale. Non ?ci si fida più, come quando la Commissione Warren impose la verità di Stato sull’assassinio di Jfk, purché l’America potesse ripartire. Sull’omicidio di Stato di Giulio Regeni si attende una ricostruzione certo meno farsesca di quella che ci fu ammannita un anno e mezzo fa, che rasentava il ridicolo proprio perché raccontata a un Paese come il nostro, esperto internazionale di bugie ufficiali, quando ci dissero che cinque criminali comuni vennero ammazzati dalla polizia.

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La stessa che poi sistemò nel covo i documenti di Giulio per mettere in scena quel macabro depistaggio. Ci arrabbiammo perfino noi. Ma con questi nuovi precedenti, che autorevolezza avrà ormai la “Verità per Giulio Regeni”?