Il comune lombardo introduce le strisce riservate alle mamme «appartenenti a una famiglia naturale». Famiglie Arcobaleno: «Siamo alla follia, come fanno a capire se una partoriente è lesbica, le chiedono un certificato?»
Fervono i preparativi a Pontida, in vista della tradizionale adunata della Lega Nord e quest'anno la cittadina - poco più di tremila anime in provincia di Bergamo - può vantare un nuovo traguardo nella battaglia in difesa della "famiglia tradizionale". Da ottobre, infatti, nel piccolo comune lombardo entreranno in funzione
i parcheggi rosa riservati alle donne incinte, in linea con la direttiva europea 2004/113/CE sulla parità di trattamento tra i sessi.
La maggioranza leghista alla guida del comune, però, ha inserito nel nuovo regolamento che mira a agevolare «la sosta della donna pontidese in fase di gestazione o di puerperio», una clausola particolare. Il posteggio nelle aree riservate è permesso solo a un certo tipo di donne.
Come recita il testo del regolamento, approvato il 2 settembre,
«sono esplicitamente esclusi dall'ambito di applicazione del regolamento comunale i soggetti non appartenenti ad un nucleo famigliare naturale», istituzione che nello stesso testo è definita come «composta dall'unione di un uomo e una donna a fini procreativi». Niente parcheggio per lesbiche o donne single, dunque.
Le nuove regole per la gestione dei parcheggi sono state redatte dall’assessore al Territorio, Ambiente ed Ecologia Emil Mazzoleni e approvate con 8 voti favorevoli e solo 2 contrari, tra i quali quello del consigliere di minoranza
Gionata Ghilardi: «E' un provvedimento assurdo. Il comune ha recepito una direttiva europea che dovrebbe servire ad aiutare le donne, inserendo invece dei paletti discriminatori. Per parcheggiare la macchina una donna incinta deve avere un tagliando rilasciato dal comune di Pontida che attesti che fa parte di una famiglia “tradizionale”. Anche una ragazza madre che magari vive con i genitori e non fa parte di una famiglia "naturale", non potrebbe parcheggiare».
A scanso di possibili equivoci, la delibera specifica anche che «per ‘donna’ si intende un individuo umano con sesso femminile» e che per richiedere il permesso è necessario compilare una domanda e dichiarare, sotto propria responsabilità, di essere in possesso di tutti i requisiti.
«Fa veramente sorridere che un'amministrazione comunale sia così lontana dalla realtà - commenta
Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno - le donne hanno la possibilità di mettere al mondo dei figli, se vogliono, in quanto donne, non solo se fanno parte di una categoria specifica. Ci sono donne lesbiche, donne eterosessuali, donne bisessuali che desiderano diventare madri. Sono tutte donne e vanno tutelate in ogni caso. E poi come fa il comune di Pontida a capire se una gestante è eterosessuale o lesbica? Le fa compilare un modulo? Siamo alla follia, mi sembrano più che altro delle uscite provocatorie nate per far parlare di sé».