L'Espresso aveva denunciato le violazioni delle norme nell'impianto di via Salaria, che già prima dell'incendio intossicava ogni giorno almeno 80 mila persone. Ma nulla è stato fatto dalle autorità per prevenire il disastro in corso oggi

L'Espresso aveva lanciato l'allarme nel suo ultimo numero, quello uscito domenica 9 dicembre e ancora in edicola:  l’impianto del Tmb di via Salaria 981, a Roma, era un concentrato di illegalità e violazioni delle norme che pretendeva l'immediato interessamento della utorità, per evitare disastri sanitari.

Invece nella notte tra il 10 e l'11 dicembre il Tmb è andato a fuoco, provocando una nube tossica che interessa tutta la parte nord della capitale.

Costruito nel 2011 in un’area che non doveva essere autorizzata, a meno di cento metri dalle case e da un asilo nido (che questa mattina è stato chiuso per via della nube tossica), negli ultimi anni - invece di essere dismesso come più volte promesso - ha aumentato nel tempo la quantità di rifiuti: ormai ne arrivano quasi mille tonnellate al giorno, accumulandosi nella fossa fino al tetto, nel piazzale antistante, perfino nei camion di trasporto.
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Tmb Salario, l'impianto che appesta il municipio. Nell’indifferenza del Campidoglio
11/12/2018

Da sette anni e mezzo gli abitanti sono prigionieri in casa: l’aria di tutta la zona è irrespirabile, un’onda tossica che mette insieme la puzza putrescente di una montagna di rifiuti con quella acida del biofiltro che dovrebbe trattare l’umido.

Due settimane fa era arrivata la relazione dell’Arpa Lazio: c’è scritto che

1. l’impianto non tratta i rifiuti ma piuttosto li accumula e li sposta;
2. non ha i requisiti per essere autorizzato;
3. etichetta rifiuti in modo scorretto;
4. produce più scarto che rifiuto lavorato;
5  fa trasferenza di rifiuti in modi completamente fuori norma;
6. i rifiuti che escono andrebbero ritrattati, tanto funziona male;
7. i rifiuti stazionano lì oltre qualunque tempo consentito;
8. non ricicla nulla, nemmeno i metalli;
9. non è stata fornita nessuna documentazione sull’impatto degli odori;
10. l’impatto sul territorio della putrescenza è almeno 4 volte più dei limiti;
11. moltissime attività di scarico e carico avvengono in modo illecito.

Così la dignità di vita di almeno 80 mila persone a Roma è stata calpestata, un pezzo di città è diventata una landa guasta, fino all'incendio che ha avvelenato tutta la parte nord della capitale.

Proprio domenica scorsa, su iniziativa del consigliere municipale Christian Raimo, i comitati contro il Tmb erano nella sede municipale di piazza Sempione 16 per raccogliere testimonianze e dare informazioni. Meno di tre giorni dopo è scoppiato l'inferno.