Se l'operaio non ha una Fiat non parcheggia. E fuori dalla fabbrica piovono multe
Succede alla Sevel di Atessa dove i lavoratori non possono utilizzare i piazzali di sosta se possiedono un'auto di un marchio concorrente
di Maurizio Di Fazio
4 maggio 2018
Una raffica di multe alle auto degli operai della Sevel di Atessa (gruppo Fca), la più grande fabbrica europea per la produzione del Ducato e di altri veicoli commerciali leggeri. La loro colpa? Aver parcheggiato in modo irregolare al di fuori dello stabilimento. Ma le tute blu non avevano alternative: dal 2014 la Sevel vieta infatti alle maestranze di utilizzare i suoi piazzali interni di sosta. O meglio, possono parcheggiarci solo i lavoratori che si recano in catena di montaggio a bordo di veicoli Fiat e Psa (Peugeot-Citroen), i due marchi aziendali.
Chi si presenta con una macchina di una ditta concorrente è costretto invece a lasciarla fuori, insaccandola in ogni anfratto verosimile. Tutto questo nonostante la maxi-capienza del parcheggio interno, che resta, per larghi tratti, vuoto.
Gli ultimi episodi si sono verificati durante i recenti ponti festivi e il j’accuse viene dalla Rsa della Fim-Cisl, che ha chiesto alla direzione aziendale un incontro urgente: «È l'ennesimo episodio spiacevole di multe contro dei lavoratori, avvenuto nella settimana corta, dopo il ponte infrasettimanale, con le maestranze che non hanno usufruito dei mezzi pubblici perché non conveniente. La nostra denuncia non vuole giustificare gli abusi degli automobilisti, ma prendere le distanze da questo sistema, visto che i lavoratori della Val di Sangro, dove sorge la Sevel, per andare al lavoro sono costretti a viaggiare su vere e proprie mulattiere, strade senza illuminazione, con erbacce che invadono le carreggiate. Da anni alla Sevel i veicoli con marchio diverso da Fiat e Psa non possono parcheggiare dentro lo stabilimento, e a breve la questione sarà accentuata, con i nuovi arrivi dei trasfertisti nelle prossime settimane». Tra l’altro i trasporti pubblici, a detta di molti, non spiccano per puntualità, capillarità ed efficienza.
Le polemiche rimbalzano su Facebook: «Quindi chi lavora alla Ferrari si indebiterà per comprarsi una Testarossa? - ironizza una utente sul social -. O chi produce maglie in lana non potrà indossarne di cotone?». E nemmeno quelle in cachemire: i maglioncini di Sergio Marchionne non sono spesso alla portata della classe operaia.
Non solo contravvenzioni. L’impossibilità di parcheggiare dentro per chi guida vetture non Fca ha generato pure numerosi casi di furto negli spazi immediatamente esterni, non custoditi. Con punte di quattro auto rubate al mese. Macchine poi adoperate, è capitato anche questo, per perpetrare rapine in zona.I lavoratori avevano chiesto allora lampioni della luce, telecamere, uno straccio di sorveglianza. Sono arrivati i vigili urbani.
La replica. «Le multe che sono state elevate nei giorni scorsi dalle forze dell’ordine erano relative a gravi casi di intralcio e pericolo alla viabilità - replica Fca all'Espresso in una nota - Nella zona, a distanze non eccessive, si poteva parcheggiare regolarmente. Anche oggi l’Azienda, che sul fronte dei parcheggi adotta soluzioni analoghe ad altri Competitors ed è da sempre impegnata in tutti i propri impianti a trovare le migliori soluzioni sul fronte dei trasporti, è intervenuta a sostegno dei dipendenti per evitare che fossero elevate multe dalle forze dell’ordine: coloro che avevano creato situazioni di pericolo sono stati rintracciati all’interno, evitando così le sanzioni».