Non è ancora tempo di sospendere i dazi anti dumping contro l'invasione di biciclette cinesi. La Commissione europea ha infatti deciso che di lanciare una revisione della scadenza dei dazi del 48,5 per cento contro le bici made in China che avrebbero dovuto terminare questo 6 giugno.
«Senza i dazi, i produttori cinesi invaderebbero il mercato europeo distruggendolo, come hanno fatto con quello americano e giapponese», dice Moreno Fioravanti dell'Associazione europea dei costruttori di biciclette, che da mesi si sta battendo per l'introduzione dei dazi anche sulle biciclette elettriche, la nuova frontiera dell'innovazione a due ruote.
L'industria della bicicletta europea tra bici, e-bici e componentistica genera oltre un miliardo l'anno di investimenti europei e circa 12 miliardi di crescita della produzione industriale, garantendo 90mila posti di lavoro diretti e indiretti.
«La Cina è aiutata da sussidi illegali e da una massiccia sovra capacità produttiva», racconta Fioravanti: «Il tredicesimo piano quinquennale di Pechino impone una consolidazione nel settore delle biciclette per creare campioni nazionali e internazionali. A questo fine Fushida, il più grande produttore cinese, riceve sussidi pubblici sia dal governo centrale che da quelli locali».
Nel 2017 la Cina ha prodotto 130 milioni di biciclette rispetto ad una domanda mondiale di 120 milioni. Numeri da far impallidire qualunque impresa europea.