Ha cancellato la sua storia. E chi prima la votava ora sempre più spesso sceglie la destra. E continuerà a farlo sino a quando non vi sarà una forza credibile che riprenderà a sostenere i propri ideali con orgoglio e convinzione. Senza vergognarsene. Il j'accuse dell'ex sindaco di Roma

Ignazio Marino, sindaco di Roma
L'Umbria non è un test nazionale e gli elettori dell’intera regione sono pochi, meno di quelli di una grande città. Vero. Eppure sarebbe sciocco attribuire scarsa rilevanza al segnale chiaro che i cittadini umbri hanno dato alla coalizione formata dal Partito democratico e dal Movimento Cinque Stelle. In Umbria sino a qualche anno fa la sinistra, di cui il Partito democratico dovrebbe essere l’erede naturale, vinceva ogni confronto elettorale con percentuali spesso superiori al 60 per cento. Sono almeno quattro gli elementi, tutti prevedibili, che hanno determinato l’umiliante sconfitta delle forze politiche che l’estate scorsa si sono coalizzate pur di non tornare alle urne.

L’Umbria è una terra dove nel dopoguerra le famiglie hanno vissuto di agricoltura e di lavoro in fabbrica. Storicamente hanno identificato come punto di riferimento il Partito Comunista e chi ne ha in seguito raccolto l’eredità. Un legame, quello tra popolo e partito, che implica non solo la difesa di alcuni diritti irrinunciabili come il lavoro, ma anche una cultura civica attenta ad altri diritti fondamentali, come la solidarietà con i più deboli, la scuola pubblica, l’integrazione sociale, i diritti della persona, la sanità pubblica. Su quest’ultimo tema in Umbria il Pd ha tradito il suo popolo e ora la magistratura deve giudicare se sia vero che nell’ultima Giunta regionale a guida Pd alcuni politici intervenissero per scegliere chi dovesse guidare un ospedale sulla base non del merito professionale ma della vicinanza politica. Non sempre i cittadini assegnano a queste notizie il giusto, pesantissimo peso che hanno perché, comprensibilmente, non vi trova un nesso diretto con il destino della propria salute. Tuttavia, se le accuse verranno confermate dalle indagini della magistratura, un partito con leader che mettono al primo posto le clientele rispetto alla salute dei propri cittadini non si può certamente chiamare né democratico né di sinistra.

E purtroppo, anche da otto mila chilometri di distanza mi capita di ascoltare medici eccellenti di diverse Regioni italiane che al telefono mi raccontano come non abbiano alcuna possibilità di vincere un concorso da primario perché il Direttore generale, pur avendo riconosciuto la loro superiorità di titoli ed esperienza professionale, dichiara che servirebbe loro l’appoggio di un politico. Non arriverei a sollecitare il metodo del “blame and shame”, “accusa e vergogna”, utilizzato in passato in Inghilterra, che ha esposto on line nomi e volti di chi si comportava male in sanità arrivando a provocare atti violenti da parte dei cittadini nei confronti degli addetti ai lavori. Ma estromettere da qualunque ruolo chi mette a rischio il buon funzionamento della nostra preziosa sanità pubblica, mi pare il minimo.

In secondo luogo, come si può pensare di incoraggiare a votare a sinistra una popolazione che ha creduto e forse ancora crede nei valori di sinistra quando chi ha scoperchiato scandali locali in sanità si presenta in coalizione proprio con chi si presume li abbia commessi.

E ancora, come pretendere che abbia un successo elettorale una coalizione di centro-sinistra guidata da un presidente del Consiglio che fino a qualche mese fa era il primo ministro di un’alleanza di centro-destra? È arrogante oltre che offensivo pensare, e purtroppo in molti nel Pd lo pensano, che la memoria popolare dura in media 20-40 giorni. Il popolo subisce, spesso, ma non è stupido e non dimentica. Interroghiamo un cittadino in qualunque parte d’Italia e di qualunque fede politica e chiediamogli se pensi che la coalizione Pd-M5S sia nata da una convergenza di programmi allo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, oppure dal desiderio di molti parlamentari di mantenere la poltrona ben retribuita in Parlamento e da quello dei loro leader di poter distribuire qualche centinaio di cariche pubbliche che giungeranno a scadenza tra pochi mesi. Temo che la risposta sarebbe uniforme da Bolzano a Capo Passero. E non basta nemmeno invocare lo spettro della destra fascista che va tenuta a freno a ogni costo, quando il costo è un’alleanza artificiosa quanto inefficace, con un atteggiamento paternalista che irrita gli elettori.

Ma c’è una terza riflessione da fare. La destra sovranista proclama molti valori che sono opposti ai miei, alcuni dei quali, a mio giudizio, drammatici per il futuro della nostra società e del nostro pianeta. E non parlo solo della destra italiana. Penso alle azioni contro chi migra per paura o povertà, penso alla visione incurante dell’ambiente e dei consumi irresponsabili, penso a parole che inducono alla violenza, alla spregiudicatezza con cui si utilizzano simboli religiosi per attrarre voti, alla demonizzazione di chiunque sia diverso, all’idea che possa essere giusto armarsi e sparare, al fatto che venga considerato accettabile che chi ha più denaro possa garantire ai propri figli cure e istruzione migliori. Tutti principi pericolosi, se non orribili. Però nessuno a destra si vergogna nell’affermarli, nell’annunciarli con slogan diretti e chiarissimi, o persino nel descrivere scenari drammatici se non si perseguiranno quei principi. E il popolo coglie e premia quella determinazione. E la sinistra democratica, invece? Balbetta, cambia idea, litiga, si divide, afferma che si dovrebbe fare così, ma tutto sommato anche cosà potrebbe andar bene. L’ho scritto non molto tempo fa e lo ribadisco: la formazione dell’alleanza tra Partito democratico e Movimento Cinque Stelle nell’estate 2019 ha un significato molto più profondo dell’unione di due forze politiche che fino a pochi mesi fa affermavano di non avere nulla in comune.

Con questa decisione chi rappresenta la sinistra in Italia ha cancellato le idee, i principi e i valori della propria storia. Il Partito democratico, nel sedersi al Governo con un presidente del Consiglio e una forza politica che solo tre mesi fa ha votato il decreto sicurezza bis (che prevede l’arresto per chi salva una donna incinta o un bambino in mare e li conduce in porto contro il parere del ministro dell’Interno) aveva dichiarato che quel decreto sarebbe stato immediatamente abolito. Non è stato così. Anche su questo tema forse vale la pena ricordare ai leader del Pd che gli elettori non dimenticano in 20-40 giorni.

Sono sempre più convinto che moltissimi elettori di sinistra abbiano votato a destra e voteranno a destra sino a quando non vi sarà una forza di sinistra credibile che riprenderà a sostenere i propri valori con orgoglio e convinzione, senza vergognarsene, senza tentare di imitare la destra, senza timore di perdere le elezioni. Un grande chirurgo, Christiaan Barnard, che eseguì il primo trapianto di cuore della storia, teneva sulla propria scrivania a Città del Capo una frase incorniciata: «Se pensi che verrai superato, lo sarai; devi acquistare sicurezza in te stesso prima di poter vincere. La vita è una battaglia in cui non sempre vince il più forte o il più veloce; anzi presto o tardi vince chi ha sempre pensato che può vincere».

Forse questa frase starebbe bene sulla scrivania di molti leader che stanno privando dei propri valori tanti cittadini spaesati e ormai orfani della sinistra italiana.