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Attualità
maggio, 2019

Il 23 maggio un lenzuolo contro la mafia

In vista dell'anniversario della morte di Giovanni Falcone e della sua scorta bisognerebbe replicare il gesto che fecero i palermitani per risvegliare le coscienze di tutti. Per la memoria, per un Paese migliore. Una vera mobilitazione democratica per prendere le distanze da chi vuole fare solo propaganda politica

Dopo la strage del 23 maggio 1992 in cui morirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre poliziotti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, i palermitani reagirono con sconcerto mostrando ai balconi delle loro abitazioni un lenzuolo bianco contro la mafia. Un gesto che segnava il risveglio delle coscienze. Con i lenzuoli si voleva un paese migliore. E così all'epoca non solo Palermo, ma anche città come Roma, Milano e Bologna si mobilitarono spontaneamente per dire no alla mafia. Era un lenzuolo contro la mafia, per non dimenticare. Per mostrare da che parte stare. E adesso con i lenzuoli occorre fare memoria.

Nel 1992 il controllo mafioso dei territori era fortissimo. Quando sui balconi di Palermo vennero esposti i lenzuoli bianchi per protesta, i boss Graviano autori delle stragi anche del 1993 e dell'uccisione di padre Pino Puglisi, che erano padroni di una vasta zona della città, pretesero da uno dei loro uomini di fiducia, Gaspare Spatuzza, oggi collaboratore di giustizia, ma in quegli anni sicario dei mafiosi, che andasse casa per casa nel quartiere di Brancaccio per prendere i nomi di coloro che avevano osato tanto. Spatuzza era tornato dal suo giro costernato: e ai boss disse che non poteva prendere i nomi, fece presente, a suo modo scandalizzato, come i lenzuoli penzolavano dalle ringhiere di mezzo quartiere.
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Il 23 maggio nella ricorrenza dell'attentato a Capaci si deve tornare a mostrare i lenzuoli dagli edifici di tutte le città, paesi, borghi, contrade, a cominciare da Palermo, per mostrare lo sdegno contro ogni oppressione. Per dire pure al segretario della Lega Matteo Salvini che la lotta alla mafia si fa ogni giorno con azioni concrete ed esempi di vita anche politica esemplari in contrasto con i metodi mafiosi.

Perché l'antimafia parte soprattutto dalle scuole, da quello che l'esercito di bravissimi insegnanti trasmettono ogni giorno agli studenti, senza far politica ma lasciando ai ragazzi la libertà di sviluppare il proprio pensiero. E se al ministro questo libero pensiero non piace, allora occorre prendere in prestito le parole del giovane Simone di Torre Maura: «Non me sta bene che no!».

Il 23 maggio ci vuole un lenzuolo nei balconi di tutte le città.
Perché, come ricordano l'Anpi e l'Arci di Palermo, il 23 maggio è un giorno di memoria «nel quale chiediamo, ancora una volta, verità e giustizia per Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinari, Vito Schifani e per tutte le vittime di mafia».

Ed è un giorno in cui intellettuali, professionisti, docenti universitari e delle scuole superiori, volontari, semplici cittadini vogliono prendere le distanze da chi vuole fare solo propaganda politica. Il riferimento è a Salvini e alla sua presenza prevista nell'aula bunker di Palermo. Il 23 maggio, spiegano Anci e Anpi «lo viviamo come un ulteriore giorno di Resistenza democratica nel rispetto della Costituzione nata da quella lotta popolare antifascista che qualcuno vorrebbe farci dimenticare; con la consapevolezza che esiste un nesso inscindibile tra lotta alla mafia, la difesa della democrazia da vecchie e nuova spinte autoritarie e la battaglia per affermare “ i diritti inviolabili dell’uomo” e i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, contro qualsiasi forma di discriminazione “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 2 e 3 della Costituzione)».
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E ribadiscono che «non deve essere un giorno di passerelle rituali né di propaganda politica, ma di mobilitazione democratica dal basso per contrastare i gravi rischi di collusione tra criminalità organizzata, economia legale e istituzioni, e per rivendicare verità e giustizia per tutte le vittime delle mafie e delle trame oscure che hanno cercato di condizionare la vita democratica del nostro paese dal dopo guerra ad oggi».
Per questo motivo il folto gruppo di promotori che si associano all'Anpi e all'Arci fanno presente che saranno sul luogo dell’attentato “Casina No Mafia”, a Capaci, a partire dalle 10,30, e nel pomeriggio andranno all’albero Falcone per ribadire che su lotta alla mafia, al razzismo e al neofascismo non è consentito alcun passo indietro.

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