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La maschera è tolta. Lo sguardo si direbbe mesto. Più probabilmente è orgoglioso. Reclama una dignità. Ogni malizia è bandita, questo è un momento di verità. «Non sono una puttana. Sono una sognatrice», aggiunge, modulando l’inflessione. Viene da Ploiesti, a nord di Bucarest. Ha poco meno di venticinque anni. Dice che ai clienti fa credere di avere una figlia piccola. Lo fa non per cinismo, ma per irridere chi crede alla finzione del godimento, con cui compiace i frontalieri del sesso. Poiché siamo nella Confederazione Elvetica e Corinna, che esclude cose mediocri per fare posto a cose grandi, è l’approdo di un viaggio da Milano verso una sessualità svizzera e mercificata. Non è turismo sessuale, è piuttosto una transumanza longobarda, che trascina consumatori maschi verso i privé e i contact bar che, con inflessione altomilanese, traducono così: bordelli. Secondo Pornhub, il web pornografico più popolare al mondo, gli esemplari virili lombardi manifestano una predilezione più spiccata che nelle altre regioni italiane: amano i video cosiddetti “ebony”, con donne di colore. È un dato che sembra la costituzione morale dei volonterosi artefici del puttan-tour, come viene amabilmente soprannominato da decenni il giro a mignotte.
Oltrepassata la frontiera a Chiasso, a nemmeno cento metri per questi consumatori del sesso a pagamento si spalanca il paradiso, un luogo tutto elvetico in cui scompare lo spettro della fu senatrice Lina Merlin, che firmò la legge con cui in Italia si chiudevano i postriboli e si aprivano le strade a chi le batteva e a chi le faceva battere. Al di là del confine svizzero è lecito e tassato il mestiere più avvilente e ricercato della storia. È opinabile che Chiasso possa essere paradisiaca in qualunque modo, ma lo è, anche grazie alla libera presenza di professioniste erotiche in “contact bar”, come li si chiama in un gergo vagamente tecnocratico e quindi al di là di ogni morale. Sterilizzare il linguaggio potrebbe essere naturale nella patria di un certo protestantesimo.
Non sappiamo cosa pensasse della prostituzione il riformatore Zwingli, ma certo conosciamo le leggi in materia che permettono a Chiasso di ospitare due celeberrimi locali dedicati (il Maxim e il Pompeii), mentre sembra svanito il progetto annunciato un anno fa di un nuovo megabordello a cinque stelle: doveva essere una spa del sesso a sei piani, per un investimento di quasi quattro milioni di euro, ma a fine agosto i promotori dell’iniziativa hanno fatto scadere l’opzione sul diritto di acquisto del terreno. Il locale luxury, per una inquietante coincidenza, sarebbe dovuto sorgere laddove un’associazione praticava il suicidio assistito. Esistono specialità svizzere.
Bisognerà spiegare a questo punto il sito Gnoccatravels.com. È ciò che dice di essere: un portale dedicato al turismo sessuale. Un milione di utenti mensili testano escort, recensiscono lucciole, citano amplessi, ammiccano con humour di qualità immaginabile, organizzano spedizioni, tripadvisorizzano night e sauna club ovunque sull’orbe terracqueo. Si entra in questo forum che ricorda l’html primitivo di fine Novanta e ci si perde, se va bene, in affabulazioni di questo tipo: «Il cambio sfavorevole ha determinato una flessione del 40/50 per cento di turisti, ma il vero problema è che, non essendoci turisti, non ci sono ragazze thai. Ne ho viste pochissime rispetto agli anni d’oro e ovviamente sparano delle cifre improponibili. Addirittura un ladyboy si è proposto per 5000 bath». L’indignazione per la Thailandia che esce dalle fantasie alla Houellebecq e approda a una austerity a più livelli. Con la Svizzera, Gnoccatravels dà, se non il meglio, il massimo. Al momento sono 2219 i thread dedicati a locali e professioniste operanti in Svizzera, di gran lunga la più recensita tra tutte le nazioni. Una guida e un manabile per sconfinatori attratti dai cantoni del piacere. Se ci si infila nei labirintici giudizi, che esorbitano la nicchia e giungono alla monomania, si trovano link ulteriori, riferimenti a messaggistiche private. Si può, pacificamente, imbarcarsi con una comitiva, appunto per scantonare. È così possibile ritrovarsi su un’auto di grande cilindrata, popolata da gnoccatraveller, lanciati tra Lurate Caccivio e Vertemate Con Minoprio, che non c’entra nulla con Minnie, starlette finita ai tempi su “Le Ore”, quando Gnoccatravels era inconcepibile. La toponomastica (sostantivo che i recensori on line passerebbero alle forche caudine del loro umorismo grossier) fa questo effetto, quando la Lombardia si sfinisce verso il confine svizzero. Ed è giusto così - per recarsi all’elvetico comune di Coldrerio è giusto che si possa passare per il comasco Uggiate Trevano. Nell’abitacolo della grossa cilindrata, in cui tutto è grosso, si può aspirare una sorta di arbre magique al muschio bianco, tra chiacchiere di quattro magistrali esperti in contact bar svizzeri, privé svizzeri e, come dicono loro, “gnocche” svizzere. Anche se non sono gnocche svizzere: «Sono rumene. Al 60 per cento. Al 23 per cento sono nostre», ammicca il guidatore, Penzola dal retrovisore l’immagine a santino di un Sebastian Vettel sorridente e spiritato. In che senso al 23 per cento sono nostre? «Sono nostre. Italiane. Gente disagiata. Vengono da lavori allucinanti, non le hanno pagate, per mesi. Magari hanno figli. Situazioni disperate. Arrivano in Svizzera, trovano il posto in cui esercitare, prendono la licenza, è tutto regolare. La sistemazione migliore è al contact bar. Altrimenti ti prendi in affitto un appartamento, ma lì si rischia l’illegale. E poi, diciamocelo, devono essere fighe. Non possono fare le disperate. Vogliamo vederle lustre, noi!». Dei cinque lombardi nell’abitacolo, secondo i risultati delle ultime consultazioni europee, il 43 per cento è leghista per Salvini e il 23 per cento ha votato Pd. Sono professionisti abbienti, artigiani, operai. Si sa, c’è interclassismo di fronte alla donna resa oggetto. «Le ragazze prendono tra i 10 e i 20 mila euro al mese. Prezzo medio, a Lucerna, 90 franchi l’ingresso, 110 euro mezz’ora di sesso». «Stanno chiudendo le stanze sadomaso. Prima della crisi, andava molto, poi c’è stata la recessione. Ora i clienti vogliono un sesso più amichevole». «Il mercato si sposta molto in Austria. I friulani vanno lì. Al confine del Tarvisio c’è il Wellcum, è uno dei più grandi d’Europa. Ha la piscina. Comunque anche lì è pieno di rumene». «In Romania il mestiere è depenalizzato. Non guadagnano niente, allora vengono qui. Ti fai un anno, Svizzera o Austria non importa, ti sei sistemata. Va detto che sono tantissime le rom. Si spacciano per spagnole, perché con le rom i clienti storcono il naso». «La cosa bella sono le brasiliane. Loro provano davvero piacere, lo senti a pelle. Una si è innamorata di me, mi mandava millemila messaggi ogni giorno. Con lei un ventimila euro ce li ho lasciati tutti».
Si sfreccia, ci si illude. Non c’è traccia di stupefacenti e già questo sembra stupefacente. «No, non c’è droga, non l’ho mai vista. Se solo le ragazze si permettono, i gestori le cacciano all’istante. Non so com’è a Zurigo. Lì c’è una zona coi box, pensiline in cui stazionano ragazze, una cosa squallidissima. Segnano a vernice il prezzo sulle pareti in legno di queste pensiline. Tu giri, scegli, poi si fa su materassini gonfiabili. Altra cosa, i contact bar. Sono locali di classe, con programmi di eventi di prima categoria. Luci, scenografie all’uopo (dice davvero “all’uopo”, ndr)».
Lo fanno da dieci anni. Sono convinti che le ragazze provino emozioni, affetti, coinvolgimenti improbabili. Si ossessionano. Si divertono. Ripetono che non c’è nulla di male. Dipingono la mortificazione femminile come un’elevazione dell’animo e del corpo, una teologia della carne. Ore di auto e di stazionamenti in due, quattro, cinque contact bar, generalmente uno sovrapponibile all’altro, non nelle dimensioni ma nel concept. I quattro vitelloni 2.0 non si pongono un quesito, morale o psicologico, confidando nella consapevolezza di femmine (continuano a ripetere questo: “femmine”) che presumono distrutte esistenzialmente e sul cui passato indagano con un paternalismo peloso. È tutto inesprimibile con un’elencazione di percentuali: quante italiane, quante rumene, quante venezuelane, quanto calo del mercato della prostituzione in Svizzera e quanto rialzo in Austria.
Trapassiamo i locali, trapassano i corpi. Sanno tutto, sono degli Obelix caduti da bambini nella pozione magica e ormonale, confrontano i voti delle recensioni, amano intervenire on line e dire la loro, discettare come sommelier e definiscono “perle” le escort meno ambiziose, più innocenti all’apparenza. Del resto, per tornare alle statistiche di Pornhub, la predilezione maggioritaria degli utenti veneti è per la categoria “babe”, cioè le giovanissime. Finché si arriva all’ultimo locale della nottata. C’è un’ebbrezza, una mestizia italiana in questo locale dalle luci meno che soffuse, privo di dark room, pulito a specchio, ma di dimensioni contenute. Qui incontro Corinna. Tra le escort a cui ho posto domande discrete, è la giovane donna che più mi scortica, mi addolora. Non è vero che mente, dicendo che ha una figlia: ce l’ha davvero, una piccola di tre anni, l’ha lasciata in Romania. Mi racconta che le veniva da porgere il capezzolo alla bocca della piccola nelle immagini sullo smartphone. Sembrerebbe enfatico, invece è vero.
Sogno la conflagrazione finale del genere maschile, ma sono in Svizzera, mi ricompongo, osservo Corinna, conto fino a un milione: il numero degli utenti che vogliono recensirla.