Si sono mobilitati per mesi contro il ministro dell'Interno. Sui migranti, gli sbarchi, il neofascismo. Ora scrittori e artisti non intendono abbassare la guardia e non fanno sconti al nuovo governo giallo-rosso. Le voci di Sandro Veronesi, Evelina Santangelo, Massimo Ghini, Daniele Vicari, Maldestro e Valeria Parrella

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Appelli con centinaia di firme, messaggi di solidarietà, petizioni, raccolte fondi, campagne e dichiarazioni sulla carta, on line e su Twitter, raffiche di hashtag come #fateliscendere e #iostoconcarola a sostegno di Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch 3 . Non erano mai stati così compatti scrittori, registi e attori, cantanti e rapper, nel contrastare Matteo Salvini e la sua linea dura contro gli sbarchi dei migranti, la chiusura dei porti alle navi che tentano di salvarli, il decreto sicurezza bis.

Gli odiati «radical chic buonisti» si sono mobilitati per mesi con le parole, con i corpi e con i volti, hanno attaccato il ministro dell’Interno (ormai ex), le violazioni delle leggi e le forzature della Costituzione, mettendoci la faccia e anche le mani.

A partire da Roberto Saviano, che definì “ministro della Mala Vita” il leader della Lega che aveva annunciato di avviare verifiche sulla sua scorta. Molti intellettuali hanno risposto agli insulti e alle provocazioni, a volte con forza e sdegno - «Quando impugna il rosario mi dà un senso di vomito», disse Andrea Camilleri un mese prima di morire - a volte con ironia, come quando Michela Murgia per rispondere agli attacchi di Salvini, che l’aveva definita radical chic, in un post su Facebook gli ha proposto un gioco: mettere a confronto il proprio curriculum con il suo. Da un lato una lunga storia di precariato prima del successo, dall’altro un’ascesa politica rapida e ben remunerata.

E adesso che Salvini non è più al potere cosa resta dell’impegno? È già l’ora del tutti a casa? Cosa pensano del nuovo governo Conte gli intellettuali? «Vorrei dedicare questo premio a tutte le persone splendide che sono in mare a salvare altri esseri umani che fuggono da situazioni inimmaginabili», ha detto al Festival di Venezia Luca Marinelli, protagonista del film “Martin Eden”, alzando la Coppa Volpi vinta come miglior attore, lasciando intendere che non si deve abbassare la guardia. Ora tra gli intellettuali militanti c’è chi tira un sospiro di sollievo per la nuova alleanza Pd - 5 Stelle e lo scampato pericolo sovranista, chi invece la ritiene troppo fragile e incline al compromesso, chi infine seguiterà a impegnarsi.

Un anno fa lo scrittore Sandro Veronesi scrisse sul Corriere della Sera una lettera aperta a Roberto Saviano, esortando lui e altre persone famose a salire sulle navi dei migranti: «Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo è inaccettabile: è ora di rompere gli indugi e metterci direttamente il corpo. Mettere i nostri corpi sulle navi che salvano migranti».

Poi Veronesi a bordo della nave Open Arms ci è salito, come altri scrittori, e nel suo libro-pamphlet “Cani d’estate” (La nave di Teseo) ha raccolto l’indignazione in forma di lettere, tweet, interviste. Per alcuni mesi ha smesso di lavorare al nuovo romanzo, che ha terminato quest’anno, adesso spera che non sia più necessario un impegno a tempo pieno: «Non sono un attivista di professione, torno volentieri al mio lavoro. Sarebbe auspicabile che non ci fossero tante navi impegnate in mare in azioni umanitarie, finora è stato necessario perché si sono inventati una guardia costiera libica a cui hanno lasciato il campo libero. Dopo la firma del patto scellerato tra l’Italia e la Libia, i trafficanti hanno ripreso ad agire indisturbati».

Su molte questioni di attualità Veronesi continuerà a farsi sentire. Contro la ricostituzione del partito fascista ad esempio, dopo il raid in piazza di Salvini dell’altro giorno davanti alla Camera, sostenuto da saluti romani e teste rasate. «Sono tra coloro che hanno sollecitato la Corte Costituzionale a pronunciarsi una volta per tutte sulla ricostituzione del partito fascista: “Si può fare o no il saluto romano? Chi intende raccogliere l’eredità del partito fascista va considerato fuorilegge?”», incalza lo scrittore.

Sul tema delle navi bloccate al largo dei porti italiani si è concentrata l’azione di tanti. Un gruppo di scrittori (tra gli altri Evelina Santangelo, Caterina Bonvicini, Rossella Milone, Valeria Parrella, Chiara Valerio, Teresa Ciabatti, Alessandra Sarchi, Helena Janeczek) ha dato vita a La Via di Terra, reading collettivo in più tappe con oltre 100 scrittori, artisti e cittadini, per raccogliere fondi a sostegno della Mare Jonio, la nave della ong Mediterranea Saving Humans. La prossima iniziativa a fine settembre a Napoli, tra i promotori la scrittrice palermitana Evelina Santangelo, che anche nell’ultimo romanzo “Da un altro mondo” (Einaudi) indaga i temi dell’accoglienza e delle migrazioni.

«Siamo tutti Open Arms, siamo con voi. Questo alle nostre spalle è il mar Mediterraneo. Mare che unisce e non divide. Quindi vi aspettiamo: benvenuti, welcome. Resistete e noi resisteremo con voi», dice Santangelo in un video appello della campagna a sostegno della nave spagnola Open Arms. «Adesso mi aspetto che finalmente si affronti la questione delle migrazioni attraverso un dialogo fitto con l’Unione Europea, si tratta di un nodo cruciale per la nostra civiltà», afferma la scrittrice: «Salvini è uscito di scena ma il “salvinismo” resta forte. La cultura può svolgere un ruolo fondamentale per ricostruire il dialogo».

Che il clima stia cambiando emerge anche dalla cronaca. Il 5 settembre si sono allineate tre notizie: il Consiglio dei ministri ha impugnato una legge del Friuli Venezia Giulia ritenuta discriminatoria nei confronti dei migranti; il tribunale di Locri ha accolto la richiesta di revoca del divieto di dimora a Riace per l’ex sindaco Mimmo Lucano; Matteo Salvini è stato indagato per diffamazione dalla procura di Milano per aver offeso Carola Rackete attraverso i suoi profili social.

«È il segno di un addolcimento, ma a me non basta», dice un’altra scrittrice, Valeria Parrella - “Almarina” (Einaudi) il suo ultimo romanzo - anche lei in prima linea nell’iniziativa La via di Terra. Napoletana, alle ultime elezioni ha votato Potere al Popolo, rimasto sotto la soglia di sbarramento. «Non mi sento rappresentata dal Pd, dunque nessun assegno in bianco al nuovo governo. Salvini era inguardabile, questa parentesi di estrema destra ci ha spaventati molto, dopo aver disinfettato l’ambiente ora possiamo ragionare».

Scrittori sulle barricate, dunque, a differenza dei big della musica che, tranne rare eccezioni, hanno preferito non prendere posizione. È lo scenario descritto da Fernando Rennis nel saggio “Patriots - La musica italiana da Berlusconi al sovranismo” (Arcana editore), che ripercorre gli ultimi vent’anni di relazioni tra musica e politica in Italia. Uno scenario in cui i nuovi rapper, afroitaliani e non, si muovono in controtendenza e intervengono, a cominciare da Ghali e da Mahmood, vincitore dell’ultimo festival di Sanremo con la canzone “Soldi”. «Sono per il diritto alla vita, sto con gli italiani che aiutano i migranti», ha detto in un incontro pubblico con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

Tra i cantautori di nuova generazione, invece, fa sentire la propria voce Maldestro, nome d’arte di Antonio Prestieri, che al tema dei migranti ha dedicato la canzone “Sporco clandestino” e sul suo profilo Facebook ha postato un video con l’hashtag “Non sto con #Salvini”, in cui suona la chitarra e canta: «Io chiudo i porti, Tu chiudi i porti, Egli chiude i porti, Noi chiudiamo i porti, Voi chiudete i porti, Essi chiudono l porti. Verbo: ANNEGARE». Sulla tenuta del nuovo esecutivo giallo-rosso il cantautore, nato e cresciuto a Scampia, è scettico: «Sarà abbastanza ballerino, visto che i due partiti fino a ieri si sono sputati in faccia e ora vanno d’amore e d’accordo. Temo che Salvini ne trarrà vantaggio, se penso alla propaganda che ha messo in piedi. Continuerò a manifestare la mia solidarietà a chi arriva dal mare».

Si è schierato contro il ministro dell’Interno del governo giallo-verde anche Daniele Vicari, regista di “Diaz” e altri film, autore di documentari tra cui “La nave dolce” sull’emigrazio ne albanese verso l’Italia. Ha firmato appelli, rilasciato dichiarazioni, a differenza di altri non si è tirato indietro. «Salvini è stato sopravvalutato. È stato abile nell’incunearsi in un vuoto politico e certi involontari endorsement, anche dal mondo della cultura, lo hanno rafforzato», spiega il regista, che poi aggiunge: «L’imperizia di Salvini ha lavorato contro la sua determinazione a lavorare contro le istituzioni. È rimasto isolato e si è detto: “O lo faccio adesso o mi stritolano”. Una mossa disperata». Dopo l’apertura della crisi il regista avrebbe preferito andare alle urne. «Il leader della Lega va battuto alle elezioni».

Tema delicato quello dell’impegno civile. Non ha mai nascosto la sua passione politica Massimo Ghini, attore di successo: figlio un funzionario emiliano del Pci, tra i fondatori del Pd, consigliere comunale con Rutelli, per una vita segretario del sindacato degli attori. Alle ultime primarie dem ha votato Zingaretti: «Non ho mai votato per Renzi invece» precisa, poi dà l’affondo: «Salvini ha dimostrato chi è davvero. Era condivisibile il grido di dolore che arrivava da parte degli italiani contro una politica bloccata. Hanno parlato alla pancia degli italiani, poi è arrivato l’harakiri del leader della Lega. Il che dimostra che la politica, come tutti i mestieri, deve essere fatta da professionisti», aggiunge Ghini, impegnato a Praga nelle riprese del film “La mia banda suona il pop” di Fausto Brizzi: la storia della reunion a San Pietroburgo dei Popcorn, immaginaria band degli anni Ottanta. «Una commedia su un gruppo di musicisti, gente che ha sempre litigato, sempre discusso, che si rimette insieme perché c’è qualcuno che ha i soldi per farlo», conclude l’attore con una risata. Ogni riferimento al governo giallo-rosso è puramente casuale.