La paura della gang di Massimo Carminati per la Cassazione e quello strano video di Gaudenzi
Il 16 ottobre la suprema corte deve valutare se quella del Cecato è mafia. Intanto la pax criminale da lui istituita è stata infranta con l'omicidio Piscitelli. Mentre il video a volto coperto di Gaudenzi sembra l'ennesimo tentativo di depistaggio
I fascisti romani legati alla banda mafiosa di Massimo Carminati hanno paura della decisione che prenderà la Cassazione. L'udienza davanti ai giudici della suprema corte è fissata per il 16 ottobre e dovranno valutare se quella del “cecato” è mafia come stabilito dalla corte d'appello di Roma.
L'omicidio estivo di Fabrizio Piscitelli, che per criminali, trafficanti e ultras della Lazio era Diabolik, ha smosso le acque del torbido ambiente della malavita della Capitale, spezzando la pax mafiosa che lo stesso Carminati aveva imposto all'inizio del 2012 all'interno del grande territorio delimitato dal Gra. Nessuno della criminalità organizzata aveva osato violare fino allo scorso 7 agosto questo ordine.
Adesso Fabio Gaudenzi, con la sua pantomima caricata su youtube, ha tentato di riequilibrare le cose, mettendo in rete un video pensato e registrato con la complicità di qualcuno con il quale ha organizzato anche la sua “consegna” alla polizia, finendo arrestato per detenzione di armi da guerra. Lo ha fatto per paura di essere ucciso? Se così fosse avrebbe potuto rivolgersi in segreto agli investigatori e chiedere protezione, invece di sbandierare a tutta la rete internet le sue intenzioni. Ritengo invece questo suo agire un tentativo depistante. [[ge:rep-locali:espresso:285335687]] La lunga dichiarazione registrata, in cui Gaudenzi riconosce e rivela l'esistenza di un gruppo di fascisti organizzati a Roma Nord, capeggiati da Carminati e Riccardo Brugia, e soprattutto la loro leadership, conferma invece l'esistenza da decenni di un gruppo organizzato, che si nutre del metodo mafioso, della forza di intimidazione che proviene proprio dalla loro formazione fascista in particolare dai Nuclei armati rivoluzionari. E conferma quindi le accuse dei pm. Alla fine di questo discorso davanti alla telecamera è un autogol per Gaudenzi e una spallata per Carminati e Brugia. Dire che loro sono solo fascisti e non hanno nulla a che vedere con la mafia è un altro punto deviante. Perché il metodo che usano è mafioso, come scrivono i giudici nella sentenza d'appello. La strategia difensiva che si è protratta per tutta la durata del processo in dibattimento è stata quella di spostare l'attenzione verso la banda armata, verso il fascismo, invece i fatti hanno rivelato che quelle azioni criminali registrate e fotografate, le intimidazioni, le violenze, le minacce sono a pieno titolo associazione mafiosa.
E il video di Gaudenzi ne segna ancora il passo criminale di questa gang, in cui lancia accuse, minaccia la morte di diverse persone, alcune delle quali hanno trasgredito l'omertà da loro imposta, e distribuisce messaggi in codice che solo chi parla la loro stessa lingua può comprendere. E poi mostre le armi.
Gli uomini di Carminati hanno ancora oggi a disposizioni armi da guerra, e questo è un altro punto importante che dimostra la pericolosità attuale di questo gruppo organizzato ancora presente sul territorio romano.
Quello di Gaudenzi, se non smentiti da prossimi risvolti investigativi e giudiziari o da decisioni personali dello stesso autore del video (vuole saltare il fosso e collaborare con la giustizia?), è per lui allo stato degli atti un autogol giudiziario. Un segnale negativo per la vicenda processuale di Carminati.
Del resto Gaudenzi, coinvolto anche lui nell'inchiesta “mafia Capitale”, durante il processo in abbreviato per tentare di salvare se stesso e Carmiati dalle accuse mosse dalla procura antimafia di Roma, ha reso dichiarazioni inquinanti. Come hanno evidenziato i magistrati alla fine del procedimento, Gaudenzi ha mischiato storie vere con fatti depistanti, tutto ciò per salvare il capo. Ma non è servito a nulla. Anche questo video e il suo arresto rischiano di inserirsi nella stessa logica deviante. Sembra lo stesso copione di prima in cui il bravo picciotto fa di tutto per salvare il suo boss. E intanto si attende la Cassazione, di cui gli imputati hanno paura.