Scontri tra manifestanti e polizia dopo l’operazione di mercoledì mattina. Le voci del quartiere: «Non è finita: sabato inviteremo artisti e persone del quartiere a prendere parola, anche durante il coprifuoco». E la Sindaca Raggi tenta un dialogo

Gli occupanti del Nuovo Cinema Palazzo non ci stanno: «Nei prossimi giorni occuperemo piazza dei Sanniti per portare avanti le iniziative di quarantena solidale. Ci saremo perché quel posto continuerà a vivere anche se è stato murato» spiega all’Espresso Nicola, uno degli attivisti che ieri ha manifestato contro lo sgombero della struttura a San Lorenzo, nella capitale.

«Sabato inviteremo artisti e persone del quartiere a prendere parola, con interventi che si susseguiranno fino alle 22 e anche durante il coprifuoco». Nessuno vuole abbandonare quello che, negli ultimi dieci anni, è stato il cuore pulsante del quartiere. Gli attivisti vogliono sollecitare il dialogo con le istituzioni, perché «La piazza è fondamentale non solo per il quartiere, ma anche per l’intera città in un periodo caratterizzato da un vuoto clamoroso a livello di produzione culturale, soprattutto indipendente». Mentre Nicola racconta, decine di mezzi continuano a presidiare l’isolato, impedendo l’accesso al Nuovo Cinema Palazzo.
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Quello degli attivisti, di presidio, è iniziato ieri mattina dopo che, intorno alle 6, un dispiegamento di forze dell’ordine ha bloccato le vie d’accesso al piazzale su cui si affaccia lo stabile. «C’erano circa 20 camionette e centinaia di agenti» spiega Nicola, che parla a nome di tutti coloro che questa operazione non la possono accettare. «Hanno sgomberato il giardino fuori, murando porte e finestre di quello che è un baluardo di cultura, resistenza e ultimamente anche uno dei pochi spazi a garantire il diritto allo studio». Nicola spiega che in questo mese Digos e forze dell’ordine in borghese si erano presentate svariate volte per identificare gli studenti che occupavano lo spazio all’esterno della struttura adibito ad aula studio e «Martedì una pattuglia è rimasta ferma anche quattro, cinque ore qui davanti».

Oltre all’aula studio all’aperto, il Nuovo Cinema Palazzo stava raccogliendo, dall’inizio della pandemia, pacchi alimentari per le famiglie in difficoltà. Da marzo ne erano state aiutate 40. «Così tanti agenti per chiudere un posto che in questo momento garantiva solo cibo e diritto allo studio? L’operazione di ieri è stata uno scandalo, una vergogna e il dispiegamento di forze dell’ordine ha un costo. I soldi usati per le camionette e l’elicottero che ha sorvolato la zona potevano essere destinati ad altro, per esempio a riaprire ospedali o aule studio effettive e sicure». Come racconta Nicola, quello di ieri è stato uno dei primi atti del nuovo Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, in carica dallo scorso agosto. Durante il governo “Conte uno” era stato scelto come Capo di Gabinetto dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che proprio l’anno scorso aveva inserito il Nuovo Cinema Palazzo nella lista delle 22 esperienze socio-culturali e abitative a cui mettere fine. Da tempo le tensioni erano aumentate, con i ripetuti interventi della polizia che aveva smantellato il giardino, rimosso i vasi dal piazzale e tagliato gli alberi cresciuti naturalmente dall’asfalto davanti all’ingresso della struttura. Sintomo che nelle parole pronunciate al suo insediamento, (“Le regole Covid non bloccheranno gli sgomberi. La proprietà privata è sacra”), Piantedosi ci crede realmente. «Non ci aspettavamo nulla di diverso da lui, ma San Lorenzo è casa nostra e non abbandoneremo un bene comune fondamentale per noi da quasi dieci anni» spiega Nicola.

Era il 15 aprile del 2011 quando cittadini, artisti, studenti e attivisti occuparono il Cinema Palazzo per sottrarlo a un privato che voleva trasformarlo in un casinò. Da quel momento divenne un centro di cultura e socialità. E questo lo sa anche la Sindaca Virginia Raggi, che nel 2016 sedeva proprio all’interno del Cinema Palazzo per confrontarsi con i suoi occupanti. Era il periodo precedente al ballottaggio.

Marcoledì mattina è apparso un suo tweet in cui si congratulava con Prefettura e forze dell’ordine “per le operazioni di sgombero di oggi (25 novembre, ndr). A Roma le occupazioni abusive non sono tollerate. Torna la legalità”. Perché ieri non c’è stato solo lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo, ma anche della sede di Forza Nuova in via Taranto. Lì, sotto lo sguardo attento delle forze dell’ordine che hanno presidiato l’area circostante, i militanti hanno potuto caricare sulle proprie auto bandiere e quadri con croci celtiche e simboli del Ventennio. «Come si possono equiparare queste due realtà?» si chiede Nicola.

Virginia Raggi è poi tornata sulla questione nel tardo pomeriggio, quando su Facebook ha chiarito che “le attività di Forza Nuova e l’esperienza positiva del Cinema Palazzo e San Lorenzo non sono neanche lontanamente paragonabili”, distinguendo tra un mondo “violento e fascista” e uno “aperto e solidale”. O, come puntualizza Nicola, «Un’esperienza sociale che fa solidarietà attiva e prova a creare un’alternativa alla linea messa in campo dalle istituzioni, che è quella del profitto.

All’interno del Cinema sono state create aule studio, corsi di teatro, progetti e laboratori per bambini. È nato l’Atletico San Lorenzo, una polisportiva che permette di praticare sport gratuitamente». La Sindaca Raggi si è detta disponibile all’apertura di un tavolo istituzionale per trovare una “soluzione che concili il rispetto e la tutela del diritto alla proprietà privata con la salvaguardia dell’esperienza del Cinema Palazzo”. Ma, in serata, la polizia ha caricato i manifestanti che cercavano di rientrare nella piazza blindata per svolgere un’assemblea di chiusura.

Non è stata casuale, secondo gli attivisti, la scelta del 25 novembre per effettuare lo sgombero: «Farlo nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne significa provare a togliere energie alle altre piazze. Ma le compagne di Non Una di Meno si sono mobilitate da entrambe le parti». Lo confermano Emily e Lucia, due attiviste del movimento femminista accorse ieri per portare il loro supporto. «Sapevano di trovarci impegnate in altri momenti di lotta come quello a Montecitorio dedicato al lavoro non retribuito delle donne, o quello in ricordo delle vittime di violenza a Ponte Garibaldi. Ma noi ci siamo divise, abbiamo spostato gli appuntamenti per riuscire a stare in entrambi i cortei, perché è necessaria un’intersezionalità delle lotte». Come spiegano le attiviste, lo spazio era «Uno dei più sicuri del quartiere per le tante studentesse che vivono qui, nei pressi dell’Università, e per tante donne, madri e lavoratrici che vi abitano. Togliere un luogo del genere soprattutto ora che il lavoro di cura è stato schiacciato ancora di più sulle spalle delle donne, è grave: luoghi come questo aiutano a rendere collettivo ciò che è sempre più chiuso tra le mura di casa».