"Si ha voglia di fare, si è pieni di vita, si è più consapevoli di quanto il tempo che abbiamo sia importante. Se ora tutti gli italiani faranno la propria parte ci rialzeremo anche noi più forti di prima". Il racconto di una ragazza italiana che lavora a Shangai

Questa testimonianza di un'italiana all'estero è stata raccolta grazie alla collaborazione di Giovani Italiani nel mondo. Qui il loro profilo Instagram

Ciao amici italiani,

mi chiamo Valentina Ferrari, ho 26 anni, sono di Schio provincia di Vicenza e da quattro anni vivo in Cina. Prima a Guangzhou, poi a Shanghai, che da un anno e mezzo è diventata la mia casa. Qui lavoro per una compagnia di abbigliamento e ne seguo produzione e controllo qualità. 

Vi scrivo da questa Cina che, dopo due mesi intensi di emergenza, si sta rialzando. E lo sta facendo grazie alle misure restrittive che sono state prese e alla collaborazione che c’è stata da parte di tutta la popolazione cinese e non. Vi scrivo da una Cina che per un mese e mezzo ha cambiato le proprie abitudini per il bene di tutti, in particolare dei più deboli. E ce l'ha fatta.

Non è semplice ritrovarsi improvvisamente in una Shanghai deserta, una città di 22 milioni di abitanti che normalmente vibra di energia, di caos, di movimento: così tutto d’un tratto si è trasformata in città fantasma. E non è semplice ritrovarsi obbligati a stare a casa, a non poter andare al lavoro, a evitare i contatti umani per quattro settimane, è un sacrificio enorme, ma è indispensabile.

Durante la mia quarantena non ero preoccupata, perché la situazione qui a Shanghai è sempre stata molto sotto controllo. La noia, all’inizio, è stato il problema principale a cui ho dovuto fare fronte. Così come non è stato semplice dover cambiare le proprie abitudini da un giorno con l'altro. Ma superati i primi giorni di sconforto, ho cominciato a fare diverse attività: yoga a casa e attività fisica. Infatti la mia palestra (obbligata a chiudere e tuttora chiusa) ha cominciato ad organizzare lezioni live online per stimolare la gente a fare movimento. Ho sfruttato il tempo per portare avanti lo studio della lingua francese, per chiamare amici che non sentivo da tempo. Ho guardato un sacco di documentari e film. E, da brava italiana, ho cucinato tantissimo.
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Per mia esperienza, posso dire che grazie al sacrificio che tutti qui hanno fatto, ora siamo tornati alla quasi normalità, anche se ancora si ha l'obbligo di indossare le mascherine, di evitare posti affollati, di misurare la temperatura in ogni posto in cui si entra e c'è l'obbligo di quarantena per chi è rientrato da zone a rischio.  

Il tornare alla normalità ha scaturito emozioni positive sulle persone. Vedere persone camminare per le strade della città e i negozianti alzare le saracinesche ha dato veramente un senso di sollievo e una carica di energia positiva alla gente che, finalmente, ha percepito la vita tornare nelle proprie mani. Sono tornate a lavorare, a passeggiare la domenica di sole nelle strade della città, a sedersi a un ristorante, a chiacchierare.

Certo, le città sono ancora molto controllate e si prendono precauzioni, ma grazie anche a questo la Cina ora si sta rialzando e riesce a vedere la fine di questo tunnel.

Che gioia, che emozione questo ritorno alla normalità! Si ha voglia di fare, si è pieni di vita, si è più consapevoli di quanto il tempo che abbiamo sia importante e di quanto la coesione e la collaborazione sia indispensabile. 

Vi dico questo perché vorrei farvi capire che si tratta solo di un periodo passeggero: se ora, tutti gli italiani insieme, nel proprio piccolo, faranno la propria parte, in poco tempo la quarantena sarà passata. E ci rialzeremo, anche noi italiani, più forti di prima.? 

Credo che per tutti noi possa essere una grande opportunità di comprendere l'enorme valore della libertà, che tanto spesso diamo per scontata: la bellezza degli abbracci stretti tra amici; la poesia delle strette di mano quando ci presentiamo all’altro, per creare un contatto fisico che immediatamente ci rende un po’ meno sconosciuti; la potenza del guardare un film insieme in una sala piena di un cinema; la sincronia del respiro condiviso con gli altri spettatori in un teatro. E credo che sia una grandissima opportunità di accorgerci che proteggere l’altro significa proteggere noi stessi. Questo virus può insegnarci anche questo: la solidarietà, il mettere la fragilità dell’altro prima dei nostri singoli interessi, il tempo lento dell’attesa, della pazienza, del rispetto dell’altro e delle sue fragilità.